Nove anni fa perdevamo Umberto Chiarini. L'ultimo dei giganti di queste lande
Aveva messo in piedi la campagna di raccolta firme contro la delibera amministrativa di un carcere di massima sicurezza a Casalmaggiore, e si era occupato di politica carceraria in Italia
CASALMAGGIORE – Vi fosse un mont Rushmore in queste terre piatte disegnate dal fiume, uno dei volti scolpiti nella pietra dovrebbe essere il suo. Perché realmente Umberto Chiarini – professore alle scuole medie, ambientalista, politico (nel senso più alto del termine), testimone delle idee in cui credeva fortemente – è stato ed è uno dei gigante di queste lande.
Si spegneva 9 anni fa, il 16 giugno del 2011, dopo una vita a difendere un territorio che era il suo. “Tutto quello che Umberto è stato nella sua vita, e tutto quello che ha portato avanti, lo si può capire solo in una prospettiva, che è quella della modalità di relazione che aveva con la vita. Lui fondamentalmente era un contemplativo, un contemplativo come lo sono i contadini di ogni latitudine, dagli indios ai contadini della terra bassa, gente a cui se togli la terra, essendo come alberi con le radici ben piantate nella terra che se lo sradichi muore, così se toglievi Umberto dalla terra per lui voleva dire morire. Da questo legame profondo, ancestrale, biblico, con la terra che noi abbiamo perso, perché nessuno sa più leggere i segni della terra, lui traeva l’energia per parlare e per fare”.
Sono tante le battaglie nelle quali Umberto è stato indubitabilmente protagonista.
Umberto Chiarini era nato a Sabbioneta il 17 giugno del 1945. “Insegnante, ambientalista, uomo aperto alla mondialità – si legge nella sua biografia – ha dato vita ad una infinita serie di iniziative sul fronte della difesa dei diritti del Pianeta, dei Popoli, permettendo a migliaia di persone di riappropriarsi della propria dignità e sovranità attraverso l’esercizio sul controllo della delega elettorale, frutto di informazione continua e articolata, modalità di partecipazione nonviolenta e attiva alla vita civile. Ha saputo, per carisma suo, dar voce a chi non aveva voce, aiutando uomini donne ad esprimere collettivamente e tradurre in storia il diritto alla verità e alla giustizia. Il suo impegno ha segnato il paesaggio politico e sociale della bassa pianura padana, fra le sponde lombarda ed emiliana del Po, tra le comunità e le province di CR, MN ,PR, RE, MO. Umberto è stato lungo il corso di tutta la sua esistenza uomo di dialogo mai ascrivibile ad un singolo partito, ma patrimonio di tutti, forte della coerenza fra i suoi ideali e la pratica quotidiana, vissuta anche con la famiglia aperta all’accoglienza, con la capacità di tessere una comunità allargata e trasversale alle esperienze ai colori, alle religioni consapevole di una profezia da continuare a portare avanti insieme sul piano dell’essere”.
Numerose le iniziative a cui ha preso parte. Parlava di pace, solidarietà fra i popoli, di educazione alla nonviolenza: cofondatore dell’Associazione “Un bambino per amico ONLUS”: aiuti diretti ai campi profughi in Slovenia, ospitalità in Italia a bambini serbi croati bosniaci rom (orfanatrofio di Banja Kovilicia in Serbia.) e sahrawi (dal campo profughi di Tinduf in Algeria). Dal 1999 in collaborazione con l’ICS aveva lavorato all’accoglienza di un disertore serbo. Dal 2003 al 2011 era stato coordinatore dello scambio culturale studenti Liceo Romani di Casalmaggiore CR con liceo serbo Vera Karadic di Loznica in Serbia dal 1992.
Promotore del Tavolo della Pace di Assisi: Marcia della pace Perugia-Assisi con coinvolgimento di Enti Locali delle province di CR- MN –RE. Organizzatore di convegni, iniziative (catena umana Caorso S. Damaso, Aviano) in collaborazione con ‘Beati costruttori di pace”, Alex Zanottelli, Mani Tese, Aifo, incontri pubblici, su temi ambientali e sociali per la promozione di una cittadinanza attiva informata e coscientizzata contro la guerra, la corsa agli armamenti, lo sfruttamento delle risorse del pianeta, il nucleare militare.e civile, (apertura sportello di banca Etica, G.A.S). Casa sua era sempre stata una ‘casa aperta’, con accoglienza multietnica di minori e adulti.
Aveva messo in piedi la campagna di raccolta firme contro la delibera amministrativa di un carcere di massima sicurezza a Casalmaggiore, e si era occupato di politica carceraria in Italia.
Per quel che riguarda Ambiente, salute si era occupato di educazione ambientale nelle scuole di ogni ordine e grado con la cittadinanza circa il fiume Po, l’assetto idraulico del territorio, le golene e gli habitat, informazione, coscientizzazione di massa, nella lotta contro la politica nuclearista per l’insediamento di una centrale atomica a Viadana (MN) e creazione del Coordinamento antinucleare della ‘Bassa’ tra le province di CR, MN, RE per la difesa del territorio e per una politica energetica su fonti rinnovabili (dal 1976-1986; 2009-2011). Era stato tra i promotori della Campagna di informazione con raccolta firme contro la delibera di una discarica regionale nel Comune di Casalmaggiore ed aveva fornito sostegno operativo alle Comunità interessate ad interventi di forte impatto ambientale (discariche, inceneritori). Fu il fondatore dell’Associazione Persona-Ambiente che adesso è retta dal figlio Damiano che ne porta avanti gli ideali.
L’impegno politico lo vide capogruppo consigliare di una Lista civica (verdi ambientalisti) dal 1987-1998. Non volle mai accettare l’invito che gli giungeva da più parti di candidarsi a sindaco della città: la sua politica era tra le cose, tra la gente, nei campi ed in golena. La sua golena che conosceva in maniera minuziosa e approfondita e della quale era capace di parlare per ore, raccontando il volo degli uccelli o le correnti del fiume e le sue piene. Era uno di quelli che oggi definiremmo, e a ragione ‘movimentisti’. Fu sempre critico anche con i suoi, proprio perché il rischio (che lui aveva previsto) era proprio quello che i verdi, ingabbiati in un ruolo istituzionale, avrebbero poi perso la capacità di coesione e la forza delle proprie battaglie.
Ebbe appena il tempo di festeggiare la battaglia vinta contro il nucleare. Se ne andò con un sorriso e con quella frase, ripetuta in piazza Garibaldi di fronte alla gente che festeggiava la vittoria del referendum sul nucleare con quella frase “Abbiamo vinto!”. E se ne andò con un discorso che mise i brividi a chiunque: la battaglia non era finita, era solo all’inizio. E’ il discorso della bandiera, quella della pace e del pacifismo, suo caposaldo, da cui tutto era partito: “Sino a che al mondo ci sarà gente a cui verrà negato il diritto alla terra o all’acqua, non ci sarà pace”. La battaglia per lui, combattente da tanti anni, era solo all’inizio ma ci si mise di mezzo il destino.
Abbiamo vinto anche se, quel 16 giugno di 9 anni fa, abbiamo perso tutti l’ombra di un gigante, paladino dell’ambiente e degli ultimi. Se vi fosse un mont Rushmore in queste terre piatte disegnate dal fiume, uno dei volti scolpiti nella pietra dovrebbe essere il suo. Non avrebbe amato il monumento (troppa devastazione), la nostra è solo una visione onirica. Il suo monumento è la sua storia e tutto ciò che ancora parla – e parlerà di lui – per sempre. La sua natura e l’ombra lieve delle cose che le appartengono.
Nazzareno Condina