Cultura

Casalmaggiore, città dei proverbi: il recupero della memoria in un progetto

150 quelli selezionati, un centinaio quelli scelti che verranno incisi su targhe in bronzo poste in vari punti della città. Saranno legati per lo più ai luoghi in cui verranno posti e corredati da una pubblicazione (che ne spiegherà significato e darà cenni storici sui luoghi) e in seguito catalogati in un App in via di definizione. GUARDA IL VIDEO

CASALMAGGIORE – Le memorie, soprattutto quando parte della tradizione orale, sono destinate a spegnersi. Possiamo in qualche modo conservarle o lasciare che si spengano. Conservare la memoria è importante, fondamentale in una terra che ha ben presenti le proprie radici. E’ forse questo l’aspetto (o quantomeno uno degli aspetti) più interessanti del progetto presentato questa mattina in comune alla presenza di Marco Micolo (Assessore alla Cultura), Paolo Zani, Giampietro Tenca, Costantino Rosa, Alberto Bernini (Lions) e Giuseppe Giupy Boles. L’idea di trasformare Casalmaggiore nella città dei proverbi è originariamente sua.

150 quelli selezionati, un centinaio quelli scelti che verranno incisi su targhe in bronzo poste in vari punti della città. Saranno legati per lo più ai luoghi in cui verranno posti e corredati da una pubblicazione (che ne spiegherà significato e darà cenni storici sui luoghi) e in seguito catalogati in un App in via di definizione. Un’offerta turistica e un nuovo modo di pensare la città, a partire dai suoi detti popolari.

“Il progetto – ha spiegato Boles – nasce due anni fa seppur in veste differente da quella attuale. L’idea primigenia fu di raccogliere una lunga serie di aforismi scelti per essere incisi su targhe di marmo a corredo delle singole vie di Casalmaggiore. A conti fatti il meglio della saggezza umana spalmata sotto gli occhi dei passanti. Si tento? anche di coinvolgere alcuni istituti scolastici ma nacque la sensazione che ci sarebbero state piu? difficolta? che facilitazioni e come nella vita spesso accade quando si chiude una porta a breve puo? aprirsi un portone. Per mia e nostra fortuna e? esattamente quello che accadde. Dopo un’attenta riflessione sul significato della parola “comunità” che proprio qui da noi presenta non pochi strappi provai a modificare la sostanza degli scritti immaginando non piu? cuspidi di raffinata eleganza intellettuale ma qualcosa che si aggrappasse alle radici di un paese che nonostante il titolo di “città” resta di fatto un centro rurale, con una profonda appartenenza alla terra da intendersi nella sua accezione arcaica, all’eterno passaggio delle stagioni, ai Santi e a quella spiccata vena ironica sul senso della vita che solamente chi si e? sporcato le mani impastandola con il proprio vissuto puo? arrivare a comprendere.

Una terra che e? stata ed e? ancora piu? di contadini che non di industriali, una terra che profuma di grano, angurie, meloni e pomodori piu? che di bielle e pistoni. D’un tratto mi sono poi reso conto che ad ogni passaggio generazionale questo sapere rurale veniva come smezzato. Lasciar trascorrere altro tempo senza fissare quella conoscenza all’interno di una soluzione duratura avrebbe cancellato cio? che un popolo era giunto ad apprendere attraverso i secoli. La soluzione pero? non doveva solamente resistere al trascorrere degli anni, doveva anche risultare piacevole all’occhio. Ritengo questo secondo dettaglio fondamentale se l’intento resta quello di incuriosire chiunque cammini per le vie di Casalmaggiore. Abbiamo un disperato bisogno di soluzioni “belle”, non mi stanchero? mai di ripeterlo.

Escamotage intrisi di estetica, questo se vogliamo intraprendere seriamente quel cammino in grado di spingerci al di fuori di un anonimato pericolosissimo per il futuro. In un mondo globalizzato trovare il giusto mezzo per distinguersi e? imprescindibile altrimenti verremo di fatto cancellati dalla storia futura. Non credo che l’intero territorio casalasco auspichi a se? stesso un finale di stagione tanto indegno.

Occorrono buone idee ma ancor piu? buone idee condivise dalla maggioranza che rivedendosi in esse vedono rafforzato quel senso d’appartenenza che sta alla base di una comunita? civile. Per questa ragione progetti come quello della “finestra sul Po” hanno avuto tanto successo, perche? grazie alla loro bellezza hanno raccolto il consenso quasi unanime della popolazione.

Ho rimuginato a lungo su questo nuovo progetto temendo d’imbarcarmi in un’avventura che potesse soddisfare solo una parte del paese lasciando titubante la restante. Volevo a tutti i costi giungere ad una soluzione ‘magic’ capace di abbracciare la stragrande maggioranza dei Casalaschi e puntare sui “proverbi e modi di dire’ tipicamente nostri sarebbe diventata la freccia per fare centro una seconda volta. Ho subito contattato l’amico Paolo Zani perche? mi serviva qualcuno altrettanto entusiasta nel volersi mettere in gioco.

Le idee buone abbisognano di spalle larghe e se poi le spalle passano da quattro ad otto allora il gioco e? fatto. Mi riferisco al contributo offerto da Costantino Rosa e Giampietro Tenca il cui sapere dialettale e? risultato decisivo per la buona riuscita del progetto. Raccogliere oltre centocinquanta tra proverbi, frasi fatte e modi di dire non e? stato compito semplice anche se devo dire che la popolazione ha risposto in maniera brillante passandoci durante i mesi invernali un’enorme quantita? di biglietti scritti a mano con sopra indicati i piu? disparati saperi di una volta.

E’ stato questo gesto non richiesto a farmi capire che l’idea di abbandonare gli aforismi e puntare sulla ruralita? sarebbe risultata la scelta migliore. Entrando piu? nel tecnico il progetto vedra? la creazione di un centinaio di targhe in bronzo sulle quali saranno applicate in rilievo le diciture dei singoli proverbi in dialetto maggiorino. A tal proposito ci si e? avvalsi dell’esperienza professionale della Matthews International S.P.A (Ex Caggiati di Colorno) che ci ha proposto un modello altamente raffinato, degno di essere apposto su qualunque tipo di edificio, compresi quelli storici vincolati alle Belle Arti.

Verranno prese in considerazione tutti i tipi di abitazioni, da quelle gia? famose ad altre piu? anonime che per vari motivi hanno pero? avuto un loro posto nella storia del paese. Penso ad esempio alle ex Case Chiuse o alla prima abitazione di Galluzzi patron del Fabbricone. Grazie a questo piccolo esercito in bronzo il nostro centro storico diverra? a tutti gli effetti un unicum a livello nazionale proprio per la modalita? con cui i modi di dire si presenteranno all’occhio del passante. In cantiere l’idea di stampare un libretto sul quale non solo si potranno leggere le singole traduzioni ma anche la storia dei vari proverbi, l’esatta ubicazione e non escludiamo la creazione di una “App” per poter ascoltare dalla voce di un Casalasco Doc l’esatta pronuncia di quanto esposto.

Un aiuto fondamentale ci e? giunto dalla Camera di Commercio di Cremona, dal Comune di Casalmaggiore offrendoci il Patrocinio e dalla Proloco. Abbiamo ritenuto opportuno coinvolgere anche associazioni locali prestigiose come Rotary e Lions Club che potrebbero eventualmente concorrere tutte insieme per questo importante progetto. Nel profondo mi auguro che nel giro di qualche anno anche le singole frazioni possano esporre nelle loro vie altre targhe con altri proverbi, soprattutto quelli dal sapore un po’ campanilistico che vedono fronteggiarsi da sempre lungo l’italico stivale le piccole realta? rurali.

A tal proposito Costantino Rosa si e? gia? esposto proponendo per Quattrocase un “pacchetto” di circa quindici modi di dire tutti legati ai Santi e al passaggio delle stagioni. E visto che da buon sognatore non mi faccio mancare nulla chissa? che un giorno l’intero nostro Comune verra? citato e ricordato da chiunque di passaggio per essere a tutti gli effetti il primo “COMUNE DEI PROVERBI” italiano”.

Il progetto verrà a costare 25 mila euro. 12,500 ce li metterà la Camera di Commercio di Cremona, che ha subito apprezzato l’idea: “Lo abbiamo valutato un progetto interessante da subito – ha spiegato questa mattina in videoconferenza la referente Maria Grazia Cappelli – perché progetti come questi valorizzano la città ed ampliano l’offerta anche in ottica turistica”. Il residuo verrà finanziato con l’aiuto di Rotary, Lions e privati.

“Noi abbiamo già collaborato con il vulcanico amico Giuseppe Boles – ha detto l’assessore alla cultura Micolo – e di questi tempi l’anno scorso inauguravamo la finestra sul fiume. Oltra ad amministrare la città, dobbiamo anche pensare ad abbellire e migliorarla. L’amministrazione ha il dovere di portare avanti e sostenere le idee belle, e questa la era. Peraltro la ricerca si basa sul lavoro di tre pilastri depositari della tradizione della zona. La scelta della nostra amministrazione è stata quella da subito di ascoltare le idee dei privati, cose che prima difficilmente avvenivano. Questo progetto ha poi il pregio di essere importante su due fronti: la conservazione della cultura autoctona e la promozione turistica. Il comune ha dato totale appoggio all’iniziativa ma vorrei da subito rassicurare quelli che si affanneranno a fare i conti. Al comune questo progetto non è costato e non costerà nulla. Quello che si ‘costruirà’ è un filo che collegherà i punti importanti di Casalmaggiore”.

Un ‘pezzo di teatro’ la relazione al progetto di Paolo Zani. Cresciuto, come lui stesso ha spiegato a pane e proverbi… “Perché mia mamma me ne diceva almeno un paio al giorno” e consapevole di una cultura che corre il rischio di perdersi. Tanti i proverbi citati che faranno parte delle targhe, ogni targa avrà per quel che possibile una collocazione ‘pensata’. “Löstra…. löstra Pulidòr che l’utòn al dventa d’or” ad esempio (lucida, lucida pulitore che l’ottone diventa oro) sarà posto in piazza Garibaldi, a fianco del Liston Bar, primo nucleo storico dell’oro matto di Casalmaggiore (aveva sede l’oreficeria Galluzzi). Vi saranno poi le targhe che ricorderanno il mestiere più antico del mondo e le quattro poste nel palazzo comunale che, oltre a quelle del listone (le uniche poste a terra) ricorderanno particolari della storia della città. “La bundànsa ad Cašalmagiùr”, ad esempio, l’abbondanza di Casalmaggiore, detto che ha radici storiche precise. Durante la peste di manzoniana memoria di Milano fu tra le altre la piccola Casalmaggiore ad aiutare la città meneghina. “Gli aiuti – ha ricordato Zani – non furono mai ridati indietro ma Milano ripagò quella solidarietà nominando città Casalmaggiore”.

Il lavoro non è stato semplice. C’è un dialetto che muta leggermente di frazione in frazione e come ha ricordato anche Giampietro Tenca: “Ci sono parole dialettali che cambiano da via Baldesio al Borgo”. Tenca è uno dei massimi conoscitori del dialetto e il suo parere diventerà quello definitivo. Tra i proverbi che faranno parte delle targhe alcuni saranno posti anche – su richiesta del parroco – nei pressi del Duomo.

“Abbiamo dovuto decidere se usare il casalasco o il magiuren, ed abbiamo optato per la seconda scelta – ha detto Tenca”.

Approccio storico quello di Costantino Rosa che ha ricordato come quella dei proverbi sia “Una memoria storica che si va perdendo”. Ha ricordato la tradizione contadina delle nostre aree e il progressivo impoverimento delle frazioni rispetto alla città. La seconda parte del progetto potrebbe ricordare proprio le frazioni, i loro campanilismi e i loro detti. “Le frazioni – ha spiegato Rosa – hanno avuto storicamente un peso non indifferente”.

Alberto Bernini ha ricordato di come anche il Lions (così come il Rotary, presente alla conferenza stampa ma non intervenut0) abbia fatto parte della progettualità sin da subito. “Quando un anziano si spegne si perde la memoria. Un progetto come questo permette di murare quella tradizione e quella memoria conservandola”.

Ultimo episodio da brividi quello raccontato da Paolo Zani. Qualche mese prima che morisse, a Cremona, aveva esposto il progetto dei proverbi a don Alberto Franzini che lo aveva particolarmente apprezzato. “Avevo un rapporto particolare con l’ex parroco di Santo Stefano. Quando gli ho parlato dei proverbi me ne ha citato uno che detto adesso ha un significato ancor più profondo” Non lo scriveremo in dialetto, ma nella sua traduzione: Se vuoi farti notare, fatti sotterrare. Non ne avrebbe avuto bisogno don Alberto, ma anche questo piccolo particolare ha contribuito a rendere l’idea ancor più importante.

Casalmaggiore sarà la prima città a livello assoluto, dei proverbi. Se poi l’idea verrà apprezzata sarà solo il tempo a dirlo: intanto è apprezzata da chi, consapevole di radici importanti anche e soprattutto quelle popolari, spera che non si disperdano col finire dei giorni degli anziani. Questa volta tanti proverbi resteranno a futura memoria: saranno parte della storia e dei racconti della città. E questo – di per se – è già un bel risultato. Il progetto dovrebbe partire con la prima posa a ottobre e chiudersi con la fine dell’anno anche se, a detta dei protagonisti, se funziona, potrebbe continuare anche nei mesi successivi. Chi vorrà potrà chiedere di avere un proverbio, magari pagandosi la targa (140 euro) e proseguire quel filo che unirà tutta la città ed un giorno anche le sue frazioni.

N.C.

 

 

 

 

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