Il grido degli infermieri si alza anche a Casalmaggiore: "Da eroi a dimenticati, non ci stiamo"
Il flash mob verso le 11 si è spostato presso l’ospedale Oglio Po, dove altri infermieri o OSS di vari reparti si sono uniti alla manifestazione. “Chiaramente non possiamo esserci tutti, perché l’ospedale non si ferma e c’è bisogno di noi. Ma chi oggi manifesta lo fa a nome di tutti i nostri colleghi". GUARDA IL VIDEO E LA FOTOGALLERY
CASALMAGGIORE – Prima in piazza Garibaldi, poi davanti all’ospedale Oglio Po: per tenere alta la bandiera della categoria, per rivendicare diritti che, dopo la burrasca e con l’emergenza passata (ma che in ogni momento potrebbe tornare, se presa sotto gamba), molti rischiano di scordare.
Da “eroi della patria” a dimenticati, è stato un attimo. Così tutte le categorie che, in modo spesso sbrigativo e parziale, siamo soliti far rientrare sotto l’etichetta “infermieri” si sono ritrovate a Casalmaggiore così come in molte altre piazze d’Italia (una trentina), per un flash mob col cuore a Roma in piazza del Popolo e diverse ramificazioni in tutta la nazione: 36mila gli infermieri che hanno manifestato in tutto lo Stivale.
Tante storie da raccontare, quelle degli ultimi mesi, quelle di professioniste che si sono sacrificate per più ore di quelle consentite, che hanno cambiato – è il caso delle infermiere della pediatria di Oglio Po – completamente ‘lavoro’ causa emergenza. “Ci siamo ritrovate – racconta una di loro – dall’essere infermiere di pediatria a reparto Covid, poi area grigia. Siamo professioniste, e lo abbiamo fatto”. Altre si sono ammalate.
Da eroi della patria a dimenticati è un attimo per le istituzioni. Nessun adeguamento contrattuale, nesuna indennità di rischio: “Noi infermieri di pronto soccorso – ci ha detto Michele Pinardi – siamo esposti tutti i giorni al rischio e lo eravamo anche prima del Coronavirus. Nessuna indennità ci è riconosciuta per questo”. Ora che l’emergenza si è affievolita lo Stato e la Regione devono sicuramente loro qualcosa. Loro quello che potevano dare lo hanno dato tutto: lo davano già prima. “Siamo stati il baluardo di questa emergenza. E’ giusto che lo si dica. Infermieri e personale hanno dato l’anima”.
A Casalmaggiore l’appoggio è giunto anche dal sindaco Filippo Bongiovanni, in piazza con gli infermieri stessi (trovate il suo messaggio nel video annesso al pezzo, ndr), tra striscioni, slogan e megafoni (oltre alle immancabili mascherine), e dalle minoranze del Listone con Maurizio Toscani e di Casalmaggiore la Nostra Casa, con Mario Daina e Pierluigi Pasotto. I consiglieri di opposizione hanno mandato un messaggio: “La nostra partecipazione e presenza questa mattina è prima di tutto un atto di solidarietà e di ringraziamento per tutto ciò che gli infermieri dell’Oglio Po hanno fatto in questi mesi ma non scordiamo lo che fanno sempre. Allora come gruppo politico di minoranza il nostro dovere morale è di essere al fianco sempre degli infermieri ma in modo concreto, per cui continua senza tregua la nostra battaglia per l’Oglio Po, un ospedale è prima di tutto un’organizzazione umana a cui va riconosciuta concretamente professionalità e ritorno economico adeguato. È ora dalle parole di passare ai fatti, senza gli infermieri e gli addetti alle pulizie oltre che ai medici cosa sarebbe successo?”.
Il flash mob verso le 11 di lunedì si è spostato presso l’ospedale Oglio Po, dove altri infermieri o OSS di vari reparti si sono uniti alla manifestazione. “Chiaramente non possiamo esserci tutti, perché l’ospedale non si ferma e c’è bisogno di noi. Ma chi oggi manifesta lo fa a nome di tutti i nostri colleghi. Ricordando tutte le vittime del Covid e i 40 infermieri caduti nell’emergenza nella nostra provincia. “Vogliamo porci come associazione di categoria unitaria per avere più forza ad un tavolo di trattativa” hanno rimarcato gli organizzatori per Casalmaggiore Marcella Rossi, Silvia Andreocchi e Maurizio Ercolini.
E’ stata una giornata importante, così come lo è stata in tante altre piazze e in tanti altri centri dove l’ospedale è stato davvero insostituibile. Ci sono ancora, nelle parole degli infermieri, tutti i segni di quello che hanno vissuto. La malattia, la morte “E senza neppure poter contare sull’appoggio dei parenti, ci siamo spesso sostituite ai familiari per accompagnare le persone al loro destino. Tutto questo lascia il segno”.
L’ospedale, sotto il sole, mostra tutto l’interesse che riscuote fuori dai suoi confini. L’azzurro intenso delle pareti è diventato azzurro tenue e sporco. Dentro continuano a lavorare persone in gamba: professioniste serie con numerose competenze. Professioniste che hanno affrontato il virus ed affrontano tutti i giorni problemi sanitari più o meno complessi di chiunque all’ospedale si rivolga. E’ giunta l’ora che tutto questo incida anche sul loro stipendio e sulla loro vita. Questo hanno chiesto forte questa mattina. Questo resta sacrosanto, per ognuno di loro.
Nazzareno Condina-Giovanni Gardani