Cultura

Francesco Guccini compie 80 anni. Buon compleanno dal casalasco

Inizia così per ciascuno di noi il viaggio verso “L’ultima Thule”, ma questa meta per te, navigante intrepido, è ancora lontana. A noi piace pensarti sempre meravigliosamente leggero

Conobbi Francesco Guccini alla fine degli ’70 quando mia zia, all’epoca trentenne e figlia di quei favolosi anni 60/70 che musicalmente tanto ci hanno regalato, ascoltava assiduamente la radio. Rideva a crepapelle con le battute di Marenco e Bracardi in ALTO GRADIMENTO e cantava i pezzi dei cantautori che per radio passavano ogni giorno, più o meno tutti. Uno fra tutti però era il suo preferito, il maestrone, con quella R alla francese in una voce nostrana, che lo rende così simpatico; iniziai ad amarlo così e qualche anno dopo pure a strimpellarlo con la chitarra. (Giovanna Anversa)

Oggi, 14 giugno 2020, Francesco Guccini compie 80 anni. Riesce difficile immaginarlo vecchio, lui, battagliero, sempre a fianco degli ultimi, dei dimenticati, sempre schierato contro ogni forma di ingiustizia e pregiudizio, trasgressivo, sì, ma di una trasgressività popolare, direi quasi ”nostrana” (“… mi piace far canzoni e bere vino, mi piace fare casino…”), niente a che vedere col tipo di viaggi propiziati dall’LSD di cui tanto parlava “Gianni ritornato da Londra”. Eppure il tempo è passato anche per lui e su di lui.

Il tempo, appunto, è uno dei temi che Francesco canta, con una delicatezza sommessa, con una vena nostalgica e struggente. Può trattarsi del tempo lineare, quello che corre e ci porta sempre e solo in una direzione, che prende e dà senza possibilità di tornare indietro (“… il tempo andato non ritornerà…” – “… siamo qualcosa che non resta…”), che scandisce i giorni sempre uguali del pensionato, vissuti tra le pareti di una casa povera, impregnata dell’odore di polvere e minestra riscaldata sulla stufa; eppure la storia è passata anche di lì, perché per Francesco gli umili la storia non la subiscono soltanto, la fanno anche, è storia anche la loro vita quotidiana apparentemente insignificante.

A volte sembra che il fluire inesorabile del tempo non trasformi le cose: una vita diversa tutti gli anni e tutti gli anni uguale, l’amica in cui nulla sembra mutato, le osterie di fuori porta ancora aperte, ma non è così: qui irrompe con forza l’altra fondamentale dimensione del tempo, quella interiore, soggettiva, che si può ripercorrere a ritroso alla ricerca di ricordi, di momenti vissuti, amicizie – tante -, amori, giovinezza.

Si può ritornare col pensiero ai vent’anni, quando ‘tutto è ancora intero’, quando le opportunità che hai davanti sono ancora intatte, o ai momenti in cui le osterie di fuori porta erano ancora piene di gente ‘viva’. Ci vengono in mente i quattro amici al bar di Gino Paoli, che via via se ne vanno per entrare nella normalità, ma vengono sostituiti da altri giovani idealisti sempre nuovi; invece per Guccini chi ha scelto di diventare “pecora bianca” è perduto per sempre.

Perduto per sempre è anche il tempo in cui l’immensa pianura ora segnata da torri di fumo era tutta un biondeggiare di spighe, un verdeggiare di prati e alberi un’esplosione di colori. Per il vecchio queste immagini sono un ricordo, per il bambino che ne ascolta sognante le parole sono fiabe, ma entrambi condividono lo stesso sentimento di tristezza.

Ci sono anche attimi fugaci che sembrano poter cambiare l’intero corso di una vita, ma vanno colti subito, senza esitare (“… non la vedi non la tocchi oggi la malinconia? Non lasciare che trabocchi, vieni, andiamo, andiamo via…”); però basta un niente per cambiare il volto di ogni cosa, per cedere al richiamo della strada bianca; allora non resta che pagare e andarsene lasciando un nichel di mancia alla ragazza che dietro al banco mescola birra chiara e Seven Up.

Se poi si ripresenta alla mente il ricordo delle tante “ultime volte” che hanno costellato la tua vita (un bacio, i gesti di tuo padre e di tua madre…), inevitabilmente il pensiero corre oltre, al giorno in cui vedrai per l’ultima volta sorgere il sole o cadere la pioggia, mentre, “il ritmo del tuo respirare piano piano si ferma e scompare”. Inizia così per ciascuno di noi il viaggio verso “L’ultima Thule”, ma questa meta per te, navigante intrepido, è ancora lontana. A noi piace pensarti sempre meravigliosamente leggero, come la farfalla che porta tuo nome. Buon compleanno caro Francesco, e… GRAZIE!

Ornella Anversa

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