Cronaca

L'altra Casalmaggiore ad Apricena in Puglia: la curiosa ricerca storica di Tino Rosa

Da Costantino Rosa, poi, ecco la proposta. “A questo punto, visto che per poco tempo tale Comune si chiamò Casalmaggiore, perché non pensare ad un gemellaggio, lo si è fatto con località con cui non avevamo alcun aggancio storico, almeno qui potrebbe avere un senso”.

Nella foto una veduta di Apricena, in Puglia

CASALMAGGIORE – Un’altra Casalmaggiore in Italia? Sì, c’è. O per meglio dire, c’è stata, in passato, tra 1500 e 1700 per la precisione. A riscoprirlo è stato Costantino Rosa, appassionato di storia locale residente a Quattrocase, che mediante l’appoggio storico di un volume racconta su Facebook – dove è solito regalare i suoi appunti davvero gustosi – la storia dell’altra Casalmaggiore. “Mentre i decurioni di Casalmaggiore dovevano vedersela con tasse, dazi e quant’altro col governo spagnolo di Milano, in particolare sull’imbottato del vino, l’Imperatore Carlo V nominava principe di Casalmaggiore un tale Scipione Brancia”. Parte da qui, come una favola, il racconto di Rosa. Ma a Casalmaggiore, intesa come il comune che noi conosciamo, terzo per abitanti nella provincia di Cremona, dopo il capoluogo e Crema, Sciopione Brancia non è mai stato durante la sua vita.

“Dunque chi era costui e come mai venne nominato Principe di Casalmaggiore? La nomina risale a metà 1500, con Carlo V ancora in vita, poi dei Brancia si ha una nuova attestazione nel 1624 – racconta Rosa nella sua ricerca, puntualmente testimoniata da dati e date – periodo di poco antecedente la grande peste che capiterà sei anni dopo. Non cercate notizie nel Romani, l’abate che scrisse la storia di Casalmaggiore, e tanto meno da altri storici locali. Innanzitutto chi erano i Brancia? Si trattava di una famiglia nobile di Napoli e fra i vari titoli vantava di essere baroni di varie località della zona (Aieto, Baiano, Torre a Mare, per citarne alcuni), marchesi di Mirabella e Larino, duchi di Belvedere e Roseto ed infine principi di Casalmaggiore. Avendo acquisito nel contempo territori in un Comune in Provincia di Foggia, ad Apricena, l’imperatore, nel nominarli principi, pensò bene di battezzare tale località Casalmaggiore e quindi il buon Scipione Brancia divenne principe di Casalmaggiore”.

“Quest’ultimo titolo – prosegue Rosa – compare nel Tomo I° della “Storia del reame di Napoli” del Troyli del 1732 in cui è scritto appunto Apricena detta “Casalmaggiore, Principato di casa Brancia”, perché tanti principi si sono succeduti nel tempo con questo titolo. E ovviamente a Casalmaggiore, in provincia di Cremona, non se ne sapeva nulla! Siccome l’operazione di infeudamento del territorio casalese che noi conosciamo a tale Brancia non andò mai in porto, per la semplice ragione che tale famiglia i terreni li possedeva ad Apricena e non da noi, scomparve il nome di Casalmaggiore e rimase solo quello di Apricena. Il tutto è raccontato in un libricino del 1921 dedicato proprio alla storia di Apricena (che fra l’altro, un secolo prima della vicenda fu feudo di Ferrante Gonzaga, nome evidentemente legato a Sabbioneta e Mantova, e della moglie Isabella di Capua) di Nicola Pitta, in cui viene narrata la storia”. Da Costantino Rosa, poi, ecco la proposta. “A questo punto, visto che per poco tempo tale Comune si chiamò Casalmaggiore, perché non pensare ad un gemellaggio? Lo si è fatto con località con cui non avevamo alcun aggancio storico, almeno qui potrebbe avere un senso”.

G.G.

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