I sovversivi cremonesi nel regime Fascista: 2.676 fascicoli. Molti sacerdoti e amministratori
Un documento con foto ricorda “Bellini Giordano Bruno, muratore comunista di Casalmaggiore, migrato in Francia poi ‘perso di vista’ e da rintracciare… lui era andato in Spagna a combattere per la Repubblica, vi morì nel bombardamento di Barcellona del 1939”.
Ci sono dentro sacerdoti, intellettuali, giornalisti, amministratori pubblici, critici letterari, addirittura un direttore del Museo Civico, nell’elenco delle persone riconosciute come sovversive nel regime fascista. Personaggi come Arcangelo Ghisleri, Guido Miglioli, che fondò a Cremona il quotidiano ‘L’Azione’, Ernesto Caporali e Giuseppe Speranzini, entrambi sindacalisti, Attilio Botti che fu sindaco di Cremona e il ben noto Mario Coppetti, che oltre a essere scultore fu vicesindaco cittadino. Ed ancora Giuseppe Cappi, il critico letterario Alfredo Galletti, Giulio Grasselli, ex direttori del Museo Civico di Cremona, come Alfredo Puerari e Illemo Camelli e Tullo Bellomi che fu direttore dell’Istituto Fascista di cultura della città.
Nomi pubblicati dall’ance di Cremona, grazie a una ricerca effettuata da Giuseppe Azzoni consultando il “Casellario politico” della Questura di Cremona (depositato presso l’Archivio di Stato). Esso riguarda gli anni da inizi ‘900 al 1945: si tratta di 2.676 fascicoli individuali di soggetti in massima parte incasellati come “sovversivi” durante il regime fascista. 127 riguardano figure femminili. “Da diversi segni si desume che ce ne fossero anche di più, spariti magari in certi tormentati giorni del nostro ’900” fa sapere Azzoni nell’introduzione.
Non pochi i nomi di sacerdoti nei fascicoli degli antiregime. “Per esempio – evidenzia Azzoni – don Ettore Aschedamini, ‘popolare estremista’ e parroco a Trescore Cremasco: tra le altre colpe ha quella di aver parlato con i giovani in partenza per la guerra d’Abissinia dicendosi preoccupato per il pericolo di non vederli tornare, dunque disfattista. Come ‘popolare estremista’ è bollato anche don Mario Bozzuffi, prima prete ad Annicco dove fascisti di Soresina gli devastano la parrocchia, poi a lungo a Corte dè Frati: lui è dichiaratamente contrario al fascismo, denuncia nelle sue prediche la miseria dei contadini e critica l’egoismo ‘delle classi padronali’, verbalizzano in Questura. Don Giuseppe Aporti a Bonemerse ascoltava Radio Londra e predicava contro la guerra: condannato a due anni di confino li riduce a 6 mesi ma dovrà trasferirsi a San Bassano. Per don Antonio Somenzi, parroco a Romanengo, ecco una lettera di Farinacci al Vescovo che lamenta i suoi comportamenti e chiede provvedimenti in merito”. “Ogni fascicolo reca accanto al nome del soggetto una qualifica politica, anche se qualche volta impropria” scrive Azzoni. “Per un 30% si tratta di ‘socialisti’ o ‘social- comunisti’ e per un 20% di ‘comunisti’; un 25% sono generiche qualifiche di ‘sovversivi’ o di ‘sospetti’. Un po’ più del 10% gli ‘antifascisti’, seguono ‘anarchici’, ‘popolari’, ‘repubblicani’, ‘liberali’. C’è anche un ‘fascista’”.
Guardando allo stato sociale, l’elenco spazia molto: un buon 20% sono operai, muratori e simili, altrettanti i lavoratori della terra, i contadini. Molto presenti, un 12%, gli artigiani, i lavoratori in proprio di ogni genere, “come fabbri, falegnami, barbieri, maniscalchi, scalpellini, cordai e mestieri oggi scomparsi” scrive ancora Azzoni. “Eccezionale, 8%, il numero dei ferrovieri perché molti di loro erano ancora annotati come tali pur essendo stati licenziati da FS già nel 1923 nel noto ‘repulisti’ che subì la categoria dopo l’andata al potere di Mussolini. Comunque significativa la presenza di altre categorie quali esercenti, fornai, commercianti, professionisti, insegnanti… fino a una trentina di artisti e intellettuali e 25 sacerdoti”.
Numerosi ed assai vigilati, spesso con grande fatica per rintracciarli, i vari ambulanti: “arrotini, ombrellai, girovaghi, burattinai, giostrai, straccivendoli”, che “preoccupavano le autorità perché portavano in giro certe notizie o trovavano il modo di irridere il potere ecc”. I fascicoli di migrati, i fuoriusciti (diversi anche rientrati dopo consistenti periodi all’estero) sono circa 450, diversi se ne andarono esplicitamente per persecuzione politica e senza passaporto. Per il 90% in Paesi europei, la grande maggioranza in Francia, un 10% nelle Americhe, singoli casi in Russia. I soggetti titolari dei fascicoli che hanno subito sanzioni sono circa 500: più di 200 le condanne a detenzione e confino, gli altri oggetto di diffida ed ammonizione.
Per quanto riguarda l’aspetto territoriale siamo nell’ordine delle centinaia di fascicoli per Cremona, Crema, Casalmaggiore, Soresina ma pare che nessun Comune della provincia sia escluso: ci sono 13 soggetti di Bonemerse, 19 di Annicco, 10 di Derovere, 15 di Drizzona, 11 di Corte de’ Frati, 41 di Gussola, 34 di Isola Dovarese, 23 di Offanengo, 37 di Pizzighettone, 20 di Stagno Lombardo, 26 di Scandolara Ravara, 21 di Roma- nengo, 37 di Vescovato… Spicca Piadena con 73 sovversivi: “in effetti ad inizio anni ’30 vi era un nucleo comunista forte ed attivo” sottolinea Azzoni. “Esso tentò una attività di riunioni, propaganda, reclutamento mascherata con gite, sport e in particolare con la caccia alle rane di notte (la ‘compagnia della rana’). Furono scoperti, seguirono numerosi arresti e condanne al confino”.
Corposo il fascicolo sul socialista Arturo Amigoni: “dopo tre anni di confino (1929-32) fugge nel 1936 a Parigi con la prof. Celeste Ausenda. Da là nel 1937 invia lettere a diversi cremonesi che sa essere critici verso il regime e poi manda a Cremona un emissario perché vi possa nascere un gruppo di Giustizia e Libertà. Il tutto in modo incauto con esiti negativi immediati di numerosi arresti, processi ecc. Tutto ciò indusse al sospetto di doppio gioco e ciò viene riferito in una informativa ministeriale. Dopo l’occupazione tedesca della Francia Amigoni è arrestato dai tedeschi e consegnato all’Italia, nel 1940 viene processato dal Tribunale speciale e condannato al confino a Ventotene dove rimane fino al 1943, governo Badoglio. La condanna comunque smentisce ogni sospetto”.
Un documento con foto ricorda “Bellini Giordano Bruno, muratore comunista di Casalmaggiore, migrato in Francia poi ‘perso di vista’ e da rintracciare… lui era andato in Spagna a combattere per la Repubblica, vi morì nel bombardamento di Barcellona del 1939”. Molti, rari ed interessantissimi, infine, i giornali, manifestini, opuscoli e simili inseriti nei fascicoli a seguito di sequestri nelle perquisizioni. “Ci sono per esempio: il manifesto di esultanza dei ‘cittadini cremonesi’ del 26 luglio 1943 per le dimissioni di Mussolini; ‘l’Unità’ che esorta alla insurrezione; i commoventi ‘santini laici’ con Giacomo Matteotti, Ferruccio Ghinaglia, Attilio Boldori, Tarquinio Pozzoli. Ed ancora tessere tenute nascoste per anni, tra cui la sorprendente rarità di una tessera dei ‘Ciclisti rossi’, prime pagine di ‘Avanti!’, ‘Giustizia e Libertà’, ‘La Riscossa’, ‘Becco giallo’” conclude Azzoni.
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