Addio a suor Lina Albani, per quasi 40 anni crebbe all'asilo San Giuseppe generazioni di casalesi
Nata a Verdello, in provincia di Bergamo, il 29 giugno 1938, era l’ultima di ben dieci figli. Nel 1960 prese i voti presso le Ancelle, nella sede di Brescia, Nel 1975, dopo il primo incarico a Palazzolo sull’Oglio, iniziava il suo percorso a Casalmaggiore. GUARDA IL SERVIZIO TG DI CREMONA 1
CASALMAGGIORE – Suor Lina Albani non c’è più. Si è spenta, a 81 anni a Travagliato, in provincia di Brescia, dove era andata dopo che da Casalmaggiore era stata mandata via nel 2012. Via, nonostante le 500 firme raccolte affinché restasse. Via nonostante il suo desiderio fosse quello di rimanere a Casalmaggiore. Aveva obbedito, non più ‘utile’ probabilmente ad un mondo che stava inevitabilmente cambiando. Avevamo creduto che in qualunque luogo fosse, sarebbe restata in eterno. Forse perché dell’eternità – e dei pensieri di tanti casalaschi – ha fatto sempre parte.
La religiosa – una sorta di mamma adottiva per tantissimi bambini che con lei sono cresciuti – era nata a Verdello, in provincia di Bergamo, il 29 giugno 1938. Ultima di 10 figli, papà contadino e mamma levatrice, aveva appreso da lei l’amore per i piccoli. Aveva frequentato le scuole elementari a Verdello, e le medie al Collegio di Seregno. Dopo le scuole dell’obbligo si era diplomata alle magistrali nell’Istituto Papa Giovanni di Bergamo. A 19 anni, aveva deciso di farsi suora, entrando in convento a Brescia, presso le suore Ancelle. Non era stata una scelta semplice la sua. Ma era stata la scelta giusta.
A Brescia, dopo gli anni del postulandato e del noviziato, aveva preso i voti temporanei nel 1958 e i voti perpetui nel 1960. All’inizio era stata destinata a Palazzolo sull’Oglio, in provincia di Brescia, presso l’Istituto Maria Immacolata, dove ricevevano assistenza circa 150 bambini orfani e abbandonati. A Palazzolo era rimasta 15 anni: anni in cui si era fatta stimare e voler bene per quel suo carattere materno ma anche determinato. Era una bergamasca di sangue, testa dura, lavoro e braccia aperte. Nel 1975, quando l’orfanotrofio era stato chiuso, era stata trasferita in maniera provvisoria a Casalmaggiore, alla Provvidenza, dove studiavano tante ragazze soprattutto di famiglie indigenti. Poi fu destinata alla scuola materna San Giuseppe, presente a Casalmaggiore dal 1880 e sempre gestita dalle suore.
37 anni di permanenza a Casalmaggiore, sino al 2012, sino a quell’allontanamento che non aveva deciso lei e aveva dovuto accettare, suo malgrado. 37 anni in cui ha aiutato tantissime famiglie, ha seguito la crescita di tanti bambini che poi le sono sempre rimasti affezionati. Nel tempo che la scuola le lasciava, era sempre in giro a fare qualcosa, ad incontrare gente, a parlare. Con tutti, e senza distinzione. La sua vocazione era quella della ‘strada’, in questo simile ad un altro straordinario personaggio della religiosità casalasca con il quale aveva collaborato, don Paolo Antonini. Aveva collaborato con tutti i preti di Santo Stefano. Grest, campi estivi, campi invernali suor Lina c’era sempre. Una garanzia, per tutti. Amava avvicinare i ragazzi ‘difficili’, quelli borderline e tutti ne avevano rispetto. Perché davanti a tutto il resto lei ha messo sempre il cuore.
Parlava di Dio come di suo marito. Ogni volta si incantava di fronte a qualche meraviglia: “Vedi cosa è riuscito a fare mio marito?” ripeteva col sorriso.
La credevamo eterna, come il fiume e le chiese della sua città. Quella che era diventata la sua città e lo era restata anche dopo che se ne era dovuta andare nel 2012. Non bastarono le 500 firme, le voci del dissenso che – ironia della sorte – nacquero più in ambienti extraecclesiastici che in seno alla chiesa stessa. Non ci fu verso di farla restare e se ne andò. Non volle far polemica. Obbedì come si dice per i religiosi. Obbedì e basta anche se con la tristezza – umana – nel cuore.
Tornò qualche volta e di sfuggita a Casalmaggiore. Si è spenta infine a Travagliato, a 81 anni, lasciando le strade terrene. Lasciandole solo fisicamente perché suor Lina è nella memoria di tanti casalaschi. Eterna, come il suo fiume e le sue chiese. Come la storia di cui anche lei è parte.
Giovanni Gardani e Nazzareno Condina