Protocolli e tamponi. Degli Angeli (M5S): "Regione e ATS ci preoccupano"
Ai familiari congiunti, diversamente da quanto indicato dall'ISS non viene richiesto nessun tampone, bensì viene effettuato solo il test sierologico con ricerca dei soli anticorpi IgG
Laura (nome di fantasia) lavora in una Residenza per Anziani della Provincia di Cremona.
Da circa due settimane ha mal di gola, tosse e dolori muscolari. Nonostante la presenza di molti di quei sintomi che purtroppo abbiamo imparato a riconoscere, Laura, come tante altre sue colleghe, ha continuato a lavorare ed è entrata in contatto con decine di persone. La sua temperatura corporea, almeno all’inizio del turno di lavoro, non ha mai superato i 37.3, e per questo assurdo motivo non è mai stata ritenuta come potenziale positiva.
Finalmente, ad aprile, dopo ingiustificabili ritardi, vengono effettuati i tamponi a tutto il personale della Casa Di Riposo.
Laura, due giorni dopo, e dopo essersi recata in questi giorni comunque al lavoro, scopre che è positiva al Coronavirus.
L’ ATS le comunica che deve rimanere in isolamento e con lei tutti i suoi familiari, per due settimane, dopo le quali le verrà eseguito un secondo tampone.
Ai familiari congiunti, diversamente da quanto indicato dall’ISS non viene richiesto nessun tampone, bensì viene effettuato solo il test sierologico con ricerca dei soli anticorpi IgG.
L’ATS non comunica ai familiari l’esito dei sierologici. Un figlio di Laura, si collega al servizio online del Sistema Sanitario il giorno stesso del prelievo, e verifica l’esito del test. Negativo. Negativi anche gli altri familiari, che però scoprono l’esito del test dopo una telefonata al medico curante di Laura e non dell’ATS.
A questo punto scopriamo la falla nel sistema: il medico curante comunica ai familiari che la loro quarantena preventiva è finita e possono finalmente uscire di casa con i dispositivi di protezione (con le restrizioni previste dal Dpcm e dalle ordinanze di Regione Lombardia) come tutti gli altri cittadini.
Senza essere sottoposti a tampone. Anche se conviventi di un paziente positivo al Covid. Anche se il test sierologico al quale sono stati sottoposti non è uno strumento diagnostico poiché non va a rivelare la presenza o l’assenza del genoma di Sars-Cov2.
Tutto si ripete, anche gli altri familiari delle colleghe di Laura, negativi al sierologico, questa volta contattati direttamente da ATS, possono uscire di casa.
Nonostante vivano a stretto contatto con familiari positivi. Nonostante nessuno abbia effettuato un tampone per accertare la presenza dell’infezione.
“Questa storia, che di fantasioso ha solo il nome della protagonista, purtroppo è vera e ci preoccupa moltissimo” commenta Marco Degli Angeli, Consigliere Regionale del M5S Lombardia.
“Il timore è che si stiano trasformando i test sierologici in una sorta di patentino di immunità. Se positivi si viene sottoposti a tampone 14 giorni dopo, se si è negativi c’è il via libera.
Questo sistema non funziona, e se queste sono le strategie messe in campo da Regione Lombardia a mio avviso non c’è da stare tranquilli. Questo protocollo Regionale attuato dalle ATS oltre che avere delle falle e non essere sufficientemente presidiato, è dal nostro punto di vista rischioso e fortemente sbagliato.
Siamo convinti che il nucleo familiare del paziente positivo, al quale la quarantena doveva essere estesa, debba essere assolutamente tamponato e monitorato nel tempo, e non esentato da quarantena solo perché negativo al TEST sierologico. Questo protocollo va assolutamente cambiato. L’analisi molecolare è l’unico modo che ci può consentire una corretta diagnosi.”
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