Casalmaggiore e il ponte dei desideri: è stato senza limitazioni soltanto per 277 giorni sugli ultimi 988
L’unica buona notizia può essere legata alla tenuta del viadotto: dieci anni di vita media, erano stati vaticinati. Qualcuno in meno, spiegavano alcuni esperti, visto il traffico pesante di passaggio: chissà che l’interdizione parziale al traffico degli ultimi tre mesi non allunghi l’esistenza del vecchio ponte Po…
CASALMAGGIORE/COLORNO – Dei ponti si sta parlando molto, in attesa che anche Regione Lombardia si decida ad aprire i confini, mentre da Roma tuttavia arrivano pareri che raffreddano l’ipotesi, spiegando che molto probabilmente il 3 giugno l’apertura totale non interesserà le regioni più colpite, tra le quali c’è naturalmente – numeri alla mano – la Lombardia. C’è però un ponte che merita un focus, perché racconta una storia nella storia.
Il ponte di Casalmaggiore-Colorno, infatti, negli ultimi tre anni (per la precisione due anni e nove mesi) è stato aperto al traffico in senso assoluto e senza limitazioni di sorta per assai poco tempo. Il calcolo è presto fatto: chiuso dal 7 settembre 2017 al 5 giugno 2019 per i lavori strutturali, il ponte è rimasto poi transitabile da tutti da quel 5 giugno 2019 all’8 marzo 2020 incluso. Quest’ultima giornata, ormai punto di riferimento dell’emergenza Coronavirus in Italia, è stata quella in cui il Governo Conte ha deciso di chiudere tutto: si è parlato di lockdown fino al 4 maggio 2020 e ancora oggi, 22 maggio 2020, si parla comunque di divieto di passaggio e transito interregionale. Ciò significa che su 988 giorni totali, ossia – appunto – due anni e nove mesi, il ponte di Casalmaggiore-Colorno è rimasto senza limitazione alcuna per 277 giorni appena: la percentuale è del 28%, nemmeno un giorno su tre di media.
Chiaramente un distinguo è doveroso, come ben sanno i pendolari e coloro che per lavoro quel ponte devono percorrerlo: dal 7 settembre 2017 al 5 giugno 2019, infatti, il ponte è stato chiuso totalmente al traffico, perché inagibile e perché sottoposto a lavori di consolidamento, dopo la lunga trafila burocratica che tutti nel Casalasco-Viadanese e nella Bassa Parmense ricordano con un tuffo al cuore; dal 9 marzo 2020 ad oggi, invece, il ponte è rimasto transitabile, anche se soltanto da chi avesse motivi di comprovata urgenza, salute e soprattutto lavoro. Ad ogni modo si tratta di un viadotto, per usare un eufemismo, a mezzo servizio. A livello economico, la perdita dei commercianti a ponte chiuso era stata del 30-40%; oggi invece, con la chiusura totale dalla quale (forse) siamo appena usciti, si parla del 90% in meno di fatturato per molte attività: insomma due situazioni completamente diverse, col minimo comune denominatore del ponte sul Po tra Casalmaggiore e Colorno.
E mentre si moltiplicano le storie – con tanto di petizione on line – di congiunti, magari anche fidanzati, che non si vedono da ormai tre mesi perché abitano su sponde opposte del Po, lontani soltanto 5-10 km ma divisi dal Coronavirus, l’unica buona notizia può essere legata alla tenuta del viadotto: dieci anni di vita media, erano stati vaticinati. Qualcuno in meno, spiegavano alcuni esperti, visto il traffico pesante di passaggio: chissà che l’interdizione parziale al traffico degli ultimi tre mesi non allunghi l’esistenza del vecchio ponte Po…
Giovanni Gardani