Cronaca

Primo Consiglio post Covid19: Mozzi saluta dall'Uganda, Bongiovanni parla di coesione

I problemi restano, soprattutto in alcuni settori, soprattutto l'istruzione. E il Covid ha colpito duramente tutto il tessuto sociale. "Avremo bisogno di coesione. Dovremo fare rinunce tutti noi, dovremo combattere assieme". GUARDA IL VIDEO

CASALMAGGIORE – Un consiglio, quello del post (post è un eufemismo, diciamo dei passi verso il ritorno ad una parvenza di normalità) Covid19 fatto con tutte le precauzioni possibili, quelle studiate dal presidente del Consiglio Comunale Francesco Ruberti. Era il 13 febbraio scorso quando si tenne l’ultimo. Tre mesi in cui, a detta del sindaco Filippo Bongiovanni “E’ cambiato il mondo”.

Ad introdurre l’assise è stato proprio un breve messaggio del presidente: “Prima di aprire questo consiglio ci tenevo ad onorare il ricordo di tutte le vittime di questi ultimi complicati mesi. Un pensiero va non solo ai malati di Covid ma anche a chi in questo periodo ha lasciato per altre cause. Nella tragedia della pandemia si è unito il dramma il dramma di soffrire e morire da soli senza la vicinanza dei propri cari e d’altro canto per chi è rimasto l’impossibilità di poter salutare i propri familiari con un ultimo saluto. Di conforto alle vittime è stato l’affetto dei sanitari in quei giorni concitati non hanno risparmiato un sorriso un semplice gesto di cortesia o una parola di sollievo. Il protocollo prevede che in consessi come questo si osservi un minuto di silenzio. Vista anche la straordinarietà dell’evento vorrei sostituirlo con un potente applauso di solidarietà in segno di saluto alle vittime e conforto ai loro cari, e non ultimo un ringraziamento a tutto il personale sanitario oltre ogni limite. Intendo tutti quelli un campo dal reparto pulizia alle OSS, dagli infermieri ai soccorritori fino ai Primari, nessuno escluso, ai quali va tutto il nostro ringraziamento”.

L’assemblea si è aperta con un breve messaggio di Valentina Mozzi, la consigliera di CNC attualmente in Uganda. Era partita prima della pandemia, a febbraio per lavorare in ospedale, in un servizio di volontariato infermieristico. Ironia della sorte per dar man forte al personale del luogo nell’allestimento di reparti per affrontare le epidemie dell’Africa: “Dopo una lunga preparazione sono partita a febbraio per dare una mano nei reparti di malattie epidemiche tropicali e tutto mi sarei aspettata meno che il territorio da cui provenivo potesse vivere una pandemia di tali dimensioni. Evidentemente ho vissuto con apprensione la situazione di questi mesi. Oggi sono ancora qui e credo mi fermerò anche per i prossimi mesi anche perché impossibilitata a tornare e perchè il contagio qui sembra imminente ed ho deciso di rimanere durante questa situazione emergenziale. Qui sono a supportro del pesonale locale per la gestione delle procedure standardizzate per affrontare il contagio”.

Al sindaco poi il compito di ripercorrere tutta la vicenda Covid, da quel 20 febbraio in cui tutto ebbe inizio. Le prime notizie dal lodigiano, le chiusure, le grandi incertezze dei primi tempi, le riunioni in prefettura, con i rappresentanti di categoria. Al 26 febbraio risale il primo caso di Covid che ha coinvolto una residente in città. Si trattava di una donna – che adesso non c’è più – ricoverata a Cremona per una operazione. “Era in terapia intensiva dopo un’operazione chirurgica e le due cose sembravano non collegate”. Dopo 4 o 5 giorni il contagio prendeva anche l’Oglio Po: “Preso d’assalto, dapprima da casi provenienti da Cremona e poi da casi territoriali”.

“Al 5 marzo – ha proseguito Bongiovanni – avevamo solo 6 positivi al covid a Casalmaggiore, dopo da lì ogni giorno 5 o 6 nuovi casi, e ricordo bene le lotte per poter avere i nomi, per poter dare una mano, attraverso i servizi sociali e col volontariato, per dare una mano a persone che erano a domicilio, che erano in quarantena dovevano stare in casa e non potevano uscire. Magari non avevano neppure una rete familiare a sostegno, ma era tutto bloccato per ragioni di privacy”.

Fino al 7 marzo un’apparente normalità, poi dall’8 marzo le prime chiusure in Lombardia. Il 9 marzo parte il Centro Operativo Comunale per affrontare l’emergenza, Le chiusure in Lombardia e poi in tutta Italia. Il 9 marzo la Regione ha poi dato la possibilità ai comuni di rendersi utili fuori dai casi di emergenza sanitaria, il Concass ha attivato i due numeri utili affinché potesse essere dato supporto e sostegno ai cittadini. Il sindaco ha ringraziato Martina Abelli ed i commercianti che si sono da subito resi utili per quel che potevano e nelle forme consentite dalla sempre più stringente normativa. “Non ringrazieremo mai abbastanza lo sforzo di medici, infermieri, OSS, soccorritori, tutto il personale amministrativo, gli ospedali, ATS, medici, virologi, epidemiologi che con grande abnegazione non hanno mai mollato la presa. Non dobbiamo dimenticarli e dovranno essere premiati e non certo con pacche sulle spalle, anche se sembra che qualcosa, e per fortuna, si stia muovendo in questo senso”.

Il 21 marzo la situazione sembrava volgere al peggio e l’opinione pubblica chiedeva di chiudere tutto. Il 23 marzo il lockdown per l’Italia e per altri stati nel mondo. Tutto chiuso tranne i servizi essenziali. “Almeno il 50% degli Italiani si è fermato, è stato in casa sino al 3 maggio, con risultati oggi finalmente visibili. Ringrazio tutti coloro che non hanno mai smesso di lavorare in questo periodo e sono stati decisivi per garantire i servizi essenziali”.

“In una confusione generale di opinioni della scienza, di farmaci validi o meno, nell’affrontare un nemico sconosciuto i miei colleghi a livello provinciale me compreso siamo stati da subito in trincea per capire e suggerire nelle varie decisioni cosa era meglio fare. Preziosa è stata la coesione territoriale, lo scambio di informazioni sulle norme, i commenti. Abbiamo lavorato in un sano confronto che ha favorito la presa di decisioni migliori possibili. Grande il coraggio dei casalaschi e di tutti i cremonesi nell’affrontare questa battaglia. Incredibile la solidarietà e la volontà dei donatori che hanno raccolto milioni di euro per gli ospedali e per i servizi sociali del nostro territorio”.

“Ogni giorno pervenivano 10 cattive notizie rispetto alle buone. Tanti casi, tanti in quarantena e purtroppo tanti decessi. Qui a Casalmaggiore ufficialmente 29 di Covid, ma abbiamo calcolato che i morti di marzo/aprile sono stati il triplo rispetto allo scorso anno”. L’ingresso del virus nelle case di riposo, la sfida impari. “La luce in fondo al tunnel si è vista solo a maggio”.

“Il nostro Oglio Po ancora una volta si è rivelato importante e decisivo. Sarà il primo ospedale, tra pochi giorni, Covid Free in tutta la provincia e sta riprendendo tutta l’attività, con percorsi separati per i sospetti che si presenteranno in Pronto Soccorso e che verranno trattati a Cremona. Detto questo non bisogna abbassare la guardia, perché i positivi o gli asintomatici positivi sono ancora tanti”.

Oltre all’emergenza sanitaria, quella sociale. Il sindaco ha ricordato chi ha perso il posto di lavoro, chi è in cassa integrazione. Anche per i comuni non è facile: “In questi mesi abbiamo incassato zero da tutti i servizi sospesi, dalla Cosap, multe, pubblicità. Abbiamo stimato prudenzialmente 1,4 milioni di entrate in meno mentre avremo maggiori spese per almeno 60 mila euro”. 300 mila euro di minori spese.

Bongiovanni ha poi ricordato tutti i benefattori. “Ora è il momento di ripartire e siamo ripartiti da qui, da questo consesso”. I problemi restano, soprattutto in alcuni settori, soprattutto l’istruzione. E il Covid ha colpito duramente tutto il tessuto sociale. “Avremo bisogno di coesione. Dovremo fare rinunce tutti noi, dovremo combattere assieme anche per rilanciare la nostra città”.

N.C.

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