Dal Poma di Mantova (ri)parte la cura al plasma, stavolta somministrata agli ospiti RSA
Il Comitato Etico dell’ATS Val Padana ha dato la sua approvazione al protocollo denominato “Rescue”, ossia salvataggio, e dato che anche Cremona fa capo a questa ATS, chissà che presto la sperimentazione non venga estesa pure a questa provincia.
MANTOVA – Era partita da Mantova, oltre che da Pavia, la sperimentazione nella cura col plasma iperimmune, divenuta poi una questione politica e per qualcuno personale. (Ri)parte da Mantova la stessa sperimentazione, applicata però in questo caso esclusivamente ai malati delle RSA del territorio virgiliano. Come noto, la situazione delle Case di riposo è drammatica ma la speranza torna ad essere quella del plasma, appunto. Capofila sarà dunque ancora l’ASST di Mantova, con l’ospedale Carlo Poma in prima fila, assieme all’ASST di Pavia col Policlinico San Matteo. Una soddisfazione per Massimo Franchini e Giuseppe DeDonno, primari di Immunoematologia e di Pneumologia, inizialmente esclusi dal pool di medici a livello nazionale incaricato di portare avanti la cura. Entrambi i primari sono stati inseriti nella sperimentazione legata strettamente alle Case di riposo.
Al momento nel protocollo sostenuto dall’ASST di Mantova rientrano 120 ospiti di RSA. Ricordiamo che la cura al plasma iperimmune, prima di essere sdoganata ufficialmente e nella sua fase sperimentale, ha abbassato sensibilmente la mortalità tra i pazienti Covid-19 curati: ufficialmente dal 15 al 6% a livello regionale, ma da Mantova DeDonno ha sempre fornito numeri ancora più alti e significativi, parlando di azzeramento della letalità tra i malati inseriti nel protocollo di cura. La speranza è che anche nelle RSA – dove le condizioni dei pazienti rischiano di essere, stante l’età degli stessi, peggiori con soggetti maggiormente a rischio – i risultati possano essere allo stesso modo soddisfacenti. Prima di passare alla fase di cura vera e propria, trattandosi di pazienti anziani e spesso pluripatologici, questi verranno sottoposti a indagini cliniche e di laboratorio per comprendere se siano compatibili con la terapia, senza effetti collaterali. Il Comitato Etico dell’ATS Val Padana ha dato la sua approvazione al protocollo denominato “Rescue”, ossia salvataggio, e dato che anche Cremona fa capo a questa ATS, chissà che presto la sperimentazione non venga estesa pure a questa provincia.
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