Pasotto e Vappina (CNC): "Il modello di Sanità lombardo non ha funzionato"
Possiamo affermare con certezza che il famoso 'modello lombardo' in realtà non ha funzionato, smantellato e stremato dalle riforme Formigoni e Maroni
CASALMAGGIORE – Si torna sulle barricate. Anche se a dire il vero, combattenti come Pierluigi Pasotto dalle barricate non sono mai scesi. La battaglia a difesa dell’Oglio Po e contro un sistema sanitario – quello lombardo – che ha mostrato a livello organizzativo tutti i suoi limiti torna a farsi pressante. A promettere battaglia oltre a Pasotto che ha provato sulla sua pelle il sistema sanitario Lombardo in questo periodo buio, Fabrizio Vappina. Sono loro a parlare a nome di CNC.
“Lo tsunami coronavirus si è abbattuto sul nostro territorio e, anche se piccoli segnali positivi si possono intravedere all’orizzonte, l’emergenza sanitaria e sociale sono ben lungi dall’essere risolte. Tante persone hanno affrontato la loro lotta a domicilio, tra mille difficoltà. Molti di loro hanno dovuto poi essere ricoverati in condizioni già gravi e altri purtroppo hanno pagato con la vita. Di fronte ad un simile scenario, ancora in divenire, con una seconda ondata pandemica prevista dai virologi per l’autunno, è doveroso fare le prime valutazioni su quello che ci ha lasciato in dote questa tragedia, ciò che ha funzionato e quello che invece va rivisto per non ‘perseverare diabolicamente’ negli errori. Possiamo affermare con certezza che il famoso ‘modello lombardo’ in realtà non ha funzionato, smantellato e stremato dalle riforme Formigoni e Maroni, che hanno di fatto cancellato i presidi di medicina territoriale a favore delle super-cliniche private, indebolito ospedali strategici e di confine come il nostro Oglio Po, privilegiato il business del privato convenzionato, rispetto ai costosi e non remunerativi posti di terapia intensiva o ai pronti soccorso, di cui è sprovvisto. Medici di base, abbandonati a se stessi, inermi e disarmati a curare persone gravemente malate, senza inizialmente poter richiedere tamponi e test diagnostici specifici per il Covid-19. Nessuno può credere realisticamente ai numeri di contagiati che vengono forniti quotidianamente dai vari enti preposti, pensando solo alla sua cerchia di conoscenti. Così come nessuno può pensare che i residenti delle Rsa spirati senza essere stati testati con tampone, non abbiano avuto niente a che fare col virus. Tamponi e test sierologici a personale sanitario e assistenziale, leggi RSA, in ritardo, per asintomatici a contatto con ex contagiati, prima nemmeno a parlarne, oggi, tra mille difficoltà e tempi biblici di attesa. Presidi di protezione, leggi mascherine, irreperibili, 4000 mascherine su 15500 abitanti fornite (comicamente) da Regione Lombardia a Casalmaggiore, ma con ‘obbligo’ di averla per poter uscire di casa. ATS: chi doveva provvedere ai test nelle RSA? Al monitoraggio territoriale? A censire ed intervenire sui pazienti a domicilio? Sono domande cui occorrerà dare una risposta e su cui andrà fatta una seria riflessione, anche in considerazione del triste scaricabarile su competenze e responsabilità con Regione Lombardia. A scanso di presunte speculazioni politiche, a sostegno di questa tesi, va citata la presa di posizione della Fimmg (federazione italiana medici di medicina generale Lombardia) che con due documenti inchioda la Regione sulle inefficienze nella gestione della pandemia. Di fronte a tutto ciò, una sola certezza, che ribadiamo con forza da anni: il ruolo fondamentale dell’Ospedale Oglio Po. Il nostro nosocomio, pur indebolito da anni di scelte politiche regionali e aziendali, che alla luce della situazione attuale, appaiono scriteriate, ha accolto e curato tantissime persone, salvando moltissime vite. Dovremo essere eternamente grati al personale medico, infermieristico, assistenziale, per l’abnegazione, la professionalità, la sensibilità e il coraggio con cui hanno prestato la loro opera. Senza di loro non ce l’avremmo fatta. Tutto bene quindi? Pare di no. Molti, troppi di loro, sono rimasti contagiati, anche gravemente, rientrando il prima possibile per continuare il loro lavoro a fianco dei degenti. Presidi di protezione individuale, tamponi, materiali medicali, strumentazione, farmaci sono stati sempre disponibili? Da quando e in quale misura? Abbiamo saputo, di una raccolta firme dei medici del nostro nosocomio, per aver accesso all’utilizzo di farmaci sperimentali, utilizzati a Cremona, che deporrebbe a favore di un ruolo secondario e derivativo del nostro ospedale, rispetto all’ospedale Maggiore di Cremona. Rispondono al vero queste notizie? Sarebbe grave. Ci viene da sorridere al fatto che qualcuno in Regione e non solo, possa aver pensato di ridurre da h 24 a h 12 l’apertura del pronto soccorso, ci sarebbe di che indignarsi che lo si sia fatto anche per i posti in terapia intensiva o per le sale operatorie. Le dichiarazioni del dottor Giuseppe Rossi, in merito alla riconversione Covid-free, ci vede favorevoli, purché coincida con un rilancio delle attività chirurgiche, specialistiche e di laboratorio. Non ci si potrà accontentare di un restyling al ribasso senza seri investimenti, così come di assistere a qualsiasi altra forma di indebolimento delle prestazioni erogate. Nel frattempo però, tra tante belle parole è stato DI NUOVO ridotto il servizio di day hospital oncologico: chiediamo a gran voce che venga riaperto. Da oggi, cittadini, gruppi politici, Sindaci di ogni colore, comitato per la difesa dell’ospedale Oglio Po, associazione Amici dell’ospedale Oglio Po, dovranno essere determinati nel pretendere investimenti ad hoc sul nostro ospedale. Si dovrà chiedere a gran voce di investire su personale, strumentazione, tempi di attesa e laboratori che affrontino i danni lasciati dal virus ai pazienti guariti. Tutto ciò dovrà essere fatto subito per affrontare in modo strutturato l’emergenza che potrebbe ripresentarsi in autunno. Non farlo sarebbe gravissimo e implicherebbe gravi, e a questo punto chiare, responsabilità politico-amministrative. Vi è un’altra istituzione del nostro territorio che richiede massima attenzione, la nostra RSA, la fondazione Conte Carlo Busi. L’autocompiacimento di una sanità che si vantava a sproposito in tempi ordinari si è dissolto di fronte all’emergenza, lasciando spazio al disordine. La nostra Fondazione ha patito la mancanza di indicazioni chiare, la difficoltà a reperire i presidi sanitari necessari, e poi i tamponi agli ospiti e al personale solo dopo giorni di richieste e segnalazioni. La assurda richiesta della Regione di ospitare pazienti Covid è il sintomo più chiaro della confusione che regnava in coloro che dovevano organizzare al livello più alto la protezione di persone così vulnerabili. La Procura di Cremona si è mossa e lasciamo necessariamente ad essa il compito di togliere il velo su quanto è successo. I tempi delle chiacchiere, degli slogan, dell’autoreferenzialità, sono finiti”.
N.C.
il gruppo consiliare : Casalmaggiore la nostra Casa