Cronaca

Noi, in questa emergenza ciechi due volte...

Avevo già segnalato quanto l’utilizzo dei guanti può rendere difficile la vita di un cieco, perché il tatto è uno dei sensi principali a cui deve ricorrere per sopperire alla mancanza della vista.

Forse per la maggior parte di coloro che leggeranno, questa apparirà una polemica sterile o la solita lagnanza di chi è più debole e tenta di farsi commiserare. In realtà, è l’ennesimo grido di dolore di una categoria, quella dei ciechi assoluti, che cerca di farsi udire in mezzo al clamore sollevato dalle normative sulla ripresa delle attività economiche sancite dal decreto rilancio appena emanato.

Purtroppo, ho dovuto prendere atto del fatto che alcune delle nuove disposizioni di sicurezza sono fortemente penalizzanti per chi non vede. Avevo già fatto presente in un’altra occasione le grosse difficoltà che una persona non vedente, che cerca di muoversi autonomamente, incontra nell’utilizzare i mezzi pubblici e comunque nell’osservare correttamente il distanziamento sociale, proprio a causa della sua disabilità, che le impedisce di capire la posizione delle persone che ha accanto.

Incontrerò a breve i responsabili di Km, che si sono resi disponibili ad un confronto per individuare una soluzione per alcune delle criticità che riguardano i mezzi di trasporto. Oggi però voglio soffermarmi su un problema che, perdonatemi l’espressione, rischia di accecarci due volte. Mi riferisco all’obbligo di indossare i guanti per chi accede agli uffici e agli esercizi commerciali, in particolare ai negozi di abbigliamento.

Avevo già segnalato quanto l’utilizzo dei guanti può rendere difficile la vita di un cieco, perché il tatto è uno dei sensi principali a cui deve ricorrere per sopperire alla mancanza della vista.

I guanti possono renderci molto goffe e complesse molte semplici operazioni come ad esempio afferrare oggetti, cercare qualcosa nella propria borsa, come il portafoglio, maneggiare soldi, individuare i pulsanti di ascensori o citofoni leggendone le indicazioni tattili, ecc. ecc.. Ma il nuovo decreto ci prospetta un’ulteriore limitazione quando impone di indossare i guanti a chi entra in un negozio di abbigliamento.

Provate a calarvi per un attimo nei panni di una persona non vedente. Come farà a scegliersi un abito o un qualsiasi altro indumento se non lo può toccare? Già deve ricorrere agli occhi di altri per un aiuto per quanto riguarda i colori, quel che vorrebbe è perlomeno continuare a poter scegliere il tessuto! Temo che molti di noi rinunceranno ad acquistarsi abiti nuovi almeno finchè durerà la pandemia.

Siamo già privi di un senso, il funzionamento di un altro ci viene molto ridotto indossando la mascherina, (mi riferisco all’olfatto, a volte indispensabile per orientarci ed individuare ad esempio un negozio o un ristorante), se poi ci viene anche precluso il tatto, mi chiedo cosa ne sarà di noi!

O il Covid-19 si affretta ad andarsene, o noi finiremo per essere condannati a vivere una vita di isolamento e di esclusione dal resto della società.

Sono anche convinta che l’indossare i guanti possa dare una falsa sensazione di sicurezza e di protezione  contro il virus, perché ci fa sentire liberi di toccare dappertutto senza preoccupazioni raccogliendo qualsiasi organismo sulle superfici,  mentre, senza, probabilmente staremmo più attenti e ci disinfetteremmo più spesso le mani.

Non vogliamo pietà, ma solo attenzione e, laddove è possibile, una deroga alle restrizioni per poter vivere con dignità e sentirci partecipi della vita sociale.

Il paradosso è che, in qualità di presidente dell’U.I.C.I. di Cremona e quindi di datore di lavoro, mi è stato imposto di adeguarmi alla normativa e  adottare le medesime restrizioni che ora denuncio come discriminanti proprio nei confronti di chi accederà ai nostri uffici, che ritorneranno ad essere aperti al pubblico previo appuntamento da Lunedì 18 Maggio.

Qualcuno dei nostri associati ha già sollevato obiezioni, e io non posso dargli torto.

Probabilmente, e so di autodenunciarmi, io sarò la prima a trasgredire le regole, sotto la mia responsabilità, consapevole del fatto che così potrei mettere a rischio anche la salute delle nostre dipendenti.

Ma cosa dobbiamo inventarci adesso per riprendere a vivere il più normalmente possibile?

Flavia Tozzi – presidente UICI Cremona

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