Voltido, le pensioni di guerra e il lavoro del sindaco Borghetti: "Così doniamo una storia a tutti i nostri Caduti"
Borghetti alla fine ha realizzato un opuscolo di 50 pagine, che è stato distribuito alle famiglie dei Caduti e che, finita l’emergenza Coronavirus, verrà senz’altro presentato. “La prima parte è dedicata alla ricostruzione delle storie, a volte con poche righe a volte con biografie più puntuali - spiega Borghetti - dei 20 Caduti della Seconda Guerra Mondiale".
VOLTIDO – Un lavoro di ricerca importante e faticoso, sfruttando la grande passione per le ricerche storiche e soprattutto la volontà di togliere la polvere dalla memoria, ridonando un volto e una storia ai Caduti della guerra. Anche il piccolo comune di Voltido, poco più di 300 anime, ha pagato un dazio salato alla Seconda Guerra Mondiale, con 19 soldati morti più un partigiano: in totale venti vittime, decisamente tante, troppe, anche per un paese così piccolo, tutte ricordate nella cerimonia del 25 aprile.
E’ singolare, e al contempo affascinante, che sia stato il sindaco Giorgio Borghetti a condurre questa ricerca. “Sono sempre stato appassionato di storia – rivela il primo cittadino di Voltido – e già nei mesi scorsi avevo pubblicato una corrispondenza tra la mia nonna materna e suo figlio al fronte. Quando ho visto i nomi sul Monumento ai Caduti, che oggi è in restauro e infatti in occasione del 25 aprile abbiamo coperto con una sorta di banner che permette di ricordare come era in passato, mi sono ricordato che dietro quei nomi ci sono storie e sacrifici. Così ho pensato fosse giusto fare rivivere quelle memorie”.
Borghetti alla fine ha realizzato un opuscolo di 50 pagine, che è stato distribuito alle famiglie dei Caduti e che, finita l’emergenza Coronavirus, verrà senz’altro presentato. “La prima parte è dedicata alla ricostruzione delle storie, a volte con poche righe a volte con biografie più puntuali – spiega Borghetti – dei 20 Caduti della Seconda Guerra Mondiale. La seconda parte è una miscellanea di fotografie sia degli stessi Caduti, sia di altri combattenti del conflitto. Nelle pagine finali troviamo la foto dei vari reduci davanti al Monumento ai Caduti in piazza a Voltido e ho aggiunto la fotografia dei funerali in forma privata di Tolmino Cauzzi, morto nei giorni del Coronavirus e che era l’ultimo reduce in paese dei campi di concentramento nazisti. Così è stato compiuto un percorso completo”.
Lo scambio di fotografie è avvenuto spesso tramite WhatsApp coi parenti di quei Caduti, per mantenere la richiesta distanza sociale. “Ma è stato idealmente un modo per unirsi – spiega il sindaco, che chiede aiuto -. Mi mancano soltanto quattro fotografie, quattro volti, di quei venti soldati, quelle di Angelo Ferrari, Ferdinando Copercini, Attilio Ghidoni e Pietro Galasi. Magari potremmo riuscire a recuperarle lanciando un appello e aggiornando così l’opuscolo. Dei 19 Caduti al fronte, due sono stati riportati, con le ossa e quel che rimaneva, nel 1994 e nel 2005 a Voltido: Primo Ruggeri e Milton Ferrari giacevano in cimiteri comuni in Russia e in Germania. Nell’opuscolo si ricordano anche queste due storie con articoli dei giornali dell’epoca”.
La curiosità maggiore sta nel metodo di ricerca che ha guidato la mano e la mente di Borghetti. “Ho impiegato un giorno intero per trovare il faldone giusto, poi eccolo lì: era quello legato alle pensioni di guerra. Alla fine del conflitto, per assegnare la pensione i famigliari dei Caduti, il Governo voleva prove certe che quelle persone fossero effettivamente morte in guerra. Così, in quel faldone nell’archivio comunale di Voltido, ecco tutto quello che stavo cercando. L’aiuto dei famigliari ancora in vita ha fatto il resto. E adesso mi piacerebbe fare lo stesso per i Caduti voltidesi della Prima Guerra Mondiale”.
Giovanni Gardani