Cronaca

Spineda, addio a Carlo Marchini. Torchio lo ricorda: "Figlio della generazione che fece l'Italia"

“Lo zio Carlo - ha scritto poi Torchio - merita di essere salutato con affetto perché è il ritratto della gente sana, onesta, laboriosa delle nostre contrade, che ha visto il mare una volta e le montagne durante il servizio militare. È sempre stata qui a lavorare la terra... che è bassa, cioè faticosa".

SPINEDA – Lo definivano “il patriarca di Spineda”. Di certo, era uno dei più anziani del piccolo comune casalasco: si è spento a 98 anni compiuti a febbraio Carlo Marchini. E’ il figlio Guido a ricordarlo con quella definizione di patriarca, appunto. E alla sua memoria si associa quella, affidata a Facebook, di Giuseppe Torchio, sindaco di Bozzolo e nipote proprio di Carlo Marchini. “Carlo era il fratello più vicino d’età e di somiglianza alla mia mamma Angiolina. Lui del ’22, quindi 98 anni e lei, la mamma, del ’25. Davanti Guglielma, la più anziana che aveva sostituito la sua mamma, morta quando erano piccini, Carlo 5 anni, la mamma 2, poi lo zio Esterino e in mezzo Antonio. Gli altri due fratelli persi nella Seconda Guerra Mondiale. Questa la saga familiare di mia madre, con il nonno emigrato in Argentina, a Santa Fè… Quanta fatica, sacrificio, dolore in questa generazione tosta che se ne va, con un DNA pieno di voglia di fare, di lavorare, lo spirito del lavoro onesto anche se non sempre remunerato come può essere per un piccolo agricoltore delle terre di confine”.

“Lo zio Carlo – ha scritto poi Torchio – merita di essere salutato con affetto perché è il ritratto della gente sana, onesta, laboriosa delle nostre contrade, che ha visto il mare al massimo una volta e le montagne durante il servizio militare. È sempre stata qui a lavorare la terra… che è bassa, cioè faticosa. Ha lavorato con pazienza e con serenità, accontentandosi del poco, così come fa mio cugino Giovanni, rimasto a coltivare i campi di Spineda. Grazie zio, e scusa se Ti ho tirato in ballo, tu che più di tutti assomigli a mamma Angiolina, dai capelli biondi, agli occhi azzurri, al profilo slanciato, essenziale e riservato. Ti ho visto alla partenza della zia Nilde, triste per la perdita della compagna di una vita, con poche soddisfazioni e con il dolore della perdita di due figlie, Silvia e Giuseppina, giovanissime, investite da un’auto pirata. Voglio finire queste righe con la Tua persona semplice, chiara, specchiata come tante che se ne vanno in questi giorni a Bozzolo ed in tutto il territorio, finalmente con un fiore, ricordando quel “se ne vanno, riferito ad una generazione che ha fatto l’Italia” come ha ricordato don Luigi il 25 aprile, e chiederTi di proteggere la Tua famiglia e noi tutti da lassù”.

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