Salute

Virus, parte a Crema la terapia con plasma e arriva il primo possibile donatore iperimmune

“Ho contratto la polmonite interstiziale il mese scorso, anche se non in forma grave”, racconta. La donna, 35 anni, spiega che è riuscita a curarsi a casa: “Sono rimasta in quarantena tre settimane, seguita dal mio medico di base. Fortunatamente non sono mai peggiorata tanto da dover essere ricoverata”.

Parte anche a Crema la sperimentazione di cura sui pazienti affetti da Coronavirus attraverso la trasfusione di plasma iperimmune. Grazie alla sinergia tra Asst, da Cremona arriverà oggi, mercoledì 29 aprile, una sacca di plasma che sarà iniettato su un paziente anziano – in carico al Maggiore di Crema – con infezione da Covid-19. L’uomo ha già una sufficiente autonomia respiratoria, ma non è ancora guarito. Al centro prelievi dell’ospedale di Crema, intanto, l’attività è tornata alla normalità. I donatori, dopo un iniziale rallentamento dovuto in parte alle restrizioni governative e in parte alla preoccupazione del contagio, si presentano in Palazzina seguendo le indicazioni del personale del Centro e delle proprie Avis.

Tra i pazienti che si sono presentati, anche la prima donatrice di di possibile plasma iperimmune. Possibile, perché ancora in attesa del risultato del test sierologico. Se non dovesse rivelarsi tale, il plasma sarà utilizzato per altri scopi. “Ho contratto la polmonite interstiziale il mese scorso, anche se non in forma grave”, racconta. La donna, 35 anni, spiega che è riuscita a curarsi a casa: “Sono rimasta in quarantena tre settimane, seguita dal mio medico di base. Fortunatamente non sono mai peggiorata tanto da dover essere ricoverata”.

La 35enne racconta i primi sintomi della malattia che si è poi rivelata essere Covid-19: “Una febbriciattola di poco sopra i 37 e un forte bruciore ai polmoni. Non sono abituata all’influenza, non mi ammalo quasi mai, ma questo virus mi ha lasciato una pesante stanchezza che si è trascinata per molti giorni”. La donna spiega anche perché ha deciso di donare volontariamente il proprio plasma: “Quando ho saputo che in provincia era iniziata la sperimentazione ho deciso di scrivere all’Avis per chiedere se anche a Crema ce ne fosse bisogno. Mi hanno messa in contatto con il centro trasfusionale e mi sono presentata questa mattina. Credo che ci sia un grande bisogno di sperare. Non ho la minima idea di quando potrà essere pronto un vaccino, e nel frattempo è importante che gli ospedali possano curare chi sta male”. L’operazione, tra l’altro, è molto semplice: “E’ un normale prelievo di sangue che, a differenza di quelli di sangue intero, viene immediatamente sottoposto a centrifugazione. Per il donatore non cambia nulla, se non il tempo impiegato che è maggiore”.

Lei è stata la prima a presentarsi per la donazione, ma, anche se il suo plasma non dovesse risultare iperimmune, certamente tornerà comunque a donare: “Donare – che sia sangue o plasma – è un modo per aiutare. Logico che sarei felice se i miei 680ml potranno essere utilizzati per curare un paziente affetto da Coronavirus. Ma se così non fosse so che non andrà sprecato, che potrà essere utilizzato per effettuare ricerche o trasfusioni per altre tipologie di cure”. “Se sarà necessario – conclude -, secondo le indicazioni dei medici, tornerò. Mi auguro che anche altri cremaschi guariti possano decidere di fare un piccolissimo (e indolore) gesto per dare una mano ai sanitari e alla ricerca”.

ab-mt

© Riproduzione riservata
Caricamento prossimi articoli in corso...