Salute

L’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti di Cr ai tempi del virus. Perplessità su fase 2

Ora che sta per iniziare la fase 2, che potrà forse dare la possibilità di riaprire gli uffici, con tutte le garanzie di sicurezza e di igiene necessarie, la presidente Tozzi ha espresso perplessità riguardo alla ripresa di una quotidianità il più possibile normale per le persone affette da disabilità visiva residenti sul nostro territorio.

Anche in questo difficile periodo di emergenza Covid 19, l’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti di Cremona ha proseguito le proprie attività, seppure a modalità ridotta, essendo purtroppo la sede di via Palestro chiusa a causa delle restrizioni previste dal governo per prevenire la diffusione del contagio. “Attraverso l’instancabile collaborazione delle due impiegate Floriana e Giulia, operanti da remoto”, si legge nel comunicato della presidente Flavia Tozzi, “si è cercato di non interrompere il contatto con i soci, garantendo loro tutti quei servizi che potevano comunque essere forniti, come la consulenza telefonica anche per lenire la solitudine di quanti si trovano in isolamento, rispondere a quesiti sulle normative attuali, consegna di audiolibri e dispositivi di protezione individuale e, in ogni caso, tentare di rispondere alle necessità di tutti, dando indicazioni sulle modalità di assistenza messe in campo dai comuni e da altre associazioni, come ad esempio la spesa a domicilio. Fin da subito, è apparso evidente che per le persone affette da disabilità visiva, la situazione attuale comporta non pochi disagi. Fortunatamente, almeno per quanto riguarda i comuni più grandi della nostra provincia, abbiamo potuto constatare una notevole attenzione da parte delle istituzioni locali, sempre pronte ad intervenire, laddove è possibile, per venire incontro alle esigenze e ai bisogni delle persone con disabilità”.

Ora che sta per iniziare la fase 2, che potrà forse dare la possibilità di riaprire gli uffici, con tutte le garanzie di sicurezza e di igiene necessarie, la presidente Tozzi ha espresso perplessità riguardo alla ripresa di una quotidianità il più possibile normale per le persone affette da disabilità visiva residenti sul nostro territorio. Per questo, insieme agli altri dirigenti della sezione di Cremona, ha deciso di condividere e divulgare l’Ordine del Giorno scaturito dall’ultima riunione del Consiglio Nazionale U.I.C.I. dove sono chiaramente espressi i dubbi sugli ostacoli che attendono ciechi e ipovedenti alle prese con le normative previste per l’imminente fase 2.

Ordine del Giorno.

Il Consiglio Nazionale dell’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti riunitosi in data 24 aprile 2020 in audioconferenza, esaminate le innumerevoli e gravi problematiche derivanti dalla diffusione del Covid 19; in previsione del graduale riavvio delle attività lavorative, commerciali e di relazione sociale, a partire dal 4 maggio; considerato il prossimo periodo, verosimilmente lungo, durante il quale le regole di protezione sanitaria modificheranno abitudini e comportamenti fino a oggi considerati consueti; manifesta profonda preoccupazione per l’impatto che avranno prescrizioni come l’obbligo di indossare guanti protettivi e di rispettare il distanziamento sociale, misure e regole destinate ad avere serie conseguenze personali per la vita quotidiana delle persone con disabilità della vista. Privare infatti un cieco o un ipovedente dell’uso del tatto e della possibilità di entrare in contatto con persone e oggetti, significa complicare di molto lo svolgimento della stragrande maggioranza delle sue attività quotidiane e dei rapporti sociali.

Non potendo giovarsi in modo completo di prestazioni di accompagnamento e di assistenza personale, con una mobilità autonoma molto limitata, date le regole prescritte per evitare il contagio, come potrà un bambino non vedente frequentare la scuola e avvalersi della didattica speciale? Come potrà una persona cieca o ipovedente utilizzare i mezzi pubblici? Recarsi al lavoro? Fare la spesa e altri acquisti nei negozi? Come potrà una persona con disabilità plurime seguire il proprio percorso riabilitativo, senza poter venire mai in contatto con l’operatore specializzato? Come potrà una persona sordocieca comunicare con gli altri attraverso la lingua tattile dei segni, se non le sarà consentito sfiorare le mani degli interlocutori? E gli esempi potrebbero proseguire a lungo. Il Consiglio Nazionale UICI, pertanto, pur consapevole della necessità che siano adottati tutti gli accorgimenti atti a limitare al massimo il rischio di diffusione del contagio, rivolge tuttavia un appello alle autorità competenti, affinché le sopra indicate misure siano applicate con gli opportuni e ragionevoli adattamenti e le necessarie deroghe, in modo da non vanificare in pochi mesi, cent’anni di battaglie e di impegno, per l’integrazione sociale e l’autonomia delle

persone cieche e ipovedenti. Non si vogliono qui suscitare e risvegliare sentimenti pietistici, ma al contrario richiamare con fiducia il senso di solidarietà dei cittadini e appellarsi alla ragionevolezza delle istituzioni nell’applicazione flessibile delle norme e soprattutto nella fornitura puntuale dei dispositivi di protezione individuale, perché ci sia assicurato lo svolgimento di una vita“normale”. Tutti gli Organi e i dirigenti dell’Unione, naturalmente, garantiscono la massima disponibilità, per studiare insieme alle autorità e alle istituzioni pubbliche a ogni livello, le soluzioni più adeguate a tutelare l’esistenza delle persone che abbiamo l’onore e l’onere di rappresentare, nello spirito di collaborazione e di servizio che ha sempre improntato l’agire della nostra Associazione.
Consiglio Nazionale Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti
Roma, sessione del 24 aprile 2020

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