Lettere

"Coronavirus, è la nostra
guerra: gli errori dei potenti
e la morte degli eroi"

da Cristian Lana, Viadana

Egregio direttore,

sono passati soltanto due mesi, due mesi che sembrano un lungo incubo, due mesi dove siam passati dalla luce ad una lunghissima notte di cui ancora non si scorge il flebile chiarore dell’alba. Sono tempi di lacrime e di tantissime storie che cerco di leggere tutto d’ un fiato, storie di dolore, di speranze infrante, di vite spezzate, senza nemmeno un ultimo abbraccio o il conforto dello sguardo a portare una fiammella di calore per l’ ultimo viaggio. Una, cento, mille, migliaia di persone ci hanno lasciato in questa assurda Guerra, dove il nemico non lo vedi eppure c’è, infimo e bastardo a mietere i nostri “Eroi” veri, i nostri cari, soldati senza armi al fronte, perché disarmati per primi dalla sottovalutazione bieca ed arrogante della catena di comando. E da lì voglio riflettere, per trovare la verità per i vivi, ma sopratutto la giustizia che meritano i morti.

Perché che la Guerra fosse in arrivo si sapeva da tempo, lo stesso tempo in cui politici incravattati, virologi e medici eran le primedonne della televisione a irridere le paure e le preoccupazioni della gente, tra un involtino primavera abbracciando un cinese all’ aperitivo serale che ha dato il benvenuto alla morte. Eppure erano gli stessi giorni dove le notizie pervenivano cupe e cariche di disperazione da Wuhan, ma si sa, la Cina era lontana o vicina secondo il comodo del momento e mentre alcuni medici di base italiani, come vedette di avamposti in prima linea, lanciavano il segnale inquietante di polmoniti anomale e mai viste e di primi decessi ambigui per sintomatologie strane e aggravamenti repentini, la catena di comando era ancora troppo impegnata negli show serali o al buffet di qualche evento mondano. Il Virus era arrivato, insinuandosi subdolo alla festa come un ballerino di seconda fila, sfuggente ed atroce a colpire, propagarsi ed infettare, viscido nell’animo quanto le risa della politica.

Cadono i primi soldati, silenziosi se ne vanno come i passi sulla neve fresca, se ne vanno come gli impiccati di De André:
“Tutti morimmo a stento,
ingoiando l’ultima voce,
tirando calci al vento, vedemmo sfumare la luce”.
L’urlo delle mogli, delle figlie, dei figli, degli amici, iniziava ad alzarsi al cielo e non bastava più sperare, perfino le preghiere si frantumavano al vento e cadevano a terra i cocci.
Fu solo allora, al mattino tardi che. la catena di comando si svegliò ancora intontita dai bagordi della sera precedente, ed ai piedi dei loro letti tra bicchieri e le vesti di una prostituta chiamata “Saccenza” si pensò che forse non era più il momento dell’aperitivo.
“Telefonate subito al Comandante, allarme rosso, convocate immediatamente tutti gli ufficiali”.
Un soldato semplice non può capire, ma capiva chiaramente che la situazione era sfuggita di mano, non servivano Generali e Comandanti, ma solo tanti soldati semplici chiamati “Buonsenso”.
La battaglia era iniziata da giorni, e tanti, troppi erano i feriti da salvare, ma nessun Generale aveva disposto la loro evacuazione.
Si procedeva a tentoni, soldati stremati a cercare di salvare soldati feriti, mentre gli Ufficiali con le scarpe pulite della festa si erano travestiti da domatori di Circo, cercando con la frusta di domare la locusta e con il naso da clown di portare risate a famiglie devastate dalla perdita dei loro cari, sedati, intubati, morti e bruciati senza nemmeno la dignità di una lustrina per aver venduto la pelle al nemico.

E fu così una notte, a Bergamo, alcuni fanti cercarono perlomeno di accatastare i morti e dar loro una memoria, con un mesto corteo silenzioso e forse un fiore per ricordarli tutti.
La catena di comando si era palesata nella sua totale inadeguatezza, la saccenza divenuta incertezza, le parole sconclusionate eran ormai rantoli incomprensibili agli occhi dei soldati e del Paese. Non è andato tutto bene, non ci sono Eroi a tamponare lacrime, ma ci sono stati migliaia di Eroi che se ne sono andati per sempre. A loro il mio ricordo come fosse ognuno di loro Padre, Madre, Zio, Zia, Fratelli e Sorelle, Amici di cui conservar memoria e portare i nostri e loro racconti alle future generazioni, affinché gli errori dei Potenti non possan più essere la Morte degli Eroi. Che esista ancora una Giustizia diventa opinabile, ma spero possa esistere ed ogni Magistrato possa far luce a tutto questo buio senza paraombre, i Generali, i Comandanti, gli Ufficiali che hanno sbagliato devono almeno versare le loro lacrime perché nelle Guerre non esistono mai vincitori o vinti, ma chi è stato complice del Virus bastardo deve pagare. Rimango a disposizione di chiunque volesse portare la sua storia perché da soli si fa poco, ma in tanti potremmo chiedere Verita’ molto più forte.

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