Cronaca

Don Cesare Castelli, altro miracolo in Oglio Po. La Terapia Intensiva, la trachetomia e ora un biglietto con la scritta: "Libertà"

La riabilitazione a Cremona porterà piano piano a chiudere la tracheotomia quando don Cesare Castelli tornerà a respirare in modo completamente autonomo. Sarà il cosiddetto svezzamento, come quando un bambino piccolo impara a camminare, i polmoni impareranno a funzionare di nuovo da soli.

CASALMAGGIORE – Un biglietto con la scritta “libertà”. Per un altro miracolo targato Oglio Po. Un altro sacerdote che torna alla vita dopo avere visto da vicino Sorella Morte: don Cesare Castelli, vicario di Casalmaggiore, sta meglio. Anzi – pur con tutte le cautele del caso dovute a una malattia, il Coronavirus, che purtroppo crea spesso ricadute – ad oggi don Cesare va considerato fuori pericolo. Alle 9 di questa mattina è stato trasferito dall’ospedale Oglio Po di Casalmaggiore all’ospedale Maggiore di Cremona, dove sarà ricoverato in Pneumologia e seguito dal dottor Giancarlo Bosio per la riabilitazione, nello stesso reparto in cui è stato curato il Vescovo di Cremona Antonio Napolioni.

La vicenda di don Cesare somiglia davvero a un miracolo: se infatti don Claudio Rubagotti, parroco di Casalmaggiore, è guarito dopo tanto tempo ma senza mai essere stato in condizioni eccessivamente gravi, a inizio aprile la situazione clinica del vicario appariva invece addirittura disperata. Don Cesare ha iniziato a sentire i sintomi dell’influenza l’8 marzo scorso, tra tanti dubbi: nessuno ha subito pensato al Covid-19, fino a quando l’11 marzo, portato al Pronto Soccorso, don Cesare è stato subito sottoposto a esami e immediatamente portato in Terapia Intensiva. Intubato, nel giro di poche ore dal suo arrivo.

Don Cesare Castelli ha infatti qualche patologia pregressa e fino a metà aprile rimane intubato: le condizioni non migliorano, qualche buon segnale arriva però dalla Pronoterapia, tecnica utilizzata nelle Terapie Intensive di tutta Italia con il paziente che viene messo un po’ a pancia in su e un po’ a pancia in giù. In quest’ultima posizione i polmoni, malati ma stimolati dal cambio di posizione, si sentono più liberi e il respiro fluisce meglio. Tuttavia i medici, col primario Mario Riccio in testa, capiscono che serve fare uno sforzo in più. A seguire don Cesare c’è pure Maria Grazia Bottoli, anestesista e parrocchiana, molto legata all’ambiente di Santo Stefano e San Leonardo e dunque affezionata ai suoi sacerdoti.

A metà aprile la svolta: don Cesare viene estubato e sottoposto a tracheotomia. E’ la mossa forse della disperazione, ma è quella giusta: la piccola cannula infilata nella trachea inizia a garantire una respirazione migliore e, soprattutto, via via sempre più autonoma. La macchina viene spenta cioè per tempi ogni volta più lunghi e i polmoni rispondono naturalmente: la riabilitazione a Cremona nei giorni a venire porterà piano piano a chiudere la tracheotomia, quando don Cesare Castelli tornerà a respirare in modo completamente autonomo. Sarà la fine del cosiddetto svezzamento: come quando un bambino piccolo impara a camminare, i polmoni impareranno a funzionare di nuovo da soli.

In tutto questo c’è un episodio che vogliamo riportare, c’è quel biglietto di cui parlavamo all’inizio. A don Cesare mercoledì sera è stata portata la valigia, da riempire con vestiti ed effetti personali per il trasferimento all’ospedale Maggiore di Cremona. Al sacerdote hanno chiesto se mancasse qualcosa. Lui, non riuscendo a parlare a causa dell’operazione subìta, ha preso un biglietto e l’ha posato sulla valigia. Sopra c’era una scritta: “Libertà”.

Giovanni Gardani

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