Economia

Parrucchieri ed estetisti abusivi: i regolari si organizzano e fanno i nomi Tra Casalmaggiore e Viadana sono ben 75

Ci sono anche due casi limite: da un lato una donna di Casalmaggiore che fa servizio di taglio capelli in casa, che pochi giorni davanti alla propria abitazione aveva addirittura la fila di clienti; dall’altro l’estetista che pubblicizza su Facebook la propria attività (illegale) a domicilio.

Foto di repertorio

CASALMAGGIORE/VIADANA – Prima hanno lanciato l’allarme via social, con l’appello raccolto da alcuni sindaci del comprensorio Oglio Po. Adesso hanno deciso, sempre mediante l’arma della virtualità, di fare nomi e cognomi, o meglio di tenerseli per sé avendo però un elenco ben preciso e dettagliato. Parliamo del gruppo di parrucchieri ed estetiste che in questi giorni si è riunito in un’unica chat di WhatsApp, che raccoglie al momento 43 professionisti e professioniste del settore, sparsi per l’intero territorio comprensoriale, per mettere insieme segnalazioni riguardo chi esercita abusivamente la professione.

Il problema è noto: con la chiusura di queste attività a causa del Coronavirus, c’è chi comunque continua a offrire il proprio servizio in nero e a domicilio, oppure ospitando in casa propria, considerando le mura di casa alla stregua di uno studio professionale. A questo punto chi invece è costretto a stare fermo, per ragioni prima di tutto di sicurezza (è sempre bene ricordarlo), ha deciso di segnalare le situazioni illegali in particolare su Casalmaggiore e Viadana, senza però precludersi la possibilità di ulteriori indagini su altri comuni più piccoli dell’Oglio Po.

Dall’indagine è emerso – con nomi e cognomi dunque casi legate e persone fisiche, anche se la privacy impone di non fare uscire le identità a mezzo stampa – che 17 persone nel campo del taglio dei capelli e 12 nel campo dell’estetica operano abusivamente a Casalmaggiore, mentre a Viadana la situazione è di 33 abusivi nel primo settore e 13 nel secondo. “E siamo rimasti – spiegano i creatori del gruppo WhatsApp – soltanto ai casi già eclatanti e certificati, tralasciando quelli dubbi. Ossia non abbiamo considerato chi teoricamente è andato in pensione l’anno scorso e non dovrebbe più avere la licenza, ma continua a esercitare. A questi ultimi concediamo il beneficio del dubbio e così non li abbiamo messi nel conteggio”.

Ci sono anche due casi limite: da un lato una donna di Casalmaggiore che fa servizio di taglio capelli in casa, che pochi giorni davanti alla propria abitazione aveva addirittura la fila di clienti; dall’altro l’estetista che pubblicizza su Facebook la propria attività (illegale) a domicilio. “E’ un discorso di legalità – spiegano dal gruppo WhatsApp – ma soprattutto di salute. Questa è gente che esercita una professione, prende soldi e non paga le tasse, mentre noi, che per di più siamo chiusi da settimane, lo facciamo regolarmente. Oltre al danno la beffa. A livello di salute, poi, come non biasimare quei clienti che si fidano, in questa situazione, ad andare in casa di persone che potrebbero anche essere portatrici asintomatiche del virus?”. Le segnalazioni, che presto arriveranno ai sindaci dei comuni in questione, dovrebbero dare il via a controlli ancora più serrati, anche perché finalmente mirati.

G.G.

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