Cronaca

Oglio Po, Franco Pezzali, parla il nipote: "Medicina II, ce l'hanno messa tutta, grazie di cuore"

Esprimo il mio più sincero ringraziamento a tutto lo staff medico e paramedico della Medicina II dell’Oglio-Po per tutto quello che hanno fatto per lui. Grazie di cuore

VICOMOSCANO – Ci hanno provato sino all’ultimo a tenerlo in vita. Ce l’hanno messa tutta. Alla fine però è stato il virus a vincere. Franco Pezzali era entrato in Oglio Po il primo di aprile. Anziano, pluripatologico – un soggetto dunque già a fortissimo rischio – le sue condizioni erano apparse da subito molto serie. 10 giorni di lotta serrata, dieci giorni di cure mediche nel tentativo di strapparlo alla morte poi, l’11 aprile scorso, l’ultimo respiro nel reparto di Medicina II.

Il destino di tanti per un virus che non ha vaccino e non ha cura specifica, in cui si procede per tentativi. A volte va bene, e qualche volta no. A raccontarci la vicenda è il nipote di Franco Pezzali. “Lo faccio – ci spiega – per ringraziare il personale medico, infermieristico e ausiliario del reparto di Medicina II di Oglio Po. Lo posso dire, ho ricevuto prova di professionalità, umanità e dedizione”.

Nei dieci giorni di permanenza in ospedale a seguire le sorti di Pezzali i parenti. L’uomo non era sposato, e non aveva avuto figli. “Non solo era molto anziano – racconta il nipote – ma era afflitto da diverse patologie”.

Poi il racconto prosegue: “L’unica persona della quale ho conoscenza per i numerosi contatti telefonici intrattenuti nel reparto dove era ricoverato mio zio – spiega – è quello del dottor Calabrese, che comunque non conosco di persona. Questo è il racconto di quei 10 giorni. Zio Franco è anziano e ‘solo’ nel senso che non ha mai avuto moglie e figli. Non solo è molto anziano e anche afflitto da diverse patologie. Viene ricoverato il primo di Aprile, non possiamo accompagnarlo e dopo il ricovero la gara per noi parenti è quella, attraverso il centralino, di capire in quale reparto fosse stato indirizzato. Mi passano ‘Medicina 2’ e la voce dell’infermiera prima e del dottor Calabrese poi mi forniscono le prime notizie sullo stato del parente stretto. Le evidenze del Corona Virus sono certezza ma altrettanto certi e rassicuranti sono i messaggi che il medico mi dà telefonicamente”.

Non lo illude il medico. Non tace del virus e non tace delle gravi condizioni del familiare di chi è all’altro capo del telefono. “Mi dice ‘Faremo tutto il possibile per dargli modo di affrontare il virus’. Era quello che volevamo sentire. Ed è stato così per tutti i dieci giorni che lo zio è rimasto in cura in Medicina II. Tutte le sere di sua iniziativa perché era lui a chiamarci direttamente, il dottor Calabrese ci telefonava per darci la situazione aggiornata sulle condizioni che via via andavano purtroppo peggiorando. Non ci ha mai taciuto nulla. Lo zio è poi deceduto l’11 aprile ma ho la certezza che sia stato fatto tutto il possibile dal personale che lo ha avuto in carico. E ho avuto la netta sensazione che sia stato curato e considerato l’uomo prima che il malato. Era solo per questo che volevo ringraziare tutti. Esprimo il mio più sincero ringraziamento a tutto lo staff medico e paramedico della Medicina II dell’Oglio-Po per tutto quello che hanno fatto per lui. Grazie di cuore”.

Nazzareno Condina

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