Bozzolo, Alice Ferrari: "Basta triage e telemedicina. Visiterò gli animali"
Magari il 90% dei casi saranno cose non davvero urgenti, ma se anche solo il mio intervento per il restante 10% potrà essere davvero salva vita mi riterrò soddisfatta. Se ne dovrò pagare le conseguenze lo farò
BOZZOLO – Basta triage telefonico, basta telemedicina. Perché di vite si parla e quando ne perdi una col dubbio che – se fossi potuta intervenire – magari si sarebbe potuta salvare tutto appare più chiaro. E allora a ‘quel paese’ limitazioni e regole rigide sulla professione. La vita, anche solo una, è importante. A due o a 4 zampe non conta.
Stanotte Alice Ferrari, la veterinaria che gestisce la clinica veterinaria città di Bozzolo ha perso uno dei suoi pazienti. Ed ha deciso di dire basta. E’ veterinario, è un medico e come tale il lavoro deve basarsi sul contatto diretto. Non può (anche se il Lombardia ne hanno fatto una regola anche per le persone) svilupparsi su una telefonata.
“Per noi – spiega Alice Ferrari – prosegue il lavoro solo per ‘emergenze’. Peccato che i clienti non siano medici e a volte interpretare i segni del proprio cane o gatto diventa difficile. Stanotte ho perso un paziente a cui tenevo particolarmente. Colpa del triage telefonico, della riservatezza dei clienti che cercano di disturbare il meno possibile, dei loro scrupoli nel non rompermi le scatole, dei sintomi passati inosservati, e colpa soprattutto mia nel cercare di fare la così detta telemedicina.
Io non son più disposta a perdere pazienti in questo modo, ogni animale che non starà bene lo visiterò. Magari il 90% dei casi saranno cose non davvero urgenti, ma se anche solo il mio intervento per il restante 10% potrà essere davvero salva vita mi riterrò soddisfatta. Se ne dovrò pagare le conseguenze lo farò”.
Una dichiarazione di coraggio. O solo un atto d’amore nei confronti della propria professione, delle proprie responsabilità nei confronti di cani e gatti. Anche l’essere veterinario è un mestiere che uno si sceglie. E Alice, che per carattere conosciamo come persona che non si arrende (la vicenda di Hope che vi abbiamo narrato l’anno scorso, le sue condizioni disperate quando è arrivata in clinica con il posteriore dilaniato da un petardo e le cure che le ha prestato salvandola l’ha vista protagonista) non si arrende al fatto di poter perdere qualcuno solo perché non ne ha compreso i sintomi da lontano.
E questo le fa onore.
Nazzareno Condina