La nuova traduzione americana dei Promessi Sposi crea un ponte tra Bozzolo e New York
Stasera peraltro la rubrica ospiterà, oltre ad Albertini, don Bruno Bignami, presidente della Fondazione don Mazzolari, per parlare di Pasqua, di don Primo e di Papa Francesco (per chi volesse seguirla: https://www.facebook.com/NYUCasaItaliana/). Tornando ai Promessi sposi la traduzione, come è stato spiegato nella conversazione, uscirà nel 2021 con The Modern Library.
BOZZOLO/NEW YORK – Il raffronto lo hanno fatto in tanti: dalla peste di manzoniana memoria, quella narrata nei Promessi Sposi da don Lisander, alla pandemia che sta sconvolgendo il mondo in queste settimane, portata dal Coronavirus. Certo, una traduzione di un’opera mastodontica come quella che narra le vicende di Renzo Tramaglino e Lucia Mondello non può essere stata organizzata apposta per l’occasione, ma per un segno del destino è uscita proprio nelle scorse ore, proprio nel pieno dell’emergenza Covid-19. Parliamo della traduzione in inglese, la prima dopo cinquant’anni di attesa, de “I Promessi Sposi” per i lettori americani.
La notizia si collega al comprensorio Oglio Po perché il ponte aperto è stato quello tra New York, dove vive Michael Moore, traduttore che da anni è al lavoro sull’opera di Alessandro Manzoni, e Bozzolo, dove in questi giorni si trova Stefano Albertini, costretto dall’epidemia a non rientrare nella Grande Mela dove è direttore della Casa Italiana della New York University. Quest’ultimo ente sta organizzando in questi giorni di quarantena l’iniziativa delle dirette Facebook dal titolo “Tutti a casa”, per poter parlare di cultura nonostante la chiusura della Casa Italiana a New York.
Stasera peraltro la rubrica ospiterà, oltre ad Albertini, don Bruno Bignami, presidente della Fondazione don Mazzolari, per parlare di Pasqua, di don Primo e di Papa Francesco (per chi volesse seguirla: https://www.facebook.com/NYUCasaItaliana/). Tornando ai Promessi sposi la traduzione, come è stato spiegato nella conversazione, uscirà nel 2021 con The Modern Library, storica collana che seleziona per il pubblico americano i capolavori della letteratura europea. Intanto però la traduzione è già on line sul sito LitHube, come riporta “La Stampa” di Torino nella sua sezione Cultura.
La conversazione tra Moore e Albertini ha svelato alcuni passaggi della traduzione, letti proprio dal traduttore americano, il quale ha definito molto accurata la descrizione della peste del 1630 fatta dal Manzoni. «Non puoi trovare descrizioni epidemiologiche più accurate, non solo della diffusione del contagio ma anche delle reazioni da parte della gente comune e dei leader politici e religiosi. Si cercano molti capri espiatori mentre lo sforzo di identificare il “paziente zero” si trasforma nella percezione del virus come importato da stranieri» ha commentato Moore, creando un ulteriore ponte: questa volta tra il 1630 e i giorni d’oggi.
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