Economia

San Giovanni, debito lievitato da 20 mila a 71mila euro. Wally Bonvicini: "Non dovuti, ecco perché"

Come Wally da sempre afferma, dall’inizio della sua battaglia almeno, queste agenzie “applicano tassi da usura” e spesso “fanno aumentare il debito dovuto dal cittadino, applicando interessi e more, come quella sull’aggio, che non sono previste per quel che concerne i tributi”.

Nella foto Wally Bonvicini

SAN GIOVANNI IN CROCE – Con l’emergenza Coronavirus rischia di passare in secondo piano una causa importante per la quale un imprenditore classe 1952 di San Giovanni in Croce ha chiesto aiuto a Wally Bonvicini, di Parma, esperta in materia fiscale e tributaria, capace di mettere in crisi l’intero sistema legato ad Equitalia e alle agenzie di riscossioni. Come Wally da sempre afferma, dall’inizio della sua battaglia almeno, queste agenzie “applicano tassi da usura” e spesso “fanno aumentare il debito dovuto dal cittadino, applicando interessi e more, come quella sull’aggio, che non sono previste per quel che concerne i tributi”.

Ma veniamo al caso specifico, spiegato dalla stessa Bonvicini, che sta seguendo il procedimento. “Questo imprenditore di una società edile di San Giovanni in Croce ha subìto fallimento perché operava con una anacronistica SNC. E’ stato dichiarato fallito ma ammesso alla procedura di esbeditazione. Il debito, prima anomalia, è comunque prescritto, perché i tributi che si pagano periodicamente si prescrivono in cinque anni e i cinque anni sono passati, dato che il fallimento è stato dichiarato nel 2014. Tuttavia il casalasco si trova con il conto corrente pignorato e, per poter operare, viene costretto a pagare la somma di 2.169 euro in più subito, più diverse rate diluite nel tempo, per debiti che in realtà sono inesistenti. In pratica si costringono le persone, per avere il dissequestro del conto corrente, a pagare il non dovuto, sfruttando l’ignoranza di chi non può conoscere tutti questi tecnicismi”.

“In buona sostanza – sottolinea Wally – per un debito prescritto e relativamente al quale aveva ottenuto esdebitazione quest’uomo pagherà 71mila euro. Questa cifra è peraltro lievitata in modo abnorme, dato che il debito tributario era di 20mila euro iniziali, poi lievitati tra interessi e quant’altro fino a 69mila euro, ai quali aggiungere i 2.169 euro riportati sopra. Resto convinto della tesi che sostengo da sempre: Equitalia prima e poi le Agenzie di riscossione moltiplicano i debiti e chiedono il pagamento di somme non dovute, per interessi aboliti che non esistono più da tempo, mettendo in ginocchio cittadini e soprattutto piccole o medie imprese. Mi sto battendo per questo imprenditore e per i tanti che, in Italia, stanno smascherando questo meccanismo assurdo”. Per eventuali contatti: wbonvicini@libero.it

G.G.

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