Virus, j'accuse dei medici alla Regione: 'In Lombardia disastro difficile da recuperare'
Sette le criticità evidenziate nella missiva: la “mancanza di dati sull’esatta diffusione dell’epidemia, legata all’esecuzione di tamponi solo ai pazienti ricoverati e alla diagnosi di morte attribuita solo ai deceduti in ospedale” ma anche “l’incertezza nella chiusura di alcune aree a rischio”. E ancora...
Una “situazione disastrosa” che “al momento risulta difficile da recuperare”: a dirlo è la Federazione regionale dei medici chirurgi e odontoiatri della Lombardia in una lettera inviata al presidente della Regione, Attilio Fontana, all’assessore al Welfare, Giulio Gallera, e al direttore generale dell’assessorato Luigi Cajazzo. Secondo la federazione, si legge nella missiva, “la sanità pubblica e la medicina territoriale sono state da molti anni trascurate e depotenziate nella nostra Regione”. Questo ha portato, secondo la Federazione, ad avere una “assenza di strategie relative alla gestione del territorio” da parte dell’amministrazione regionale. “La presa d’atto degli errori occorsi nella prima fase dell’epidemia potrà essere utile alle autorità competenti per un aggiustamento dell’impostazione strategica, essenziale per affrontare le prossime e impegnative fasi”.
Sette le criticità evidenziate nella missiva: la “mancanza di dati sull’esatta diffusione dell’epidemia, legata all’esecuzione di tamponi solo ai pazienti ricoverati e alla diagnosi di morte attribuita solo ai deceduti in ospedale” ma anche “l’incertezza nella chiusura di alcune aree a rischio”. E ancora, si accusa la Regione di una “gestione confusa della realtà delle Rsa e dei centri diurni per anziani, che ha prodotto diffusione del contagio e un triste bilancio in termini di vite umane (nella sola provincia di Bergamo 600 morti su 6000 ospiti in un mese)” e la “mancata fornitura di protezioni individuali ai medici del territorio e al restante personale sanitario”, cosa che “ha determinato la morte di numerosi colleghi, la malattia di numerosissimi di essi e la probabile e involontaria diffusione del contagio”.
Dito puntato anche contro la “pressoché totale assenza delle attività di igiene pubblica” e la “mancata esecuzione dei tamponi agli operatori sanitari del territorio e in alcune realtà delle strutture ospedaliere pubbliche e private”. Sotto accusa anche, si legge, “il mancato governo del territorio ha determinato la saturazione dei posti letto ospedalieri con la necessità di trattenere sul territorio pazienti che, in altre circostanze, avrebbero dovuto essere messi in sicurezza mediante ricovero”.
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