Cronaca

Insegnanti di Vicobellignano, un abbraccio ai piccoli: "La scuola è con voi, non sentitevi soli!"

"La scuola vi avvolge in un tenero abbraccio, non sentitevi soli!" L'esortazione di chiusura di questo documento che le insegnanti hanno elaborato e che vi proponiamo. Un documento di infinita tenerezza

VICOBELLIGNANO – Una lettera dolcissima e profonda. Di quelle che mostrano – ove ce ne fosse bisogno ma a Vicobellignano soprattutto questo bisogno non c’è mai stato – il lato umano e sensibile delle maestre. Che si interrogano, sentono la difficoltà di un tempo di distacco ‘forzato’ dai piccoli ma ugualmente non cessano di far sentire la loro vicinanza agli studenti. Qualcuno ha perso nonni, altri persone conosciute, altri ancora accusano il cambiamento radicale della propria vita. Ma la scuola dove ci sono maestre che oltre a fare scuola sono scuola, non c’è spazio per la solitudine. “La scuola vi avvolge in un tenero abbraccio, non sentitevi soli!” L’esortazione di chiusura di questo documento che le insegnanti hanno elaborato e che vi proponiamo. Un documento di infinita tenerezza.


Che cosa significa “fare scuola”?

Questa è una domanda che ricorre sempre tra le fila di pedagogisti, ricercatori, insegnanti. Ed è una domanda a cui è molto difficile rispondere. “Fare scuola” è insegnamento, è studio, è impegno, ma non solo. Prima di tutto è relazione, dialogo, comunità: è stare insieme. D’altronde, la scuola è sempre stata strutturata come una piccola società, con i suoi diritti, doveri, gerarchie, regole, e imparare a stare bene a scuola ha sempre significato imparare a stare bene anche nel mondo. Ma cosa fare, quando non si può creare comunità, quando non si può stare insieme, quando non si riesce a lavorare fianco a fianco?
La scuola non si ferma ma non perché si deve “andare avanti con i programmi” o perché bisogna tenere impegnati i bambini, ma perché è indispensabile che essa continui ad essere un punto di riferimento per loro.
La scuola è una quotidianità ritrovata nel vedere, anche virtualmente, la maestra, nel sentire la sua voce, nel poterle scrivere e nel vedere che continua ad interessarsi agli studenti, nel poter dialogare con i compagni e nel continuare a sentire il senso di appartenenza, che si costruisce anche a partire dalla costruzione delle conoscenze, tutti insieme.
La scuola non è un edificio. La scuola è formata dagli insegnanti, dai bambini, dalle loro famiglie – che vanno dai genitori, ai nonni, agli zii, agli amici. La scuola è formata da quelle famiglie che non hanno più i figli iscritti a scuola, ma che comunque si mettono a disposizione per dare una mano. È formata da quei volontari che donano parte del loro tempo per far sì che “si faccia scuola”. Anche se a distanza.
Questa distanza è proprio la cosa più difficile da accettare. Perché “fare scuola”, specialmente alla primaria, significa lavorare fianco a fianco ai bambini, prendere la penna in mano ed aiutarli, abbracciarli per incoraggiarli, correre insieme, sporcarsi le mani, sperimentare insieme. Significa parlare con i genitori all’uscita da scuola per confrontarsi sulle difficoltà e sui punti di forza riscontrati, ascoltare le criticità per affrontarle insieme. Tutto questo, adesso, purtroppo non è possibile. E in questi giorni difficili, in cui i numeri dei malati o delle persone che non ci sono più, non sono più solo numeri, ma diventano i volti del vicino, dell’amico di famiglia, del nonno… Ci si chiede come poter essere più vicini ai nostri bambini, alle loro famiglie, ai colleghi che stanno affrontando queste difficili situazioni. Non si ha la possibilità dell’abbraccio, né della mano sulla spalla, né della preghiera comunitaria. E ci si interroga con ancora più forza su cosa significhi “fare scuola”, in questo momento.
Allora forse è più giusto parlare non di “fare scuola”, ma di “essere scuola”. Di essere comunità, di essere famiglia, di essere uniti, anche se distanti. 
A tutte le persone che stanno lavorando per e con i nostri bambini di Vicobello, quindi, diciamo: “grazie”. Grazie per aiutarci ad essere scuola.
E a tutti quelli che affrontano questi giorni nel dolore e nell’angoscia della perdita dei propri cari diciamo che non si sentano soli, che la scuola, momentaneamente silenziosa e rispettosa del loro dolore, intende avvolgerli in un tenero abbraccio di condivisione e di cordoglio


N.C.

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