Cronaca

La spesa degli anziani, la fila alle poste e il veleno. Cronache al tempo del Covid19

"Secondo me hanno sparso del veleno, perché se no è impossibile che succeda tutto questo". Nonostante il veleno non sembra particolarmente preoccupata anche se parla a tre metri di distanza da tutti.

VICOMOSCANO – C’è gente in attesa all’agricola Visioli di Vicomoscano. Si entra uno alla volta, a distanza di sicurezza. Qualcuno resta in auto, in attesa che il traffico si decongestioni un poco. C’è un’anziana signora che esce con la sua busta della spesa, guarda le persone in fila e poi ride sotto il velo. Ha più di 80 anni. “Di virus ne ho visti tanti – ripete in un perfetto dialetto – ma mai come questo”. Una battuta sulle mascherine e poi via verso casa. La sua è messa un po’ storta e larga. Ma già metterla non deve essere stato semplice.

Stamattina c’era gente in giro, e non solo a Vicomoscano. La parte da leone la fanno sempre loro, gli anziani. Si muovono, sovente mascherati ma non sempre, vanno a fare la spesa, girano in bici o a piedi, guardano e qualcuno ti dà pure l’impressione di essere spaesato. Fanno quello che hanno fatto sempre. Difficile spiegare loro che c’è il servizio a domicilio, che la spesa la portano anche a casa, che non è necessario uscire e anzi, sarebbe meglio non farlo. E’ come spiegare a Paperon De’ Paperoni che un nichelino in più nella sua casa forziere non fa poi la differenza.

Vanno, imperterriti, e delle normative forse non ne capiscono il senso, o non le trovano poi così limitanti. La spesa, la signora di Vicomoscano, simpatica ed arzilla, l’ha probabilmente fatta ed anche prima tutti i giorni. Ha sempre visto gente, e salutato, e percorso strade. E l’agricola Visioli un punto di riferimento della frazione tagliata in due dalla Castelnovese, lo è sempre stata.

“Secondo me hanno sparso del veleno, perché se no è impossibile che succeda tutto questo”. Nonostante il veleno non sembra particolarmente preoccupata anche se parla a tre metri di distanza da tutti.

Mascherine non se ne trovano, inutile cercarle in giro. Sembra più difficile trovarne (anche di quelle semplici, non solo le fpp2 e le fpp3 che sono strumenti per i più mitologici, come la coppa del sacro graal) che recuperare 50 euro da terra. Chi le ha ne ha contate. Ci piacerebbe accontentare chi ce le chiede, ma se chiediamo alle attività aperte se possiamo comunicare che lì ci sono maschere, ci pregano di non farle. “Ne avevo 40 questa mattina (in confezioni da cinque), ora ne ho solo 20 ma andranno via alla svelta” ci racconta uno di loro.

Sembra una barzelletta, ed è invece realtà: non siamo riusciti, in un mese, nonostante le filiere promesse e tante altre belle storie da raccontare in TV, a fornirne un numero decente a farmacie ed attività commerciali.

A Casalmaggiore, e paradossalmente la fila e l’assembramento di gente più numeroso è quello davanti all’ufficio postale. Ed è paradossale perché poi a fronte di una regione e di uno stato che fissano norme sempre più restrittive vi sia una burocrazia che – virus o non virus – va avanti. Vi siano persone che giocoforza poi devono andare in posta. Magari per alcuni non è un obbligo, ma per tanti forse lo è sul serio.

Le forze dell’ordine ci sono. Alle 12 due pattuglie sono alla rotonda Po e un’altra alla rotonda Diotti. Fermano, controllano i documenti, ritirano il terzo modulo valido sino al prossimo DPCM. Sono soprattutto camion e furgoni sulla strada. Meno di un tempo, ma ci sono. E’ gente che deve lavorare.

La vita va avanti. Nell’anno zero, mese primo dell’era Covid19 restano solo loro, un manipolo di anziani, a vivere come se la vita non fosse cambiata nemmeno di un po’. Dovremmo rimproverarli, dovremmo richiamarli all’ordine. Ma ci sono già i servizi sociali impegnati in un compito ciclopico di convincimento a farli muovere meno, o per nulla (anche loro, i dipendenti dei servizi sociali sono eroi) e i social a sparare loro addosso. Loro i social non li leggono, e forse è meglio così.

N.C.

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