Malati di Covid-19 da Viadana a Bozzolo. Torchio: "Nemmeno avvisati, quanto sarebbe utile ora Riabilitazione Cardiorespiratoria"
"La decisione di istituire una struttura Covid 19 in un ospedale finora pulito, non comunicata nemmeno al sindaco ma saputa dalla strada, requisendo il primo piano del nostro nosocomio, è dura da mandare giù".
Non è il tempo della polemica, ma ricordare a volte può servire a tenere attiva la mente. E soprattutto rendere edotti i cittadini di quanto accaduto nelle ultime ore: a Bozzolo sono arrivati alcuni malati di Coronavirus dalla vicina Viadana. Corretto, nell’ottica di una redistribuzione delle forze, ma corretto sarebbe stato, secondo Giuseppe Torchio, sindaco di Bozzolo e già presidente della Provincia di Cremona, senza dubbio uno dei politici di più lungo corso nel territorio, anche avvertire quantomeno il sindaco. Invece questo non è accaduto.
A Torchio si deve una riflessione destinata a fare discutere, di sicuro non banale. L’emergenza Coronavirus ha portato sotto la lente d’ingrandimento l’esigenza di posti letto in Terapia Intensiva, ma anche di strumentazioni che possano assistere dal punto di vista polmonare e respiratorio i pazienti colpiti dal virus. Torchio non può così fare a meno di ricordare quando, nel 2012, Riabilitazione Cardiorespiratoria all’ospedale don Primo Mazzolari di Bozzolo era un fiore all’occhiello del comprensorio Oglio Po. Oggi quel servizio potrebbe tornare davvero molto utile, in quesa fase emergenziale. “Il diavolo fa le pentole ma non i coperchi. Questo il messaggio che promana dalle decisioni assunte negli anni scorsi nei confronti dell’ospedale di Bozzolo. Ah che bello se ci fosse la riabilitazione cardiorespiratoria! Invece l’hanno tolta dopo le false promesse, l’hanno portata a Mantova, dove non risponde agli standard necessari per potere operare”.
Torchio estende però il suo messaggio ai tanti nosocomi di confine. “Proprio adesso che si rivalutano gli ospedali del territorio, indispensabilli vasi di espansione per colmare le difficoltà di quelli provinciali al collasso, ci siamo accorti di una terra di nessuno di quasi, anzi, di oltre 70 km, con servizi ed infrastrutture a scartamento ridotto. Non è mio costume sparare sulla Croce Rossa, quindi il mio scopo non è alimentare una polemica di parte, che non serve, soprattutto, quando le forze cominciano a calare e c’è bisogno del bastone di una squadra unita, forte e coesa. A nulla sono valse le 15.000 firme raccolte a Bozzolo e zona e nemmeno la responsabile istanza prodotta dai 26 sindaci del territorio per richiedere il ritorno da Mantova a Bozzolo di un vitale e indispensabile servizio per tutta l’area intermedia. Non solo perché senza ospedale muore Bozzolo ma soprattutto perché la decisione odierna di abbandonare la sede di Viadana della Lungodegenza, piena zeppa di coronavirus derivati da incauti trasferimenti dall’Oglio Po, dopo l’avvenuto contagio di pazienti e sanitari, non si può accettare a cuor leggero”.
Da qui il riferimento al presente, che inevitabilmente si allaccia al passato. “La decisione di istituire una struttura Covid 19 in un ospedale finora pulito, non comunicata nemmeno al sindaco ma saputa dalla strada, requisendo il primo piano del nostro nosocomio, è dura da mandare giù, soprattutto perché il personale di Bozzolo è già impegnato in delicate azioni di supporto in cinque diversi ospedali. Se ci fosse la respiratoria la cosa sarebbe diversa e troveremmo a Bozzolo quei presìdi che valgono l’aria che respiriamo, evitando la grande vulnerabilità per mancanza di strumentazione medica. A meno che una parte dei respiratori al centro dell’impegno di potenziamento delle terapie intensive dei nostri ospedali, non venga orientata anche a Bozzolo per garantire ai malati anziani di coronavirus le stesse opzioni di quelli del capoluogo”.
“Già nei giorni scorsi il sindaco di Mantova Palazzi ed il presidente della provincia Morselli – prosegue Torchio – hanno presentato un elenco assai chiaro delle necessità del nostro territorio. Se è importante realizzare un nuovo ospedale, magari d’avanguardia, a Milano, onde rispondere alle forti esigenze della metropoli, non è di minore evidenza la necessità di valorizzare la sanità del territorio, con investimenti che ripaghino il maltolto degli ultimi decenni. Avrei motivo di essere soddisfatto, pur in una giornata senza tregua, della stabilità del numero di cittadini colpiti dal virus. O del miglioramento delle condizioni di salute di alcuni tra i ricoverati di questa grave forma infettiva. O dei rimedi in fase di adozione per una comunicazione più celere ai sindaci dei dati dei cittadini colpiti. O, ancora, della soluzione adottata per la raccolta dei rifiuti dei positivi al virus, o, ancora del rigore del nuovo decreto del Ministro della Salute, in materia sportiva, più restrittivo dei precedenti. O dei passi avanti per acquisire strutture intermedie in cui ricoverare quanti devono concludere la quarantena, lasciando i posti più sanitariamente dotati a chi si trova in una fase acuta. Ma mi soffermo sul tema dei nostri ospedali di territorio che devono veramente tornare ad essere un baluardo inespugnabile di servizi e di risposte concrete alla popolazione”.
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