Poste, appello Cisl: 'Lavoro non sicuro, sospendere servizio per almeno una settimana'
Secondo il sindacato, “ogni giorno vengono messi in pericolosi dipendenti tra portalettere,sportellisti e consulenti commerciali. Da qui la richiesta di bloccare le attività almeno per una settimana” o di chiudere momentaneamente quelli che sono i doppi turni come Crema, Cremona e Casalmaggiore”.
Stop al servizio postale per almeno una settimana: questa la richiesta che il sindacato Slp Cisl di Cremona ha inviato stamattina alla sede di Poste Italiane. “Niente consegne da parte dei postini e niente attività di sportello da parte degli impiegati, ma anche niente contatti con i clienti da parte dei consulenti” chiede il sindacato, al fine di “tutelare lavoratori che, quotidianamente, sono a rischio contagio da Coronavirus”. +In provincia di Cremona “sono quasi cinquecento i dipendenti di Poste, di cui più della metà quali lavorano a diretto contatto con gli utenti” evidenzia Pietro Triolo, del sindacato. “E sono 120 gli uffici postali distribuiti sul territorio, molti dei quali senza strutture di protezione. Pochissime, le mascherine e pochissime le confezioni di gel disinfettante per le mani distribuiti dall’azienda nonostante continui ad aumentare, in modo preoccupante, il numero dei contagiati da Covid-19”.
Ma i problemi, per Triolo, sono anche altri. Come ad esempio “la non idonea igienizzazione dei locali”, ma anche il “mancato rispetto delle condizioni di prevenzione previste dal Comitato di gestione dei rischi da Coronavirus”. Secondo il sindacato, “ogni giorno vengono messi in pericolosi dipendenti tra portalettere,sportellisti e consulenti commerciali. Da qui la richiesta di bloccare le attività almeno per una settimana” o di chiudere momentaneamente quelli che sono i doppi turni come Crema, Cremona e Casalmaggiore”. Ma anche di “razionalizzare il servizio al minimo essenziale su tutto il territorio e di sospendere riunioni o altre iniziative”.
La Slp Cisl chiede quindi che vengano rispettate le disposizioni contenute nel decreto della presidenza del Consiglio. “Invece gli uffici postali restano affollati e gli utenti non rispettano la distanza di un metro” denuncia ancora il sindacalista. “Peraltro, paradossalmente, molte delle persone che frequentano gli uffici per operazioni che si potrebbero tranquillamente rimandare, sono proprio gli anziani, la categoria maggiormente a rischio. Gli impiegati non sono tutelati da vetri e non si possono proteggere con mascherine o disinfettarsi con il gel. Stesso problema per i consulenti che lavorano in spazi ristretti”. Si chiede quindi “una razionalizzazione delle aperture e una riduzione della presenza dei lavoratori negli uffici. Il lavoro agile non è stato proposto nemmeno al personale di filiale e i distacchi non sono diminuiti. Restano i problemi. Intanto per i postini sono state adottate misure di tutela nella consegna delle raccomandate. In accordo con Agcom, i portalettere suonano il campanello, avvertono della raccomandata e chiedono all’utente se possono apporre loro stessi la firma sul palmare. Se la persona non accetta, si lascia l’avviso per il ritiro. Ma, in questo caso, si finisce per intasare gli uffici, mettendo a rischio gli sportellisti”.
In tutto questo, per il sindacato, “le misure prese sono scarse, gli uffici nonostante la carenza di personale rimangono aperti compresi i doppi turni che in questo momento di difficoltà si potrebbero sacrificare in una chiusura pomeridiana, A riprova di queste inconfutabili considerazioni vi sono le iniziative messe in campo proprio in questi giorni dall’azienda. Nessuna risposta alla richiesta inviata dalle RRLLLSS.
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