Cronaca

La movida si può sacrificare, la salute no. Gente, sveglia! State a casa o il sistema sanitario collassa!

Il tempo non è scaduto, ma quasi: chi domenica s’è preso la sua domenica all’aria aperta, a Casalmaggiore come a Guastalla, come altrove, non dimostra di avere compreso il fenomeno né la sua portata. Farlo al più presto vale più di un vaccino, perché avrebbe effetto immediato.

Nella foto la ressa a Guastalla

Due settimane dopo, il Coronavirus abbiamo ormai imparato a conoscerlo. Ma la battaglia non è più soltanto medica bensì di buon senso. Non si tratta più di definire gli effetti del virus come “una banale influenza”, piuttosto che come “una polmonite più o meno grave”, con risposte diverse a seconda del fisico e dell’età del paziente. Il punto – e il dato certo – è che la battaglia, adesso, si sposta sull’ospedalizzazione dei malati, ossia sull’arrivo di un numero sempre più alto di casi in corsia e nei vari reparti di Terapia Intensiva, allestiti per l’occasione, negli ospedali.

Nella foto uno scorcio della piazza di Casalmaggiore domenica

Di Coronavirus non si guarisce in un giorno: servono 2-3 settimane nei casi più pesanti, e in questo momento 2-3 settimane sono tante, troppe, con i casi in continui aumento e posti letto che, giocoforza, sono quasi esauriti ovunque. Ecco perché la battaglia del Coronavirus riguarda la coscienza di tutti, in primis di chi – anche a Casalmaggiore o nella vicina Guastalla – domenica ha pensato bene di sfruttare un giorno di sole e bel tempo per affollare argine maestro, Piazza Garibaldi, Lido Po (nella zona di Guastalla in particolare). Atteggiamento poco responsabile di chi non ha ancora compreso l’appello del Governo e prima ancora delle autorità sanitarie. L’appello del buon senso, a prescindere da chiunque arrivi.

L’istituzione della zona rossa in Lombardia è stato un segnale forte e chiaro, ma evidentemente necessario. Recepirlo sarebbe la risposta migliore. Anche chi sta bene, infatti, può essere portatore di Coronavirus, magari asintomatico e uscire, contagiando altri, sarebbe il primo passo – fatto da ciascuno, perché è il singolo che poi fa la massa – verso il collasso dell’intero sistema sanitario. Perché avanti di questo passo l’Apocalisse del settore medico diventa inevitabile, come in tempo di guerra.

L’argine di Casalmaggiore domenica 8 marzo

Da qui ecco l’appello dell’ASST di Cremona. “Raramente trascorriamo del tempo in casa. Sempre fuori, di corsa, al lavoro (che prende oltre il 70% della nostra giornata). Rientriamo a tarda sera e non abbiamo mai tempo per le cose di casa. Ad ogni occasione propizia ripetiamo frasi del tipo: non vedo l’ora di tornare a casa. Se potessi stare un po’ a casa. Come si sta bene a casa. Se potessi lavorare da casa, sì che sarebbe un’altra vita. La lista degli esempi potrebbe essere infinita. Bene, è arrivato il momento di esaudire questo desiderio imperante. Ora possiamo, anzi dobbiamo stare in casa. Lo sottolineano gli esperti, lo ordinano i decreti per la tutela della salute. Stare in casa è un gesto semplice, confortevole che non costa nulla. In questo momento stare a casa ha un valore sociale e civile assoluto; è la cura; è la miglior azione possibile per il contenimento del contagio da Coronavirus”.

“Restate in casa”: questo dunque l’appello, accorato, che arriva alla popolazione da parte delle autorità sanitarie. Un appello che ormai è diventato un obbligo: non ci si può più spostare liberamente all’interno della zona rossa, ossia la Lombardia. Le persone fisiche (i divieti non valgono per le aziende, il cui lavoro non si ferma) possono circolare solo per recarsi al lavoro o per motivazioni urgenti di salute. In sostanza, si legge nel decreto, sono ammessi solo “gli spostamenti motivati da comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessità per motivi di salute”.

L’argine di Casalmaggiore domenica

L’inosservanza del divieto è penalmente punibile: coloro che saranno fermati e forniranno una giustificazione senza riscontro verranno denunciati per inosservanza del provvedimento dell’autorità. La violazione dell’articolo 650 del Codice penale è punito con l’arresto fino a tre mesi e l’ammenda fino a 206 euro. Tuttavia si è scelto di potenziare ulteriormente le sanzioni nei confronti di chi viola le norme: si prevede quindi la “contestazione di delitti colposi contro la salute pubblica”. In sostanza chi viene fermato dovrà dimostrare le proprie motivazioni. La veridicità delle autodichiarazioni potrà essere verificata anche successivamente, quindi se emergesse che si è dichiarato il falso, scatterebbe l’arresto. Un rischio previsto anche per chi viola la quarantena.

Il tempo non è scaduto, ma quasi: chi domenica s’è preso la sua domenica all’aria aperta, a Casalmaggiore come a Guastalla, come altrove, non dimostra di avere compreso il fenomeno né la sua portata. Farlo al più presto vale come (e forse più di) un vaccino, perché avrebbe effetto immediato. E consentirebbe di vedere la luce in fondo al tunnel. Per battere il virus, oltre alla scienza, serve buon senso.

Giovanni Gardani

 

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