Cultura

Bambini a casa da scuola, il pedagogista Acerbi: 'Una grande occasione'

Il pedagogista non si mostra preoccupato circa la scuola (“Si può recuperare con un’oculata proposta estiva”) e consiglia di non nascondere quel che sta accadendo ai bambini: “E’ giusto parlare di quello che succede, non in forma angosciante, ma nell’ottica di informare: è un po’ una lezione di realismo".

Vivere questo periodo coi propri figli come un’opportunità, passando tempo ‘vero’ con loro informandoli della situazione senza angosciarli. E’ questo il consiglio del pedagogista Amilcare Acerbi che spiega: “E’ una grande occasione, pur nella tristezza di un momento come questo. Ai bambini non dispiace dormire un po’, avere più tempo per giocare e stare vicino ai propri genitori, magari aiutandoli a fare cose. Inoltre sono rassicurati dall’entrare in confidenza con un adulto, per cui è importante che vadano assecondati ed incoraggiati, oltre a parlargli e ad ascoltarli”. Un incoraggiamento che significa “guardare con attenzione e discutere di ciò che fanno, valorizzarlo, conservarlo, magari esprimere un giudizio che non deve essere necessariamente positivo”, anche se tutto questo non deve “essere fatto in modo scolastico”.

Acerbi ammette che all’inizio “offrendo loro giornate molto organizzate c’è il rischio che si annoino o che siano un po’ destabilizzati”, ma “non gli fa male riconquistare il proprio tempo”. Anche la tecnologia può essere un buon alleato, purché se ne faccia un uso appropriato: “Spesso i genitori non sono abituati a stare con i figli, ma sarebbe un errore metterli davanti alla tv o al tablet per tutto il giorno. I bambini sono anche pigri, per cui questi comportamenti non vanno assecondati troppo. Ma si può tranquillamente guardare insieme a loro uno spettacolo in tv o un gioco sul tablet per farselo insegnare o commentare: mantenerli comunque attivi”.

Sempre la tecnologia può essere un buon mezzo per mantenere i contatti con amici e famigliari: “Questo tempo a casa da scuola andrebbe utilizzato anche per rinsaldare le amicizie: non creerei angoscia vietando compeltamente i contatti. Se si è sani, si possono frequentare amici e parenti, a patto che ci siano anche dall’altra parte le stesse attenzioni in fatto di prevenzione, insegnando al tempo stesso al bambino un modo diverso di relazionarsi col prossimo, più prudente, evitando ad esempio i baci o il bere dallo stesso bicchiere”. “In questo senso – aggiunge Acerbi – il telefono può essere utilizzato in modo meno frivolo e più in un’ottica di racconto, chiedendo e parlando della giornata o condividendo foto proprie o ad esempio dei propri disegni”.

Il pedagogista non si mostra preoccupato circa la scuola (“Si può recuperare con un’oculata proposta estiva”) e consiglia di non nascondere quel che sta accadendo ai bambini: “E’ giusto parlare di quello che succede, non in forma angosciante, ma nell’ottica di informare: è un po’ una lezione di realismo. Se c’è un malato in famiglia, non vanno spaventati, ma bisogna far capire che sono cose succedono usando un po’ di scienza e buon senso”.
Acerbi quindi conclude: “In definitiva, inviterei i genitori ad affrontare questi giorni con lo spirito che si aveva quando si aspettava il proprio figlio: essere cioè contenti orgogliosi, felici della situazione, essere pronti a fare di tutto e quant’altro. Recuperare quello spirito è importante, passare del tempo coi propri figli rinsalda la relazione ed è una scelta che pagherà per il futuro”.

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