Cronaca

Coronavirus: dall'isolamento allo sfogo di Giuseppe Torchio sugli untori

OGLIO/PO – E’ un caso della nostra area. E non daremo nessun riferimento per non alimentarne il fuoco. Perché in tempo di coronavirus succede anche questo. Basta un caso, anche uno soltanto, in paese per aumentare il disagio e la paura. Si dirà che è per gli altri. Per i malati, i deboli e gli impotenti. Ma in fondo la paura è un sentimento del tutto soggettivo: coinvolge chi lo prova. Ed è del tutto inutile: non cambia la situazione, non fa evitare il virus, aumenta solo l’entropia e il caos e di certo non favorisce il lavoro di chi sta cercando – a partire dagli operatori sanitari per arrivare ai comuni e alla protezione civile – di affrontare la vicenda in maniera del tutto razionale.

La segnalazione è arrivata nei giorni scorsi. E’ bastato che in un paese della nostra area arrivasse la segnalazione di un caso di positività per scatenare la caccia alle streghe. Individuato l’elemento ‘contagiato’ è scattato l’isolamento non solo per lui, ma pure quello per i vicini di casa. Disponibili a sottoporsi al tampone – anche se in ottime condizioni di salute – e magari di attaccarli fuori dall’uscio per mostrare al paese che quella paura è del tutto immotivata. Avremmo voluto raccontarvela con nomi e cognomi la storia ma in fondo non conta.

E’ successo, come è successo a Gussola che dopo la voce di un contagiato si sia scatenata la caccia al voler sapere chi è. Gli organi preposti hanno già provveduto ad avvertire tutte le persone che ci sono intorno al positivo per metterle in guardia, per segnalare che, al minimo sintomo, avrebbero dovuto avvertire chi di dovere ed eventualmente sottoporsi al tampone. Questo non è bastato. Ci sono anche esempi virtuosi, sempre nello stesso comune. E’ il caso di un ragazzo – anche qui ne tralasciamo il nome anche se per senso civico andrebbe sicuramente citato – che nei giorni immediatamente successivi all’inserimento di Codogno nella zona rossa, ha volontariamente segnalato di aver partecipato ad una manifestazione nel comune del lodigiano e – nonostante l’ottima condizione di salute – si è messo su indicazione degli organi preposti, in quarantena. Sta bene, non ha mai accusato sintomi. Ma tanto è bastato in paese per ‘costruire’ storie.

In tutto questo non potevano mancare le segnalazioni ‘fake’ ai giornali. Dai nuovi casi sino al morto di Viadana, che non è mai morto. La paura – da un certo punto di vista – è pure comprensibile. Ma resta comunque un sentimento del tutto improduttivo e non serve né a guarire, né ad evitare il virus, né a cambiare la situazione. Serve seguire rigidamente il protocollo e le regole e serve vivere. Serve tutelare le persone più a rischio senza farsi prendere dal panico. Che – per inciso – non cambia le cose se non in peggio.

Un altro caso comunque va segnalato. E’ quello portato alla luce ieri sera dal sindaco di Bozzolo Giuseppe Torchio che, commentando la notizia dei sei cavalieri del cotechino del suo ex paese, Spineda, una notizia simpatica di chi ha fatto qualcosa per allentare la tensione, spiegava che: “Fa piacere leggere questa notizia un po’ dissacrante. Meglio degli untori che vanno nei negozi a dir su di questo e di quello, a cercare il caso infettato anche quando non c’è, a spargere veleno come gli untori di manzoniana memoria. Attenzione, ne abbiamo qualcuno molto vicino ed una denuncia per procurato allarme ci sta tutta”.

Contagiati ce ne sono e ce ne saranno altri. Il servizio sanitario, i comuni, la regione ed il ministero stanno cercando in ogni modo di affrontare la situazione al meglio. Sta al singolo poi decidere se ‘dare una mano’ seguendo con scrupolosa metodica tutte le indicazioni o, al contrario, aumentare il caos con comportamenti che poco hanno a che fare con la razionalità. E’ una questione di scelta: non si può decidere di non aver paura, “uno il coraggio se non ce l’ha, mica se lo può dare” si potrebbe dire, riprendendo il don Abbondio di manzoniana memoria. Ma si può decidere di andare avanti. Nella consapevolezza che il virus prima o poi finirà e l’unica differenza che ci si porterà dietro sarà stata unicamente nel modo in cui saremo stati in grado di affrontarlo. Non solo medici ed organi preposti. Ma tutti i singoli cittadini.

N.C.

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