Cronaca

Col Coronavirus visite vietate? Il Busi si organizza con le videochiamate Skype

Una soluzione sensata e apprezzata, in attesa che l’emergenza possa passare, e che prova ad appianare le polemiche dei giorni scorsi quando proprio alcuni famigliari scrissero una lettera di fuoco contro la decisione del consigli di amministrazione.

CASALMAGGIORE – Anche la Casa di Riposo Busi di Casalmaggiore, come già avvenuto per diverse RSA della provincia cremonese chiuse alle visite per preservare la salute dei pazienti in tempi di Coronavirus, si attrezza con la tecnologia. Del resto lo hanno fatto pure le scuole e gli uffici, con diversi casi di lavoro o lezioni da casa e abbiamo esempi pure in attività di svago e benessere, come lo yoga del Milarepa: insomma, è giusto che pure le strutture assistenziali si muovano in questa direzione.

Per fare sentire meno soli gli anziani della Casa di Riposo, dopo le polemiche dei giorni scorsi tra Cda e alcuni parenti (ma c’è anche chi ha apprezzato la decisione, va detto), ecco che è stata data la possibilità di utilizzare Skype per avere un contatto, oltre che vocale, anche visivo, da parte degli anziani ospiti con i parenti. Da un lato vi è infatti la nota emergenza sanitaria, dall’altro il timore che l’anziano possa sentirsi abbandonato, non vedendo arrivare più nessun famigliare in questi giorni di chiusura al pubblico.

Una soluzione sensata e apprezzata, in attesa che l’emergenza possa passare, e che prova ad appianare le polemiche dei giorni scorsi quando proprio alcuni famigliari scrissero una lettera di fuoco contro la decisione del consigli di amministrazione. Per organizzare al meglio il servizio della videochiamata Skype, è stata spedita ai famigliari pure una mail, che recita più o meno così: “Chi desidera parlare con i parenti ricoverati si dovrà prenotare allo 0375-43644 per fissare l’orario nei seguenti giorni (limitandosi, per il momento, al weekend): il sabato alle ore 9-11 oppure alle ore 15-17 e la domenica alle ore 9-11. Sarà compito di un animatore portare poi il telefono ai pazienti”.

G.G.

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