Gianni Fava, il pensiero choc: "Il Coronavirus è la riprova che l'Italia come paese unito non esiste"
"E’ bastato che qualche idiota in Molise ( il Molise… mica la California!) decidesse di utilizzare l’arma dell’ordinanza (uno strumento di politica amministrativa del quale abusano gli idioti, appunto) per stabilire che Lombardi e Veneti non potessero varcare le soglie della mitica e ridente località sub sahariana".
VIADANA – E’ un pensiero forte, quello di Gianni Fava, ex assessore regionale all’Agricoltura e anima viadanese della Lega Nord (esatto proprio col suffisso Nord), ossia parte minoritaria che ancora si batte per battaglie che il nuovo Carroccio riformato da Matteo Salvini considera invece superate. Il tema è naturalmente quello più attuale, capace di monopolizzare tutti i media e l’attenzione pubblica, il Coronavirus. Ma visto da una prospettiva differente.
“Devo dire che ho cercato di non parlare dell’argomento – spiega Fava – di cui discettano tutti i nuovi scienziati da tastiera. E non lo farò nemmeno stavolta. Non voglio avventurarmi in considerazioni cliniche e terapeutiche per le quali dichiaro la mia totale e assoluta ignoranza. E nemmeno voglio fare considerazioni politiche in merito al primato di chi sia riuscito a far peggio in questa carrellata degli orrori. Al contrario dirò qualcosa che rischierà di essere frainteso ma me ne frego: nonostante tutto anche il corona virus a qualcosa è servito. E non tanto e non solo, a dar voce ad un popolo di imbecilli pronti a dimostrare la propria inadeguatezza nel tentativo di dimostrare la propria competenza. Ma al contrario proprio per aver dato ampia prova di un fenomeno antropologico che analizzo da sempre: l’Italia non esiste. Per fortuna mi verrebbe da aggiungere. Ma di certo ne abbiano le prove”.
“Non esiste il minimo straccio di solidarietà – prosegue poi Fava – fra territori e non esiste alcun afflato di identità. Altro che sovranismo e italico indentitarismo. Siamo ancora, per fortuna, entità assolutamente divise e perché no inconciliabili. E’ bastato che qualche idiota in Molise ( il Molise… mica la California!) decidesse di utilizzare l’arma dell’ordinanza (uno strumento di politica amministrativa del quale abusano gli idioti, appunto) per stabilire che Lombardi e Veneti non potessero varcare le soglie della mitica e ridente località sub sahariana. In decine hanno esclamato, con fare nemmeno particolarmente sorpreso: ecchissenefrega? Per quale motivo un lombardo o un Veneto avrebbero la necessità di andare in Molise? A fare cosa? Quindi verrebbe spontaneo derubricare la questione a divertente stupidaggine figlia di una cultura pronta a saper essere spiritosa anche in momenti difficili. Ma così non è”.
“In quella colossale sciocchezza amministrativa – prosegue Fava – sta tutto l’odio e il rancore che questo piccolo popolo invidioso riesce ad esprimere nei confronti di chi da decenni ne garantisce la sopravvivenza. Una sorta di invidia del pene degna di psicanalisi. Lombardi e Veneti hanno accolto per decenni molisani in cerca di un lavoro decoroso e di una vita migliore, col risultato di non essere solo invidiati, bensì odiati. Aver visto poi fotografie ridicole di provocatori cartelli affissi ai muri con scritto frasi del tipo: “Non si affittano case ai settentrionali” mi ha piacevolmente fatto tornare alla mente i secondi anni 90 del secolo scorso. Quelli della secessione per intenderci. Quelli nei quali una retorica mai morta ci ha costretto per decenni a sorbirci le insulse lezioni degli unionisti italici che condannavano in modo severo e un po’ stupido analoghe iniziative con beneficiari opposti. Il sentimento nazionale! Quella insulsa marcetta che è l’inno di Mameli! La gente che finge di commuoversi cantandolo e portando una mano al petto”.
“Tutta una farsa – attacca Fava -. Tutto ridicolo e drammatico nelle conseguenze. Oggi, finalmente dopo tanto tempo, orde di straccioni altolocati, piazzati col voto di scambio al vertice delle più malandate delle istituzioni occidentali, hanno finalmente l’occasione per giocare al contrario. E allora via! E’ aperta la caccia al Lombardo Veneto! Il quale non deve limitarsi a produrre, pagare e lavorare per tutti, ma deve anche subire l’onta del rancore di chi si sente superiore in virtù di non sa bene quali principi. Adesso le cose sono più chiare a tutti. E’ bastata una malattia di importazione. E’ bastato un nuovo virus per dimostrare quanto sia vulnerabile, soprattutto psicologicamente, un popolo allo sbando senza riferimenti ideali degni di essere definiti occidentali. Tutti hanno ben chiaro che il corona virus in realtà ha fatto meno morti di un qualsiasi week end a Scampia, però tanto basta a quelli che vivono da quelle parti per godere della sfiga di chi una volta tanto pare non essere stato più bravo. Un desiderio di rivalsa sociale e politica incomprensibile per le persone normali, ma assolutamente normale in un paese surreale. Spero soltanto che un giorno le povere vittime ottuagenarie e fragili del virus non diventino eroi simbolici del rinnovato conflitto del sud contro il nord. A qualcuno piacerebbe. A me sarebbe piaciuto che alla secessione ci fossimo arrivati senza spargimenti di sangue”.
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