Cronaca

Busi, lettera dei parenti indignati: "Situazione gestita male da subito, fino a quanto ci tengono fuori?"

"Per quanto riguarda i dipendenti che garanzia abbiamo che loro siano sani e non fonte di contagio? Hanno a disposizione mascherine con filtro, guanti, disinfettanti ecc... o come sospettiamo anche loro ne sono sprovvisti dipendendo dalle forniture delle farmacie che al momento non hanno scorte?".

CASALMAGGIORE – E’ con una lettera indirizzata alla nostra redazione che alcuni parenti degli ospiti della Fondazione Busi di Casalmaggiore scrivono per sfogarsi riguardo la decisione di chiudere la struttura alle visite. Una decisione che, va detto a onor del vero, è stata confermata – dopo la parziale apertura di Regione Lombardia – dall’Associazione delle Residenze Socio-Sanitarie in provincia di Cremona.

“Scriviamo in merito alle decisioni che la casa di riposo Busi – si legge – ha messo in atto per fronteggiare l’emergenza coronavirus, in particolare al divieto assoluto di accesso ai parenti. Decisione che oltre che rabbia lascia grossi dubbi. Essendo noi nella cosiddetta “zona gialla” si richiede massima attenzione ma non isolamento totale. A noi parenti sin da domenica è stato vietato l’ingresso senza tante spiegazioni, ma il centro diurno è stato perfettamente funzionante fino a martedì… Questa situazione di allerta, come qualcuno può pensare, non si risolverà di certo in pochi giorni e allora ci chiediamo: per quanto tempo saremo tenuti a forza lontano dai nostri cari? Settimane? Mesi? È inaccettabile! E in caso di pazienti gravi anche in quel caso il parente resterà fuori? Per quanto riguarda i dipendenti che garanzia abbiamo che loro siano sani e non fonte di contagio? Hanno a disposizione mascherine con filtro, guanti, disinfettanti ecc… o come sospettiamo anche loro ne sono sprovvisti dipendendo dalle forniture delle farmacie che al momento non hanno scorte? Siamo sicuri che i dipendenti siano veramente protetti? Ci sembra che le cose vengano fatte lasciando ampio spazio all’improvvisazione! Com’è possibile che il primo giorno di chiusura al pubblico al cancello del Busi ci fosse un operaio a dare spiegazioni ai parenti e non chi ha deciso il blocco? Perché non ci ha messo la faccia?”.

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