Ambiente

Tartufai della Bassa, concessione di dieci anni degli arginelli: subito al lavoro per l'ambiente

L’arginello è quello comprensoriale di Ponteterra, 18 km in totale, di cui 5 - ossia fino ai Dossi e a Brugnolo - concessi per dieci anni proprio all’associazione no profit, che si autofinanzia e a proprie spese mantiene quel tratto. GUARDA IL SERVIZIO TG DI CREMONA 1

SABBIONETA/RIVAROLO DEL RE – “Non vogliamo semplicemente cercare tartufi. Vogliamo fare qualcosa di concreto per l’ambiente, anzi abbiamo già iniziato a farlo”. Stefano Zani la presenta così, l’associazione “I Tartufai della Bassa”, con sede legale al Ristorante La Combriccola di Vicoboneghisio da lui stesso gestito. L’arginello è quello comprensoriale di Ponteterra, 18 km in totale, di cui 5 – ossia fino ai Dossi e a Brugnolo – concessi per dieci anni proprio all’associazione no profit, che si autofinanzia e a proprie spese mantiene quel tratto. Nessun costo incide sul pubblico dunque, e si è già creata una bella simbiosi con l’asilo Braga di Ponteterra e l’associazione Amici dell’Ambiente.

Venti i soci impegnati, più qualche sostenitore, consci che una pianta – ancora di più alla luce degli ultimi cambiamenti climatici – è come un bambino e va curata e seguita passo passo. Duecento sono state sin qui le essenze piantate, con tre diverse tipologie “tartufigene”. Tante altre sono le essenze curate, liberate da immondizia, rovi, anche rottami edilizi, oltre che da piante infestanti, alcune delle quali però da tenere in considerazione perché, come la sanguinella, indicano dove il terreno è favorevole alla crescita dei tartufi. Piantante a distanza di 10-12 metri l’una dall’altra, con protezione e paletti per favorire la crescita, le piante sono state sistemate a 3 metri dal confine col territorio di Casalmaggiore, rispettando il regolamento comunale. La salvaguardia del lato storico è garantita, trattandosi dei cosiddetti arginelli dei Gonzaga, mentre con il Consorzio Navarolo sin concordano le operazioni sulle parti più prossime ai canali.

Il tutto per migliorare una situazione più complicata che in passato, dovuto anche all’agricoltura intensiva, ma con la certezza che fare gruppo e ascoltare il parere delle associazioni, anche da parte del pubblico, può essere la strada corretta. La volontà, salvaguardando l’ambiente, è di creare una zona ad hoc, come già avviene nel basso mantovano, per il tartufo Bianco d’Alba, con limite di raccolta di un chilo mediante permesso, mentre altre tipologie di questo frutto della terra – dal Bianchetto, al Nero di Norcia, al Brumale, allo Scorzone estivo, all’Uncinatum – sono più adatte a crescere in altre parti d’Italia.

Giovanni Gardani

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