La crisi e prima ancora
l’incapacità di
riflettere e proporre
Caro direttore,
Si è chiuso un 2019 che ha lanciato campanelli di allarme non indifferenti per la tenuta del manifatturiero nel nostro Paese ed in particolare nel settore metalmeccanico.
Il mantra che ci avrebbe dovuto accompagnare era “cambiamento” per invertire la rotta ed essere in grado di generare dalle difficoltà la forza per una nuova azione inclusiva, generatrice di trasformazioni positive. Purtroppo, non siamo stati in grado di fare tutto questo, prima di tutto per demerito nostro, per la nostra ottusa convinzione che gli errori sono degli altri e mai nostri.
Ovvio, quello che sto dicendo riguarda tutto il settore manifatturiero del nostro Paese, ma da questa fotografia dobbiamo trovare modo di porci delle domande che hanno bisogno di risposte in prima persona. Ho una grande perplessità: vedo solo dati per spiegare le difficoltà; dati Istat, dati Ocse, dati solo dati, allarmi e forte preoccupazione, ma sempre più raramente trovo proposte, concrete, vere, che ci impegnano per essere protagonisti e, a fronte degli urlatori del momento che trovano fra i cittadini stanchi terreno fertile, persone in grado di sfidare con la ragione il qualunquismo.
La Fim Cisl Asse del Po nel 2019 ha cercato queste risposte e spesso ha ricevuto mortificazioni, soprattutto nel condividere quei valori che fanno di un sindacato la fonte della tutela. 892 lavoratori interessati nel secondo semestre 2019 ad ammortizzatori sociali, in particolare cassa integrazione ordinaria,seguita da cassa integrazione straordinaria, Fsba e due procedure di licenziamento.
Il secondo semestre dell’anno ha evidenziato un incremento al ricorso agli ammortizzatori sociali, riproponendo una nuova stagione di stagnazione. Ritengo, inoltre, particolarmente preoccupante in prospettiva, la situazione del settore siderurgico: i dazi e il rallentmento della domanda fanno prevedere un primo semestre del 2020 difficile. Le risposte nel territorio nel settore metalmeccanico sono arrivate dai 34 accordi aziendali che la Fim Asse del Po ha sottoscritto per 6.872 addetti. Gli argomenti che permettono di agire in prospettiva e dare slancio al futuro occupazionale riguardano un cambiamento radicale del concetto di rapporto di lavoro: l’imprenditore ha la necessità di sviluppare un rapporto di crescita costante e bivalente individuando nel lavoratore il collaboratore per eccellenza in grado di valorizzare sempre di più l’impresa; il lavoratore dal canto suo ha il compito di uscire dal concetto di subordinazione statica per rivalutarsi in dinamismo responsabile, mettendosi in gioco per appagamento professionale ed economico, ma, soprattutto, con la consapevolezza di essere al centro di un progetto di valorizzazione della persona. Inquadramento professionale, Sicurezza, Investimenti, Conciliazione tempi vita lavoro e pari dignità, Alternanza scuola lavoro e staffetta generazionale, Welfare, partecipazione e premio di risultato per obiettivi raggiunti, gli strumenti messi in campo.
Le mortificazioni passano da qui: spesso quanto scritto negli accordi di secondo livello, tolto la parte di premio di risultato, rimane lettera morta. Questo uno dei grandi limiti di tutti: degli imprenditori, che una volta firmato si dimenticano di quanto definito, dei lavoratori, che una volta visto quanto recuperano economicamente dal premio di risultato hanno poco interesse sul resto, noi sindacalisti che durante al vigenza contrattuale tralasciamo di verificare quanto definito presi da altre problematiche o forse perchè anche noi vogliamo dare risposte alla pancia dei lavoratori e abbiamo paura di confrontarci con i lavoratori e cercare di dare loro formazione adeguata. Ecco, penso che per fare questo dobbiamo incominciare nuovamente ad educare, prima ad educarci e poi iniziare insieme il cambio culturale.
Il 2020 riparte da qui; riappropiarsi del nostro ruolo attraverso l’ascolto dell’altro, senza avere paura di evidenziare le storture e l’incoerenza che l’altro esprime rispetto ai valori che rappresentiamo.
Chi vogliamo rappresentare, ma soprattutto come vogliamo rappresentare?
Chi sono le persone in difficoltà? Come siamo in grado di essere tutela a 360 gradi del giovane che si affaccia al mondo del lavoro, della persona che non ha il lavoro,della dignità dell’individuo, della donna spesso esclusa da percorsi di carriera? Siamo in grado di portare i lavoratori a mettere al primo posto la loro sicurezza nei luoghi di lavoro? Siamo in grado di costruire un accordo territoriale di settore che sia una nuova frontiera di sviluppo della provincia? Penso che serva questo e che solo il fare in prospettiva smuova le coscienze che oggi vanno avanti per inerzia, incuranti delle trasformazioni:il sapere nell’innovazione tecnologica è la priorità e Federmeccanica Territoriale da 3 anni deve darci una risposta per avviare la Commissione Territoriale del settore metalmeccanico sulla Formazione; la sicurezza al primo posto, ma quando si abbassano i riflettori rispetto ad un infortunio grave tutto ritorna come prima; largo ai giovani, ma questi non entrano mai perchè il mercato non dà certezza; basta parole fine a se stesse. L’impegno è lavorare con assiduità come fatto fino ad oggi per mettere al primo posto la persona e le sue fragilità in un territorio che solo partendo dai più deboli può trovare un cambiamento responsabile. La vocazione, missione sindacale ci deve esortare nel portare fuori dal guado le persone in difficoltà, ci porta a costruire una visione realistica e concreta avendo come base la contrattazione aziendale del 2019 al fine di migliorare le condizioni lavorative e sociali delle persone. Saremo in grado di rappresentare sempre di più nel momento in cui saremo in grado di recuperare la dimensione del futuro, della prospettiva, evidenziando che il futuro è la vera conseguenza del presente.
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