Samir Bougana, il foreign fighter vissuto a Piadena, chiede il rito abbreviato
D’altra parte non ha mai nascosto di aver combattuto nelle file dell’Isis, ma sostiene di non aver partecipato direttamente ad operazioni militari e che, quando fu catturato, stava già dirigendosi verso il consolato italiano
PIADENA – Ha chiesto lo sconto di pena Samir Bougana, il foreign fighter italo-marocchino catturato dalle forze curde in Siria mentre combatteva per l’Isis. Gli inquirenti bresciani hanno chiuso le indagini preliminari, basandosi anche sulle interviste rilasciate da Samir sui giornali e in tv (in particolare a “Porta a porta”). Si cerca di stabilire il suo ruolo nella guerra. Si sa che ha combattuto con altri europei e russi dalle parti di Raqqa, ed è accusato di aver operato per commettere atti di terrorismo sia in Siria che in Europa. Bougana è stato interrogato nel tentativo di ricostruire strategie e tecniche di addestramento ma soprattutto la rete di contatti internazionali e i canali di reclutamento.
Nato in Provincia di Brescia 25 anni fa, Samir è il primo foreign fighter ad aver voluto, dopo aver combattuto per l’Isis, tornare in Italia. Questo dopo essere stato catturato, nel settembre 2018, in Siria dai combattenti curdi. Nativo di Gavardo, ha vissuto per una decina di anni a Piadena (dove ha militato da calciatore nella Martelli) per poi trasferirsi a Canneto sull’Oglio. A 16 anni si trasferì in Germania, ed è qui che sarebbe avvenuto il processo di radicalizzazione. Da qui la scelta di partire volontario 6 anni fa assieme alla moglie. Appena catturato, Samir si era detto subito pentito della scelta fatta anni prima, e ha raccontato episodi raccapriccianti sulla sua esperienza, affermando che il suo sogno era quello di tornare in Italia. E in Italia ci è tornato, in febbraio, a seguito del mandato della Procura di Brescia eseguito da agenti della Digos, per essere processato per partecipazione ad associazione con finalità di terrorismo.
Oggi Samir Bougana è difeso dall’avvocato Alexandro Maria Tirelli e come detto ha chiesto di essere processato con rito abbreviato per ottenere lo sconto di un terzo sulla pena. D’altra parte non ha mai nascosto di aver combattuto nelle file dell’Isis, ma sostiene di non aver partecipato direttamente ad operazioni militari e che, quando fu catturato, stava già dirigendosi verso il consolato italiano in Turchia.
In effetti la responsabilità sul campo di battaglia sarà difficile da provare, come avviene per altri nella sua situazione (in Europa: in Italia è il primo).
V.R.