Politica

Oglio Po: Giulio Gallera presenta un cronoprogramma di fronte a un territorio unito

Ha mostrato una coesione mai vista sugli obiettivi. Sindaci di ogni colore, maggioranza, opposizione, cittadini si sono ritrovati su posizioni molto vicine per quel che riguarda la tutela dell'ospedale Oglio Po. GUARDA I SERVIZI TG DI CREMONA 1

CASALMAGGIORE – Le parole ci sono state. Quelle forti, di un impegno sancito da una sorta di cronoprogramma preciso su quel che manca e che si andrà ad integrare. Daccordo, al momento parole sono e parole restano. Per i fatti non ci sarà che attendere. Non tutto dipenderà da Regione Lombardia, soprattutto sul reintegro dei medici nei posti vacanti. Alcuni dei problemi della sanità nascono da lontano, e sono problemi nazionali: la carenza cronica di specialisti, un sistema universitario dissennato che ha contingentato le specializzazioni nonostante la mancanza di figure professionali potesse essere prevedibile già anni fa, i conseguenti concorsi andati a vuoto, sono anche quelli realtà. E’ una realtà al momento indipendente dal volere politico, quantomeno da quello regionale.

La visita nella serata di ieri dell’assessore al Welfare Giulio Gallera ha avuto – al di là delle parole alle quali poi bisognerà tenere fede (di acque e direttori sotto i ponti e nei consigli ne son passati tanti, ognuno con le loro promesse spesso non mantenute) – i suoi aspetti positivi. Ha mostrato, ed è stata forse la sensazione più interessante di tutta la serata, una coesione mai vista sugli obiettivi. Sindaci di ogni colore, maggioranza, opposizione, cittadini si sono ritrovati su posizioni molto vicine per quel che riguarda la tutela dell’ospedale Oglio Po e dei presidi di Bozzolo e Viadana. Basta riduzione dei servizi, basta taglio dei budget, basta alla carenza cronica di figure professionali importanti, basta alla considerazione del Casalasco come ruota di scorta di Cremona: la Regione deve mantenere le promesse e a chiederlo – vivaddio – per una volta sono tutti, a prescindere dalla bandiera.

180 persone all’interno dell’Auditorium, almeno un’ottantina quelle costrette a restarsene fuori dalla sala scelta per il Consiglio Comunale aperto. A vegliare sulla pubblica sicurezza alcuni uomini della Digos, la polizia, i carabinieri e la municipale. A parte qualche contestazione all’arrivo dell’assessore e qualche fischio però tutto si è svolto in maniera più che pacifica. Qualche più che giustificata protesta per chi è restato fuori. Infermiere, personale medico, il presidente del Concass (entrato poi successivamente) e cittadini comuni ma, al di là di una valutazione numerica che era probabilmente impossibile pensare a priori, la gestione dell’evento da parte del presidente del Consiglio comunale Francesco Ruberti è poi stata impeccabile. Una nota di merito a lui e ai dipendenti comunali che hanno gestito al meglio un consiglio di non facilissima gestione.

Non è stata una volontà di qualcuno non voler far entrare tutti quelli che sono rimasti fuori, ma precise disposizioni di ordine pubblico. Impossibile, peraltro, farla ad esempio in teatro che con i suoi 300 posti avrebbe potuto contenere tutti. Difficile, per gli agenti, riuscire a controllarlo. E’ andata così. Non è mancata – è da sottolineare – la volontà della politica di farsi ascoltare da tutti.

L’argomento era chiaramente caldo con il focus sulla sanità dell’area OglioPo ed il presidio ospedaliero di riferimento. Seduti in una sala gremita in ogni ordine di posti ci sono i sindaci e i rappresentanti di tanti comuni dell’area ‘tra i due fiumi’: oltre all’amministrazione Casalasca al completo ci sono i primi cittadini di Solarolo Rainerio Vittorio Ceresini, di Voltido Giorgio Borghetti, di Spineda Fabrizio Bonfatti Sabbioni, di Rivarolo del Re Luca Zanichelli, di Torricella del Pizzo Emmanuel Sacchini, di Martignana Po Alessandro Gozzi, di Gussola, Stefano Belli Franzini, di Motta Baluffi Matteo Carrara, di Sabbioneta Marco Pasquali, di Gazzuolo Loris Contesini, di Dosolo Pietro Bortolotti, di Commessaggio Alessandro Sarasini, di Marcaria Carlo Alberto Malatesta, di Bozzolo Giuseppe Torchio, di Tornata Mario Penci, di San Martino Dall’Argine Alessio Renoldi, di Pomponesco Pino Baruffaldi, di Cingia de Botti Fabio Rossi, di Calvatone Valeria Patelli, di Viadana Alessandro  Cavallari e l’assessore di San Giovanni in Croce in rappresentanza del comune Fabrizio Galli, Mariella Gorla per Rivarolo Mantovano e il vice sindaco di Scandolara Riccardo Zapponi. Probabilmente ce ne sono altri, e forse ce li siamo persi nella moltitudine, o forse dopo ore di permanenza in auditorium di qualcuno abbiamo avuto le visioni. A livello locale poi c’era una nutrita rappresentanza dell’opposizione viadanese e i candidati sindaco Minotti, Zaffanella e Cavatorta ed altri consiglieri comunali dei vari comuni in ordine sparso. Nutrita anche la rappresentanza regionale. C’è Marco Degli Angeli (M5S), c’è Matteo Piloni e Antonella Forattini (PD), c’è Federico Lena (Lega). C’è anche il presidente della provincia di Cremona Mirko Signoroni e c’è Carlo Malvezzi.

L’arrivo dell’assessore regionale Giulio Gallera è accolto da una protesta composta e civile con striscioni e qualche fischio isolato all’esterno dell’edificio. Il consesso è aperto dal consigliere di opposizione Annamaria Piccinelli che chiede in modo risoluto risposte sincere e chiare all’assessore Gallera, a partire da che ne sarà, se e quando, dell’area interaziendale Casalasco-Viadanese, che cosa si prospetta per il futuro dei reparti, che cosa per il futuro del Pronto Soccorso.

Un’intervento caparbio e risoluto anche quello poi del sindaco Filippo Bongiovanni, che chiede il rispetto delle promessa fatte e parla dell’esigenza del punto nascita e del fatto che comunque i sindaci andranno avanti dal punto di vista legale sulla questione. Una breve cronistoria poi che riporta indietro il tempo al 1992 quando l’ospedale Ogliopo sorse sulle ceneri dei presidi di Bozzolo, Casalmaggiore e Viadana, e le attenzioni che si orientano alla classificazione di primo livello ed il punto nascite, fulcro delle ultime tensioni e divenuto vessillo di chi alza la difesa del territorio proprio attraverso la questione ospedaliera. Parla anche del’area interaziendale, di tutte le promesse fatte e mai mantenute in tre anni. Chiede in modo deciso rivolgendosi direttamente a Gallera che quelle promesse vengano e finalmente rispettate. Chiede infine che si intervenga anche a livello strutturale sull’asfaltatura esterna di quello che, più che una strada e un parcheggio sembra un campo di patate.

L’assessore regionale rompe gli indugi fissando i problemi del territorio come specchio di una situazione nazionale che versa in condizioni ammalorate, ma non è l’unica limitazione alla crescita: “In Regione Lombardia non ci sono ospedali di serie A e B, ma strutture differenti ed ugualmente importanti nel contesto in cui sono localizzate. Il problema – sottolinea L’assessore al welfare, Giulio Gallera – è una legislazione impone portando l’ente ad un utilizzo delle proprie risorse ridotto rispetto al proprio potenziale. Nel giugno del 2018 iniziò un cammino proficuo con i sindaci del distretto perché il decreto legislativo n. 70 ci impose un percorso problematico che però favori, nelle difficoltà, un confronto virtuoso”.

Arriviamo alla parte delle promesse. L’assessore regionale – con l’ausilio di slide – continua la sua presentazione mostrando quel che è stato fatto e quel che si farà, con un calendario preciso. “Proveniamo da 8 anni di grandi difficoltà con mancato inserimento di personale e turnover bloccato – asserisce Gallera – e gli accenni di ripresa sono troppo deboli per far fronte ad un periodo tanto lungo di sottofinanziamento. La situazione peggiore è rappresentata dall’assenza di medici e le poche borse di studio messe a disposizione dal ministero con un paradosso che va creando si come i concorsi risultati deserti per entrare nelle strutture di Mantova e Cremona”.

Altro punto focale è inerente al pronto soccorso su cui l’assessore non sembra avere dubbi: “Rimarrà aperto 24 ore al giorno e c’è l’impegno per rafforzarlo e consolidarlo”. La lunga digressione a livello regionale porta poi a restringere il campo d’azione ed il ‘casalasco-viadanese’ va al centro dell’attenzione: “C’è un progetto che andrà in giunta e diventerà un modello strutturale – annuncia – con un direttore che sarà scelto attraverso un bando dell’ASST Di Cremona creato ad hoc in collaborazione con i due presidenti delle realtà territoriali. Questa figura disporrà di un budget e potrà gestirlo autonomamente, e si lavorerà per obiettivi”. Un lievissimo accenno anche alla questione del punto nascite. Un piccolissimo pertugio quello appena accennato dall’assessore che subordina un eventuale ragionamento in merito a quando varierà – se varierà – la normativa a livello nazionale. Non dice che riaprirà nel caso, ma neppure che l’idea è tramontata del tutto e di mettersi l’anima in pace. Quello del punto nascite è una ferita tutt’ora aperta e l’assessore decide di non entrare nello stretto merito se non per dire che la decisione è stata presa ottemperando la normativa nazionale, il famoso decreto Lorenzin.

Seguono poi una lunga sfilza di interventi, a partire da quello di Annamaria Piccinelli (CNC) che contesta la discrepanza tra normativa e promesse, parla della psichiatria (900 pazienti in carico a 4 medici), parla di medici demotivati e delusi e della mancanza di attrattiva dell’Oglio Po per i medici che appena possono – se arrivano – se ne vanno. Accenna anche all’impegno degli amici dell’ospedale Oglio Po e all’esigenza di una visione strategica d’area. Accenna all’apparecchiatura per la risonanza magnetica: quella attuale risale a 15 anni fa ed è un dono degli Amici dell’Ospedale Oglio Po.

Alberto Fazzi (Listone) che parla di numeri accennando all’eccellenza e alla sicurezza del punto nascite (di cui chiede la riapertura) che la regione ha deciso di chiudere in cui i numeri di decessi di infanti, nella sua lunga storia, è stata di zero bambini. Chiede il mantenimento del Pronto Soccorso h24. Parla dei 40 km per raggiungere Cremona e dei parti di fortuna verificatesi dopo la chiusura. Parla di necessità di ordinaria e straordinaria manutenzione.

Fabrizio Vappina (CNC) parla di ‘effetto ridondanza’ nel discorso di Giulio Gallera, chiede lumi sulla classificazione dell’ospedale e chiede che le decisioni e le richieste tornino al territorio e alla politica. Pierluigi Pasotto (CNC) porta numeri per dimostrare che l’eccellenza lombarda così tanto eccellente poi non è, del fatto che la Lombardia abbia reinvestito solo l’85.3% su quando stanziato dallo stato. Porta i dati GIMBE sui livelli essenziali di assistenza che ci vedono al quinto posto a livello di regione. Mario Daina (CNC) mette in relazione il progressivo indebolimento del pubblico con il disegno della spinta verso la sanità privata, chiedendosi se sia questo il modello lombardo, un modello di ‘sanità’ di classe in cui chi ha viene servito bene e chi ha meno si prende i problemi. Valentina Mozzi (CNC) fa un elogio al personale della struttura e chiede che l’Oglio Po continui a restare struttura per acuti, poi chiama il valletto Pasotto a consegnare il faldone delle 15 mila firme raccolte a tutela del nosocomio casalasco. Giampietro Seghezzi (maggioranza) parla dell’importanza dell’ospedale Oglio Po e della necessità che parta finalmente il distretto d’ambito. Mirko Signoroni accenna alle difficoltà dei servizi erogati al cittadino e della necessità che proprio ai servizi venga dedicata la massima attenzione. I sindacalisti Marco Arcari e Luca Dall’Asta parlano della preoccupazione del sindacato, del continuo depotenziamento del nosocomio cittadino. Matteo Piloni (PD) ringrazia Gallera parlando di sera importante. Marco Degli Angeli sostiene l’esigenza che all’Oglio Po vengano date tutte le risorse necessarie per mantenere i servizi, del ‘danneggiamento’ procurato dalla chiusura del Punto Nascita. Federico Lena prende atto delle tante voci che parlano all’unisono e di uno stesso sentire che accomuna un territorio, e dell’esigenza di un presidio che sappia muoversi con le proprie gambe. Giuseppe Torchio bacchetta Gallera, portando per l’nnesima volta alla luce l’esperienza del nosocomio di Bozzolo e della riabilitazione cardiologica andata a finire nelle sperdute lande di Pieve di Coriano. Stefano Belli Franzini bacchetta Gallera ricordando quante parole e quante promesse sono state disattese negli anni.

Poco prima di mezzanotte si è chiusa l’assise. Una lunghissima maratona. Il positivo è nella unione tra amministratori, sancita poi per molti di loro – concedeteci pure una nota di colore – davanti ad un bicchier di vino in piazza Turati. E un’unione di intenti formalizzata in un documento (che pubblicheremo nella giornata odierna) votato all’unanimità dal consiglio. Di negativo – al momento – è che la situazione pre Gallera a Casalmaggiore al momento è identica alla situazione post Gallera a Casalmaggiore. Di promesse, in anni di comparsate di direttori generali, ne sono state fatte parecchie e a tante poi non è mai stato dato seguito. Per i direttori generali – lo ricordiamo per dovere di cronaca – neppure il punto nascita dell’Oglio Po avrebbe mai chiuso. Poi come è finita lo sappiamo tutti. Gallera ha quantomeno avuto il merito di avere – ieri sera – contingentato i tempi. Ora non resta che attendere che quelle date vengano quantomeno rispettate.

Alessandro Soragna & Nazzareno Condina

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