Stop alla 'Città dei bambini'. Oggi è quasi impossibile organizzare una festa diffusa
Segno dei tempi che cambiano. Segno di un'italietta fatta di leggi su leggi che rendono pressoché impossibile l'iniziativa privata. Un paese in declino per tante ragioni, e questa è una delle tante. Molte le sollecitazioni arrivate in questi mesi
CASALMAGGIORE – E’ stata una bellissima esperienza. Per tanti, ma soprattutto per loro: per i più piccoli, protagonisti per giorni di iniziative a loro dedicate. Sono stati giorni magici, per i più piccoli ma anche per i loro genitori. La regola de ‘La città dei bambini’ è sempre stata quella di dare modo a scuole, commercianti del centro, semplici cittadini di riappropriarsi delle città. Iniziative diffuse, in centro e nelle frazioni, che hanno visto spesso le scuole protagoniste. E nel 2020?
Slow Town molla (disponibile comunque a fungere da supporto nel caso qualcuno decida di prendersi la briga di organizzare), il gruppo Persona Ambiente si era detto disponibile all’organizzazione ma al momento non c’è nessuna nuova all’orizzonte, proprio perché le difficoltà sono tante. Il vero problema è la normativa sulle feste, che di fatto limita molto la possibilità di organizzare iniziative concepite come ‘La città dei bambini’. Normative complicate, costi lievitati, difficoltà di organizzare eventi sempre più evidenti e non per colpa di chi organizza.
Una situazione complicata insomma. Per chi rifiuta di organizzare feste sempre nei soliti luoghi deputati a farlo (l’area AVIS, tanto per fare un esempio) per non venire meno ai dettami che da sempre hanno ispirato l’organizzazione, l’impossibilità o quasi di mettere in piedi una qualsivoglia iniziativa senza doversi sobbarcare il peso di un ‘calvario burocratico’ divenuto pressoché insostenibile. Benvenuti in Italia, verrebbe da dire, e probabilmente è così. Benvenuti in una nazione dalla legislazione sempre più complicata, dove invece di aumentare le facilitazioni aumentano solo le richieste e le spese.
Si chiude probabilmente così una fase. Casalmaggiore non sarà più la città dei bambini. Non avrà più feste di vie o di quartiere (per chi volesse chiedere cosa significa organizzare una festa in una via l’invito è quello di andare a fare due chiacchiere con Paolo Conti, del bar Conte in via Romani che dopo aver organizzato per il secondo anno la festa nella via, difficilmente si sognerà di organizzare una terza edizione). E tavoli in strada, e giochi per i piccoli, e socializzazione, e cene messe in piedi con tanta poesia e tanta partecipazione.
Segno dei tempi che cambiano. Segno di un’italietta fatta di leggi su leggi che rendono pressoché impossibile l’iniziativa privata. Un paese in declino per tante ragioni, e questa è una delle tante. Molte le sollecitazioni arrivate in questi mesi (non ultima quella indiretta del dottor Alessandro Maroli che vorrebbe mettere in scena una delle favole che hanno partecipato al suo concorso proprio in occasione de ‘La città dei bambini’). Ma chi organizza – spesso privati cittadini che non lo fanno per mestiere – non è più disposto a perdere giorni, e settimane, solo per richieste, pagamenti, solleciti. E non è più disposto ad investire tempo non nell’organizzazione delle feste, ma in tutti gli adempimenti burocratici.
Moriremo di burocrazia o forse, di burocrazia, siamo già morti da tempo.
Nazzareno Condina