Fondazione Aragona, il mio
parente ha ancora bisogno di
terapie, lo dicono i medici
Caro direttore,
chiedo ospitalità per rendere pubblica una situazione che ora sta preoccupando la mia famiglia ma potrebbe in futuro interessare altre persone. Prima di entrare nel merito chiedo, considerata la situazione in fieri, se possibile pur firmando la lettera di mantenere l’anonimato. Un mio familiare, l’unico rimasto, dopo un intervento chirurgico è stato dimesso in data 10 novembre dall’ospedale Oglio Po e dopo alcuni giorni, constatate le sue precarie condizioni, esattamente il 19 novembre, è stato ricoverato in terapia riabilitativa presso la Fondazione Ospedale Aragona di San Giovanni in Croce. In data 20 dicembre il direttore sanitario della Fondazione mi comunica che il 24 dicembre il mio familiare verrà dimesso avendo terminato il ciclo di cure riabilitative. In allegato trasmetto due certificazioni del dottor Abruzzi e del dottor Tei dove si evince senza ombra di dubbio che il paziente deve proseguire il trattamento riabilitativo e che le condizioni di salute sono tali da non garantire un livello di assistenza adeguato ai bisogni e alla disabilità riscontrata. Inoltre allego la mia lettera di opposizione alle dimissioni, nella quale faccio presente tutta le problematiche che riguardano il mio familiare ma anche le mie precarie condizioni di salute che non mi permettono di garantire l’assistenza adeguata. Ho scritto anche alla presidente della Fondazione, ma non ho avuto risposta. Pertanto chiedo che al mio familiare siano garantite le prestazioni necessarie ai bisogni e alle esigenze dello stesso con la revoca delle dimissioni oppure con il suo trasferimento ad altro reparto o struttura adeguata all’erogazione delle cure necessarie nel Casalasco.
(grazie all’interessamento di Marco Degli Angeli (M5S) che ha portato all’interesse dell’assessorato alla Sanita di Regione Lombardia la questione di cui sopra, la vicenda sembra essere in fase di sviluppo positivo per le due persone coinvolte. E’ notizia di ieri sera tardi, la aggiungiamo qui, ndr)