Economia

Fake News in agricoltura, Coldiretti Mantova e UniMilano insieme per un’informazione più trasparente

Una mattinata, come ha ricordato il direttore di Coldiretti Mantova, Erminia Comencini, “che non vuole essere autocelebrativa del mondo agricolo, ma che serve a dare le informazioni corrette agli operatori, ai cittadini e ai consumatori”.

“Noi non produciamo soltanto singoli prodotti agricoli, ma ci rivolgiamo ai consumatori in Italia e nel mondo con una dieta alimentare, un sistema agricolo, un modello produttivo, che deve essere comunicato nel modo giusto, perché parte da una modalità sostenibile in campo e in allevamento”. È il messaggio del presidente di Coldiretti Mantova, Paolo Carra, a conclusione del convegno su “Agricoltura, ambiente e fake news. Risposte e soluzioni sostenibili”, che si è svolto questa mattina al Consorzio Virgilio e che ha coinvolto il direttore regionale di Coldiretti, Marina Montedoro, e l’Università di Milano con i professori Matteo Crovetto e Marco Acutis.

Una mattinata, come ha ricordato il direttore di Coldiretti Mantova, Erminia Comencini, “che non vuole essere autocelebrativa del mondo agricolo, ma che serve a dare le informazioni corrette agli operatori, ai cittadini e ai consumatori”. Anche perché, come ha ribadito Carra, “se un consumatore oggi chiede trasparenza, sostenibilità, benessere animale, i produttori devono assecondare questa spinta”. L’importante è non cadere nel vuoto delle fake news, che hanno portato in queste ultime settimane gli imprenditori agricoli olandesi, francesi e tedeschi a manifestare contro un’opinione pubblica che vedrebbe gli allevatori responsabili dell’inquinamento o della maggior parte delle emissioni di gas serra. Niente di più falso.

Lo ha illustrato il prof. Matteo Crovetto, dicendo appunto che “l’agricoltura è responsabile del 14% del riscaldamento globale, al pari dei trasporti, mentre l’industria pesa per il 21 per cento”. Altri numeri che scagionano il sistema agricolo: “L’agricoltura in Italia negli ultimi 20 anni ha diminuito le emissioni di gas serra del 10%, mentre i trasporti hanno aumentato le emissioni del 40%”, ha specificato Crovetto.

Contrariamente all’opinione più diffusa (ed errata), l’impatto degli allevamenti intensivi è minore rispetto a quelli estensivi. Anzi, “aumentando il livello produttivo si ammortizzano i costi economici e ambientali, perché la vacca o la scrofa emettono metano sempre, anche se non producono latte o suinetti. Meglio, dunque, che la produzione sia la più alta possibile, in modo da ridurre percentualmente l’impatto ambientale”.

Associare l’agricoltura all’inquinamento ambientale è un errore clamoroso anche per l’assessore all’Ambiente della Lombardia, Raffaele Cattaneo, che in un videomessaggio da Madrid, dove è in corso la Cop 25 sui cambiamenti climatici, ha riconosciuto il ruolo insostituibile di “agricoltori e allevatori nella lotta agli sprechi nella filiera alimentare e nell’applicazione virtuosa dell’economia circolare”.

Anche in chiave di energia verde il nostro Paese vanta grandi numeri. Li ha ricordato Marina Montedoro, direttore di Coldiretti Lombardia: “L’Italia ha il primato europeo per utilizzo di energie da fonti rinnovabili con 800mila impianti fotovoltaici e siamo al quarto posto in Ue per impianti di biogas, che in totale sono 2.000, dei quali 400 in Lombardia. Di questi, in particolare, tre su quattro si alimentano da fonte agricola.

Attenzione anche alle false credenze in termini di biodiversità. Lo ha specificato il prof. Marco Acutis dell’Università di Milano a una platea nutrita di operatori, sindaci e rappresentanti delle istituzioni. “Abbiamo grande bisogno di biodiversità nei suoli e di migliorare la quantità di carbonio in essi contenuta – ha raccomandato Acutis – ma l’agricoltura ha bisogno di produzioni uniformi per gestire le necessità dio trasformazione”.

Anche l’irrigazione deve essere gestita senza incorrere in luoghi comuni, che potrebbero rivelarsi pericolosi. “Soprattutto d’estate – ha reso noto il professore – un eccesso di irrigazione rischia di dilavare nutrienti preziosi per le piante, a partire dall’azoto, che rischia di finire in falda. La Pianura padana è il secondo più grande bacino acquifero d’Europa, bisogna preservarlo”. Serve pertanto un nuovo approccio scientifico alla sostenibilità. “Noi agricoltori dobbiamo accompagnare il percorso di crescita e non contrastarlo, cercando di fare rete e non di operare avulsi dal sistema”, ha concluso il presidente Paolo Carra.

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