Cronaca

Dosolo, il furto in casa. Michele Raiba: "La rabbia? Sapere che hanno violato il tuo mondo"

DOSOLO – Nessuno si è accorto di nulla, nessuno ha visto né sentito niente. E’ questo, insieme alla consapevolezza della privacy violata, quello che fa più male. La banda che venerdì scorso è entrata a Dosolo in casa di Michele Raiba, una dimora in mezzo ad altre, nei pressi della pizzeria da Anna e Pippo, proprio a Dosolo, non ha lasciato tracce. Michele era via per lavoro, la moglie era uscita alle 7.15  chiudendo i cani nell’area della lavanderia, come in altri giorni, per farvi rientro poco prima delle 13. In quel lasso di tempo i malviventi sono entrati in azione.

Una banda di professionisti con ogni probabilità. Nessuna impronta lasciata in giro, il cancello aperto (probabilmente, come ci spiega Michele, lo avevano codificato) senza lasciare alcuna traccia. Appena in casa sono passati al piano superiore dove hanno ‘staccato’ la grossa cassaforte di almeno 150 kg dal muro e poi l’hanno fatta cadere giù dalle scale. Al pian terreno l’hanno probabilmente caricata su un mezzo d’appoggio e portata via. Nessuno ha visto niente, nessuno ha sentito nulla. Né i 2 quintali della cassaforte che cadevano (peraltro provocando danni piuttosto evidenti alla scala), ne il casino scatenato probabilmente dai cani, ben 9, che abbaiano a chiunque cerchi di avvicinarsi.

Solo una persona – ha raccontato poi – passando davanti casa di Michele ha notato una BMW nuova con un ragazzo di fianco che si è voltato dall’altra parte appena l’uomo si è avvicinato, facendo finta di controllare i pneumatici. Non ci ha fatto molto caso, solo dopo ha collegato il tutto. Probabilmente quel giovane col cappellino era il palo della banda che se ne stava fuori a controllare la situazione.

Michele è spesso in giro per lavoro “E mia moglie adesso ha paura” ci racconta ancora arrabbiato. “Probabilmente i ladri sono entrati quando mia moglie è andata via, al piano di sotto non hanno toccato niente e sono andati al piano superiore portando via la cassaforte dove tengo le armi, 4 fucili e una pistola. L’hanno buttata giù, dopo averla scardinata dal muro, dalle scale e mi sembra impossibile che nessuno abbia sentito nulla. Anche i cani avranno sicuramente abbaiato, ma nessuno ha sentito”.

La cassaforte, insieme alle armi, è stata ritrovata poco distante, tra Dosolo e Pomponesco, in prossimità della strada che porta alla Taverna sul Po. Le armi e le munizioni erano ancora dentro “Mancavano solo i buoni postali di mia figlia. La cassaforte è da buttare via. Probabilmente quando l’hanno aperta hanno scardinato i cilindri”. A sparire, oltre ai buoni postali, il mazzo con tutte le chiavi che era in casa: Michele ha dovuto cambiare tutte le serrature. I malviventi, forse spaventati da qualcosa, hanno deciso di liberarsi del maltolto scappando in maniera precipitosa e abbandonando le armi “Che comunque avrebbero potuto avere un mercato”.

Il danno stimato supera il migliaio di euro. Ma è il resto che fa male. La sensazione di una vita privata violata, la rabbia di un silenzio che a Michele sembra inspiegabile. “Qui a Dosolo, se si muove qualcosa, c’è sempre qualcuno che vede. Questa volta non ha visto nessuno. Sono stati fortunati, se li avessi trovati in casa andava a finire male, non me ne sarei stato fermo”.

Nazzareno Condina

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