Flash mob, anche CNC solidale con Cremona, rivendicando il diritto "territoriale" alla Sanità
Organizzato da Casalmaggiore la Nostra Casa, minoranza di centro sinistra, il flash mob ha visto la partecipazione anche di Fabrizia Zaffanella, candidato sindaco nella vicina Viadana per il 2020.
CASALMAGGIORE – Anche Casalmaggiore ha mostrato solidarietà ai manifestanti di Cremona per mantenere all’Ospedale Maggiore il reparto di Terapia Intensiva Neonatale con un flash mob organizzato alle ore 11 sotto i portici del comune casalese, passando poi per piazza Garibaldi tra i banchi del mercato settimanale. Organizzato da Casalmaggiore la Nostra Casa, minoranza di centro sinistra, il flash mob ha visto la partecipazione anche di Fabrizia Zaffanella, candidato sindaco nella vicina Viadana per il 2020.
Del resto – come è stato sottolineato – il tema della sanità è territoriale, con la chiusura del Punto nascite Oglio Po, lo spostamento della riabilitazione cardiorespiratoria da Bozzolo a Mantova e poi a Pieve di Coriano, ancora più lontano dal comprensorio, e ora appunto i problemi legati a Cremona. Tutte eccellenze perse o quasi. A prendere la parola sono stati Valentina Mozzi, Mario Daina e Pierluigi Pasotto, tutti e tre consiglieri di minoranza a Casalmaggiore. “Non siamo numeri, perché ogni numero è una storia e spesso una famiglia: fin dove dobbiamo spingerci per vedere garantito il nostro diritto alla salute? Tra un po’ toccherà arrivare fino a Milano per farci curare. Perché si favorisce sempre la sanità privata in Lombardia?” ha evidenziato Mozzi.
Da Daina e Pasotto anche l’invito ai cittadini a un gesto eclatante dal punto di vista fiscale e l’invito invece alla politica regionale a capire la geografia del comprensorio, andando oltre i confini provinciali. “Paghiamo le tasse – hanno detto – per finanziare dirigenti in Regione che ci tagliano i servizi. E’ una situazione kafkiana: se questo è il modello lombardo, guardiamo altrove. Questi dirigenti devono comprendere la nostra geografia, studiare la storia del nostro territorio, che ha rinunciato a tre ospedali per aprirne uno solo, e che faceva parte di una ASL interprovinciale. Siamo all’assurdo: chiediamo di essere rispettati come cittadini, perché non siamo di serie B”.
Intanto su Facebook qualcuno fa un parallelo ironico con Betlemme: “All’ospedale Oglio Po – si legge – non si nasce più. Stalle e fienili nel comprensorio non mancano, buoi nemmeno, gli asini non mancano mai (con tutto il rispetto possibile per gli animali). Ora come allora”.
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