Panguaneta verso i 60 anni, sempre a Sabbioneta: "Ecco perché siamo legati a questo territorio"
Tracciabilità, controllo qualità, la migliore tecnologia disponibile, un nuovo impianto, biomassa prodotta dalla scortecciatura per ricavare l’energia termica necessaria alla fabbrica. E ancora attenzione ai dettagli e ai tipi diversi di pioppi. GUARDA IL SERVIZIO TG DI CREMONA 1
SABBIONETA – Una storia aziendale, che nel 2020 compirà 60 anni di vita, legata strettamente a un territorio. E ad un comune, quello di Sabbioneta, patrimonio Unesco con le problematiche che questo può dare. Panguaneta però ha sempre cercato di mitigare l’impatto visivo e ambientale, riuscendoci e ottenendo riconoscimenti importanti in questa direzione, dando parecchio lavoro al comprensorio e al contempo crescendo in quantità e qualità.
L’Open Factory di Panguaneta, azienda che lavora il legno di pioppo per realizzare il compensato, confermando sin dalla materia prima il grande legame col fiume Po, ha visto il coinvolgimento dell’intera città di Sabbioneta con comune e Pro Loco e con l’apertura straordinaria dei monumenti, come conferma il sindaco Marco Pasquali. “E’ stata una festa per tutto il territorio, alla quale come comune non potevamo non partecipare: da qui la scelta assieme a Pro Loco di realizzare una vera e propria giornata itinerante, valorizzando le nostre bellezze”.
L’epopea di Panguaneta parte nel 1960 con Giuliano Azzi e Antonio Tenca, che sposano Luigina e Anna Rosa. Nicoletta e Mauro Azzi e Fulvia e Miriam Tenca sono coloro che oggi portano avanti l’azienda, passata ad uno step successivo, restando però sempre a Sabbioneta. Dai genitori ai figli, restando però sempre, anche dopo i molti riconoscimenti italiani ed europei ottenuti sul mercato, nel solco della tradizione e avvinghiati alle radici a partire dal nome. “Panguaneta era un villaggio vicino al Po, che venne inondato nel 1700 proprio dal fiume e di cui si perse la memoria. Ma 250 anni dopo sette soci hanno unito le forze per costruire l’azienda a Sabbioneta e le hanno dato questo nome” ricorda Mauro Azzi.
Tracciabilità, controllo qualità, la migliore tecnologia disponibile, un nuovo impianto attivo da qualche mese, biomassa prodotta dalla scortecciatura per ricavare l’energia termica necessaria alla fabbrica. E ancora, attenzione ai dettagli e ai tipi diversi di pioppi, passati da sfogliatura e pressatura, fino al prodotto finito: un percorso mostrato nei suoi vari passaggi durante le visite guidate al pubblico. E un mercato che guarda verso l’estero, ma tiene sempre presente il beneficio dell’ambiente in cui si vive.
Giovanni Gardani