6 e 7 novembre, sciopero dei benzinai contro il far west del settore
Gestori che continuano a pagare il conto salatissimo di comportamenti tanto illegali quanto ingiustificatamente tollerati che costringono oltre il 60% della categoria a vedersi imporre rapporti contrattuali
Mercoledì 6 e giovedì 7 novembre i benzinai incroceranno le braccia e si raduneranno a Roma per gridare la sofferenza della categoria, stritolata da illegalità, concorrenza sleale, pressione fiscale e burocrazia cui si aggiunge la totale indifferenza delle istituzioni.
Secondo stime attendibili e arrotondate per difetto, infatti, il fenomeno dell’illegalità nella distribuzione dei carburanti vale ogni anno decine di miliardi ed interessa una quota che si attesta attorno al 15% dell’intero mercato, che è di oltre 30 miliardi di litri erogati. Se si considera che 1000 litri valgono 300 euro di IVA e oltre 1000 € se si aggiungono le accise, è lampante l’enormità del gettito sottratto allo Stato e il giro di denaro in mano alle organizzazioni criminali, con riflessi devastanti sulla concorrenza e sulla qualità stessa dei prodotti immessi nei serbatoi di automobilisti ignari.
L’illegalità dilagante nel commercio di carburanti è stata generata dalle liberalizzazioni selvagge e dalla conseguente destrutturazione del mercato.
Da anni Figisc Confcommercio, in prima linea con le altre associazioni del settore, chiede una riforma complessiva del settore che argini decenni di far west. Come risposta, Governo ed Agenzia delle Entrate da una parte, e compagnie e retisti dall’altra, adottano provvedimenti disorganici, confusi, dall’applicabilità problematica per una rete di vendita non ammodernata e persino male manutenuta, scaricando interamente solo sui gestori responsabilità e costi che dovrebbero invece essere considerati “di sistema”.
Gestori che, oltre a ciò, continuano a pagare il conto salatissimo di comportamenti tanto illegali quanto ingiustificatamente tollerati che costringono oltre il 60% della categoria a vedersi imporre rapporti contrattuali in aperta violazione delle leggi vigenti e a subire, ancora nel 2019, l’imposizione di margini economici del 30% inferiori a quelli già riconosciuti nel 2011.
Di fronte a ciò, Figisc/Anisa Confcommercio, Faib Confesercenti, Fegica Cisl hanno deciso di proclamare uno sciopero generale degli impianti di rifornimento carburanti, sia sulla rete ordinaria che autostradale, per i giorni 6 e 7 novembre prossimi, con raduno a Roma sotto il Parlamento. Nel frattempo, in questi giorni si sono intensificati i contatti con il Governo, con l’audizione in Parlamento del Segretario Nazionale di Figisc Paolo Uniti e l’intervento del Vice Presidente Luca Squeri Nazionale alla Commissione Attività Produttive della Camera dei Deputati.
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