Debora Benvenuti e le opere di una visionaria. Dal 1° novembre in mostra in via Baldesio
Dal primo al 10 di novembre Debora Benvenuti sarà protagonista di una mostra al 5 di via Baldesio, nei locali della gelateria (inaugurazione avverrà il primo di novembre alle 18). 13 tavole (un numero non scelto a caso)
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CASALMAGGIORE – Le luci tagliate da un lembo di tenebre. La notte che in qualche angolo s’accende di luce. Un’anima inquieta e prorompente, debordante, quella di Debora Benvenuti, artista e designer casalasca. Un’anima, per dirla alla Cardarelli, in perpetuo volo.
Braccia tese al cielo e piedi nel fango, angeli e demoni. “Che tu venga dal cielo o dall’inferno, che importa” scrive Baudelaire in una delle sue più intense liriche, l’Inno alla Bellezza. Ed è la prima immagine che poi viene in mente quando ti racconta e si racconta, quando narra delle sue opere grafiche, realizzate con la penna ottica e con immagini che prendono forma. Un’artista con un estro del tutto particolare, unico nel suo genere. Glielo stanno riconoscendo anche in ambito lavorativo, ma di questo parleremo un’altra volta.
Uno spirito bipolare. Un bipolarismo interessante perché svela e al contempo nasconde un’emozione accennando al suo contrario. O a qualcosa che ne scalfisce lo scorrere. Può essere tutto Debora. La dolcezza delle ciambelle colorate e il sangue che corre, o il colpo di pistola. C’è un’intensità devastante nelle sue opere di grafica. Nulla è per caso. Ogni cosa ha, ai suoi occhi, una spiegazione ed ogni cosa, ha negli occhi di chi guarda l’effetto spiazzante di un gioco pericoloso per l’equilibrio interiore. Le immagini sono destinate ad imbrigliarsi dentro ai pensieri, a conficcarsi, schegge impazzite di vetro di bottiglia, da qualche parte per poi depositarsi. Spiazzano, ti fanno entrare dentro nell’anima di chi le ha fatte ma anche – e non è cosa da poco – nella tua. Dove scopri, depositati in qualche antro, al chiaro ed a volte nell’ombra, pezzi di quel puzzle che si compone.
Non pensate a schemi fissi, rimarreste delusi e non ne troverete “Anche sul lavoro sono così – ci spiega candidamente l’artista e designer casalasca – devo sempre andare fuori, uscire dagli schemi pur cercando di rimanerci dentro. E’ più forte di me”. L’essere al di là ed oltre fa parte proprio del genio dell’artista che guida e difficilmente può essere guidato. Che crea di suo, e difficilmente ricrea quello che gli altri vogliono. La si prende così com’è o si scappa a gambe levate, c’è poco da fare perché non c’è nulla di più destabilizzante che guardare una qualunque delle sue tavole facendo finta di niente. Mille sfaccettature, alle porte del paradiso o sull’orlo del precipizio. La normalità è una dote che non le appartiene.
Dal primo al 10 di novembre Debora Benvenuti sarà protagonista di una mostra al 5 di via Baldesio, nei locali della gelateria (inaugurazione avverrà il primo di novembre alle 18). 13 tavole (un numero non scelto a caso) che già dal titolo svela la particolare dote dell’artista. ‘Visioni’ è una raccolta di flash (incubi o sogni? Pensieri reconditi e sedimentati o solo brillamenti? Ma in fondo che importanza ha?) notturni a cui poi lei dà forma. Immagini visualizzate e realizzate. Un incrocio entropico dell’intrecciarsi di bene e male, di angeli e demoni, di gioia e supplizio, di dolcezza e disperazione.
C’è il peccato, c’è il veleno, c’è il pianto, la dolcezza delle immagini rassicuranti, c’è il bassoventre centro dell’universo incastonato in una cornice, il desiderio e la repulsione. C’è il serpente, l’artista e l’uomo. C’è l’occhio che guarda. Ci sono le linee dritte rassicuranti, i tagli obliqui, gli squarci ed il dolore. Il sangue. Ogni cosa ha un suo significato che non vi sveliamo, per non rovinarvi la sorpresa. Siete comunque avvertiti. Quel ‘nulla è fatto per caso’, se la visione della mostra sarà a cuore e mente aperta, vi squarcerà.
Debora sa mettersi (e sa metterci) a nudo. Cercherete pure voi quello che vi si impiglia. Resterete impregnati da quelle immagini di una Marlene Dietrich della tavoletta grafica tanto da ragionarci. E non sarà stato invano. Perché un po’ di quel dio e un po di quel satana in fondo è dentro a tutti noi. A volte ce ne dimentichiamo. E quella di Debora è un’opera necessaria. Non solo per lei, ma pure per chi nelle sue opere sarà in grado di riflettersi e di riflettere.
Nazzareno Condina