Salvini a Viadana, mezz'ora di comizio: "Il Governo a casa presto"
A cominciare dai numeri: erano attese 4mila persone, qualcuno dice che al massimo erano un migliaio, così come c’è chi - riprendendo il detto del bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto - parla di una piazza semivuota o, al contrario, quasi piena.
VIADANA – Capace di parlare al popolo, su questo ci sono pochi dubbi, Matteo Salvini – protagonista sabato sera a Viadana di mezz’ora di comizio in piazza Manzoni – si è confermato ancora una volta elemento “divisivo” della politica italiana. In poche parole: o si ama o si odia, difficile trovare vie di mezzo e restare indifferenti.
A cominciare dai numeri: erano attese 4mila persone, qualcuno dice che al massimo erano un migliaio, così come c’è chi – riprendendo il detto del bicchiere “mezzo pieno o mezzo vuoto” – parla di una piazza semivuota o, al contrario, quasi piena. Punti di vista, difficilmente “empirici” e più facilmente collegati all’idea politica di ciascuno. Insomma, impossibile mettere d’accordo tutti. E in effetti Salvini sembra non volere questo, a conferma del suo stile politico e del suo modo di rivolgersi al pubblico: il suo è stato un discorso all’attacco – ma non vi erano dubbi – che non ha risparmiato nessuno.
L’unico momento che ha probabilmente davvero strappato applausi bipartisan (ammesso che qualche “non leghista” fosse in piazza in quel momento) è stato il ricordo di Giovanni Cavatorta, sindaco di Viadana scomparso dopo una lunga malattia il 18 maggio scorso: proprio per onorare la memoria di Cavatorta, la Lega di Mantova aveva voluto spostare la festa provinciale del partito da Goito, dove solitamente viene realizzata, a Viadana.
Tornando al discorso di Salvini, sul palco assieme ad alcuni vertici provinciali del Carroccio, ad alcuni membri della giunta viadanese e a Nicola Cavatorta, fratello di Giovanni pronto a scendere in politica, gli attacchi al governo Conte-bis erano attesi, così come quelli all’ex ministro Danilo Toninelli (definito “incapace” dal leader leghista) e a Matteo Renzi. Quasi scontati i temi forti della politica di Salvini, forti anche perché capaci di attecchire tra la popolazione: la paura per il fenomeno dei migranti (“l’Italia grazie al Governo Conte-bis sta diventando un enorme campo profughi”) e l’attacco alla Chiesa, in particolare alla Conferenza Episcopale Italiana, che aveva detto che “chi vota Salvini non è cristiano”.
Infine una promessa che, per Salvini, sembra più che altro una speranza: “Il Governo non durerà e presto andremo al voto”. Subito dopo il discorso, mentre l’ordine pubblico è stato mantenuto senza grossi problemi (non ci sono state intemperanze né proteste di sorta né gesti clamorosi), Salvini si è prestato per i tradizionali selfie. E pure qui c’è chi scommette che, a fronte di mezz’ora di comizio, Salvini abbia speso almeno un’ora a fare foto con i fans. Nessuno ha calcolato cronometro alla mano, in realtà, ma basta il pensiero serpeggiante per confermare il dna “divisivo” del personaggio politico e dei discorsi (pardon, le polemiche) che sempre lo riguardano.
Giovanni Gardani