Daniela Poggi e l'Alzheimer: un monologo ad altissima intensità in teatro
A seguito del suggestivo ed emozionante monologo di Daniela Poggi è stata aperta una tavola rotonda sul tema. Al tavolo Isabella Salimbeni, geriatra e Direttore Sanitario della Fondazione Elisabetta Germani di Cingia
CASALMAGGIORE – In occasione della XXVI giornata mondiale dedicata alla demenza di Alzheimer e alle malattie neuro-degenerative, lo scorso sabato, nel teatro comunale di Casalmaggiore, Daniela Poggi, in un monologo di forte intensità, ha parlato di Alzheimer e di cosa comporta stare vicino a un proprio caro che soffre di questa terribile malattia, nel suo caso la madre.
L’attrice, accompagnata da due straordinari musicisti Giovanna Famulari e Massimo De Lorenzi e prendendo spunto da due grandi autori, Tahar Ben Jelloun e Simone de Beauvoir, nei quali ritrova la sua storia e la sua condizione di “Madre di sua Madre”, racconta dell’amore, della dedizione, delle paure e della sofferenza provati nell’accudire una mamma che mamma più non è, prigioniera ormai di questa terribile malattia.
Gli anziani spesso sono abbandonati al loro destino da figli che dimenticano che quel corpo e quella mente non più riconoscibili, sono stati un tempo la loro madre o il loro padre, altre volte vengono sopportati solo per dovere oppure, e per fortuna, capita che vengono amati oltre misura diventando “figli dei loro figli”. Ed è su questo ultimo aspetto che si incentra la pièce.
Daniela Poggi racconta, il peso del distacco dalla vita, la paura e l’attesa inesorabile di ciò che sarà, lo sconvolgimento della mente quando le cellule degenerano e il malato non ricorda, non ti riconosce, è aggressivo e quasi si trasfigura in un altro da sé. E l’angoscia sale insieme alla pietà alimentando l’amore che da sempre le lega. Ed ecco che i ruoli si invertono, la madre, che fu madre prima, diventa figlia poi perché lo scambio dei ruoli è l’unica possibilità per mantenere saldo il legame genitore/figlio. Ma come ritrovare la madre che era, dove incontrarla di nuovo? Nei ricordi.
Il monologo spazia nella sfera dei ricordi dove, quasi per magia, riappare sua madre come era: bella, innamorata del suo uomo, intelligente, dolce, sensibile, ma anche severa e autorevole ma che oggi è diventata “una cosetta dalla memoria vacillante”. Nei ricordi madre e figlia tornano ad essere ciò che erano e Daniela stringendole le mani e abbracciandola avverte che anche sua madre, in quel momento è là con lei, in un passato che diventa un per sempre.
Sul palco solo l’attrice, i musicisti, un violoncello, un pianoforte, una chitarra e… la musica, essa stessa protagonista sulle note di Bach, Puccini, Vivaldi e Debussy proietta lo spettatore, con la complicità del gioco di luci, nel prima e nel dopo, nella fatica del vissuto quotidiano e nella serenità del ricordo. Lo spettacolo si chiude con una dolcissima ninna nanna che diventa un inno alla vita e all’amore.
La dedizione di una figlia per la madre vecchia, inferma e partita per un altro mondo, chiude e riapre il ciclo della vita in un continuo alternarsi e scambio di ruoli che ci vede prima figlie, poi madri dei nostri figli, successivamente madri delle nostre madri ….. in attesa di diventare a nostra volta figlie dei nostri figli.
A seguito del suggestivo ed emozionante monologo di Daniela Poggi è stata aperta una tavola rotonda sul tema. Al tavolo Isabella Salimbeni, geriatra e Direttore Sanitario della Fondazione Elisabetta Germani di Cingia de’ Botti nonché Responsabile del Nucleo Alzheimer della Fondazione, ha parlato della malattia in termini medici, di sintomatologia, terapia e cura, ma anche di prevenzione, e naturalmente di epidemiologia, dando anche alcuni dati numerici sulla diffusione della malattia, Roberto Amico, psicologo e psicoterapeuta, dal 2001 lavora con queste qualifiche presso la Fondazione Busi di Casalmaggiore. Si occupa anche di formazione ed è, dal 2005, socio del Gruppo Anchise di Milano, associazione per la ricerca, per la formazione e per la cura di anziani fragili attraverso il metodo dell’Approccio Capacitante. Durante il suo intervento ha posto l’attenzione in particolar modo al tema della perdita della memoria, dell’incapacità del malato di Alzheimer di riconoscere anche le persone più prossime e del significato di identità, infine Christian Pozzi, terapista occupazionale presso la Fondazione Germani, anche lui formatore e professore universitario in fisioterapia, terapia occupazionale e cure infermieristiche. Il suo lavoro consiste nel recuperare le attività personali significative delle persone con disabilità motorie e/o cognitive.
Con un intervento molto particolare, che trae spunto dalla sua vicenda personale, corredato anche da immagini tratte dal suo passato famigliare, il Dott. Pozzi ha proseguito sul tema dell’identità, attraverso la narrazione della malattia della nonna mondina, affetta da demenza vascolare.
La giornata mondiale dedicata all’Alzheimer et similia, è stata istituita nel 1994 dall’OMS (organizzazione mondiale della sanità) e dall’ADI (Alzheimer Disease International) con l’obbiettivo di informare e sensibilizzare l’opinione pubblica su questa malattia.
La Fondazione Elisabetta Germani di Cingia de’ Botti, in occasione di questa importante ricorrenza, ha organizzato una serie di eventi sul territorio allo scopo di aumentare la consapevolezza, fare chiarezza e ridurre lo stigma al fine di migliorare la qualità della vita ed implementare le strategie e gli interventi per l’ appropriatezza delle cure. Obiettivi che del resto quotidianamente la Fondazione, con la sua équipe sanitario-assistenziale, si prefigge di raggiungere, prendendosi cura delle persone più fragili e vulnerabili, sia in regime residenziale che semi residenziale ed ambulatoriale.
La serata, organizzata da Isabella Salimbeni a sua volta coadiuvata dalla sua equipe sanitaria, dalla Direzione Generale, dal Consiglio di Amministrazione e da Arianna Novelli nelle vesti di presentatrice e moderatrice, è stata un contributo importante per meglio comprendere e un elevato momento artistico al tempo stesso.
Giovanna Anversa