Cronaca

Roghi tra Torricella e Motta, forte il sospetto del dolo. Sei i mezzi impegnati ieri

Mentre i suoi colleghi erano impegnati nello spegnimento del primo secondo incendio, cento metri più indietro un uomo dei numerosi vigili del fuoco sul posto, ha effettuato un sopralluogo nell'area dell'incendio

TORRICELLA DEL PIZZO – MOTTA BALUFFI – Sei mezzi dei vigili del fuoco solo ieri pomeriggio, due interventi nel giro di 12 ore. La modalità è quella solita. “20 giorni fa era toccato a me – ci racconta un agricoltore – ho perso la paglia accatastata. E’ venuto a casa un vicino a dirmi che c’era il fuoco. 15 giorni fa un mio vicino. C’è qualcuno che si diverte”.

Scherzosamente – ma poi neppure più di tanto – il tratto di campagna che va da Torricella del Pizzo a Motta Baluffi lo chiama ‘il triangolo delle Bermude’ anche se di Caraibico, questa landa assolata di campagna ha bel poco. Basta percorrere la strada bassa per San Daniele Po, la SP 85, sino a Motta per rendersi conto che quello dei roghi è un problema piuttosto serio. Al ciglio della strada chiazze nere tra in giallo dell’erba secca e il marrone chiaro della terra. Ce n’è più d’una.

Dalla sterrata che conduce ai due incendi in 12 ore – un centinaio di metri di distanza l’uno dall’altro – bisogna addentrarsi bene nella campagna. Impossibile, almeno in questi due casi, che sia qualcuno che non conosce l’area. Sabato sera era stato il turno di un appezzamento incolto in cui crescono arbusti con già almeno tre anni sulle spalle. Ieri nel pomeriggio l’incendio ha riguardato un campo incolto lasciato a riposo. Le fiamme si sono subito propagate in più punti.

Sei mezzi ed alcune ore per spegnere completamente tutto, una situazione che preoccupa soprattutto chi ha i campi. “Un tempo – ci spiega l’agricoltore – c’era sempre gente in campagna, ora con i mezzi meccanici ne vedi poca in giro. Qui c’è qualcuno che si diverte, e secondo me non è solo”. Sulla sterrata passa un mezzo dei carabinieri che sta effettuando controlli. La sterrata dalla SP 85 collega la provinciale a Scandolara Ravara. Ma è un dedalo di strade laterali strette, di campi di granturco, piccole vigne ed appezzamenti lasciati a riposo. Bisogna conoscere la zona per addentrarsi. Bisogna sapere dove si va perché il rischio, per chi non la conosce, è quello di restare imbottigliato, o non avere vie di fuga.

Il piromane (o i piromani) conoscono bene l’area. Sanno che se entri da una parte poi puoi disperderti nell’altra direzione recuperando la strada da un’altra parte. Non devi tornare indietro col rischio di incontrare qualcuno. Ancor più semplice per i roghi in strada. Un innesco e poi via. In genere l’orario scelto è quello poco prima dell’imbrunire, il rogo di ieri è anomalo rispetto agli altri.

Mentre i suoi colleghi erano impegnati nello spegnimento del primo secondo incendio, cento metri più indietro un uomo dei numerosi vigili del fuoco sul posto, ha effettuato un sopralluogo nell’area dell’incendio della sera precedente alla ricerca di qualche prova.

Un incendio può essere pure frutto della casualità. Due, nel giro di 12 ore, a cento metri di distanza l’uno dal’altro (poca per pensare al caso e troppa per pensare ad una prosecuzione di quello della sera prima) no. Secondo la casistica solo l’1% dei roghi in generale è il frutto di autocombustione, due in poco tempo nella stessa area (peraltro la prima delle aree discretamente ombreggiata) non possono essere frutto del caso.

“Prima o poi lo prenderanno” si era lasciato sfuggire un vigile del fuoco in un intervento di qualche tempo fa nella stessa area. Il sospetto del dolo è forte. E pure quello che vi sia qualcuno che si diverta ad appiccare fuochi. La speranza è che prima o poi – se realmente di dolo si tratta – anche l’amante del fuoco faccia un passo falso.

L’area è presidiata per quel che si può. Impossibile pensare di vegliare su tutte le sterrate che si aprono nella vasta distesa di coltivazioni da Torricella a Motta Baluffi. Ma ci si prova.

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